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giovedì 29 marzo 2018

Ready player one

Sono emozionato. Probabilmente questo è il primo post in assoluto di un film appena uscito nelle sale cinematografiche. Non sono abitutato, devo stare attento agli spoiler. Andiamo alla trama, senza rivelare troppo.
Siamo nel 2045, il pianeta Terra è devastato da inquinamento e sovrappopolazione e la maggior parte degli esseri umani sopravvivono come possono, spesso in grandi baraccopoli costruite in verticale ai margini delle città. C'è però una via di fuga a questo mondo decadente: Oasis. Oasis è una realtà virtuale cui accedono praticamente tutti gli abitanti del pianeta in cui ognuno può essere chi vuole e come vuole e può svolgere la propria vita all'interno di Oasis per divertimento o per lavoro facendo praticamente ogni cosa che possa essere immaginata. Oasis è penetrato nella vita quotidiana di tutti al punto da esserne diventato più importante. La realtà vera è diventata solamente necessaria per espletare le funzioni fisiologiche del corpo umano, mangiare o dormire, ma è ciò che avviene nella realtà virtuale a essere veramene importante.
Per ora niente spoiler, tutto questo viene raccontato dal protagonista Wade (Parzival è il nome del suo avatar in Oasis) nei primi minuti della pellicola.
Il creatore di Oasis, James Halliday, è morto e ha lanciato all'interno della sua creatura una sfida, il "Gioco di Anorak", nel quale tutti gli utenti del mondo possono partecipare e cercare di recuperare le tre chiavi nascoste all'interno di Oasis stesso che permetteranno di accedere a un easter egg che farà ereditare la proprietà della realtà virtuale al vincitore. In gara, oltre a Parzival e al suo migliore amico Aech (un utente il cui avatar corrisponde a un omone parzialmente robotico che Parzival conosce solo su Oasis), partecipano anche decine di altri utenti, fra cui la bella e misteriosa Art3mis e i giocatori ingaggiati dalla spietata multinazionale IOI, che vuole prendere il controllo di Oasis per sfruttare la realtà virtuale a fini commerciali.
Da qui si dipana la caccia alle tre chiavi con gare impossibili, combattimenti, scontri, fughe, tranelli, enigmi e quant'altro la geniale mente di Halliday abbia immaginato. Per superare le prove non basta essere abili nei videogiochi, ma è indispensabile studiare la vita dello stesso Halliday e capire il messaggio che ha voluto lasciare al mondo degli utenti di Oasis tramite il Gioco di Anorak.
Basta, qui mi fermo, altrimenti poi gli spoiler diventano inevitabili.
E' stato un piacere rivedere Spielberg all'opera su un soggetto di fantascienza, il genere cinematografico col quale il regista di Cincinnati ha sempre avuto un rapporto particolare. Direi che la sua ultima opera nel campo della fantascienza sia stata La guerra dei mondi, risalente a 13 anni fa. Ready player one, in particolare è tratto da un romanzo omonimo scritto da Ernest Cline nel 2010 ed è stato sceneggiato dalla stesso Ernest Cline e da Zak Penn (Last Action Hero, X-Men 2, X-Men - Conflitto finale, L'incredibile Hulk, The Avengers e la serie TV Alphas fra i suoi precedenti lavori).
Ready player one, pur trattando il tema della realtà virtuale e dell'alienazione dalla realtà data dalle attuali tecnologie, è un film (e così anche il romanzo) che attinge a piene mani dalla cultura videoludica e non degli anni ottanta (non a caso Ernest Cline è nato nel 1972) tanto da avermi fatto pensare, a più riprese, di essere una pellicola pensata per nerd di 40-50 anni, che hanno potuto rivedere sullo schermo i tanti miti dell'infanzia e dell'adolescenza. Ready player one, infatti, è talmente ricco e saturo di citazioni, rimandi o riferimenti ad altre opere, film, videogiochi, dischi, ecc. da far girare la testa se le si vogliono trovare tutte e, probabilmente, da necessitare una seconda o una terza visione per raggiungere tale obiettivo. Un po' come l'impresa dello stesso Wade/Parzival all'interno del film stesso alla ricerca delle chiavi e dell'easter egg finale. Possiamo vedere Gundam che combatte contro Mechagodzilla, i personaggi che si barcamenano all'interno dell'hotel di Shining, i primi videogiochi dai pixel giganti e tante altre grande o piccole citazioni.
Un po' favola, anzi, molto favola, un po' film d'azione con abusi di effetti speciali digitali (e non potrebbe essere diversamente dato che buona parte delle pellicola si svolge in una realtà virtuale!), un po' film che vuole a suo modo giudicare il nostro mondo e il nostro rapporto con la tecnologia (che poi l'analisi del nostro mondo è quasi sempre alla base di molti film di fantascienza). Senza esagerare, però, su quest'ultimo aspetto, perché, sì, l'abuso di tecnologia e l'alienazione dalla realtà sono deprecabili, ma mica vorremo fermare il mercato globale no? E, infatti, se da un lato si capisce che Oasis ha travalicato anche quelle che erano le aspettative del suo creatore, generando qualcosa che, velatamente, ci viene proposto come negativo, tutta la pellicola è comunque proposta in modo da far desiderare allo spettatore di poter accedere a Oasis e alle sua fantastiche possibilità!
Ecco, forse proprio questo è il difetto principale del film. Se da un lato Spielberg ci vuole ammonire sui rischi della realtà virtuale, dall'altro cerca con tutti i mezzi di affascinarci con la sua realtà virtuale e quindi il messaggio chiaramente voluto risulta appannato e annacquato. Ed è sempre su questo tema che il film rallenta la sua spinta. Nel romanzo, che non ho letto, Wade è un ragazzo nerd e sovrappeso, maniaco dei videogiochi e della cultura/sottocultura degli anni ottanta che ha modo di riscattarsi all'interno di Oasis. Nel film, invece, Wade è interpretato da Tye Sheridan, attore che si allontana parecchio dalla figura del nerd sfigato ideata per la carta stampata.

QUI C'E' UNO SPOILER, SALTATE QUALCHE RIGA SE NON AVETE VISTO IL FILM

Anche per Art3mis Spielberg, Penn e Cline fanno un po' i furbi (ma non so come venga gestito il personaggio nel romanzo). Wade/Parzival s'innamora di Art3mis all'interno di Oasis senz'aver idea di chi sia e come sia nella realtà. Aech cerca anche di metterlo in guardia, perché Art3mis potrebbe essere nella realtà non una bella ragazza come il suo avatar, ma un maschio ciccione. E invece Art3mis è Samantha, interpretata dalla bella Olivia Cooke. Samantha presenta una voglia attorno all'occhio destro della quale si vergogna e che ovviamente non ha il suo avatar, ma che a tutti gli effetti non le deturpa affatto il viso, considerando per di più che ci troviamo in un mondo con gente che porta tatuaggi ovunque, viso compreso.
La pellicola, quindi, tende a scegliere alla fine la strada più facile fra tutte quelle possibili.

FINE SPOILER, PUO' RIPRENDERE LA LETTURA ANCHE CHI NON HA VISTO IL FILM

Per concludere, posto che col materiale a disposizione si poteva anche produrre tutt'altro tipo di film, che immagino non fosse minimamente nelle intenzioni dei produttori e che sicuramente sarebbe stato ben più impegnativo e meno favoleggiante, Ready player one risulta un'ottima pellicola d'intrattenimento, che non manca di fare anche pensare, pur senza indurci a pensare troppo e che cattura l'interesse dello spettatore per tutti i suoi 140 minuti di proiezione.

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