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martedì 2 febbraio 2021

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose


Chi è che conosce la storia dell'Isola delle Rose?
Qua in Romagna è abbastanza celebre. O almeno è stata celebre in passato, dato che si parla di eventi della fine degli anni sessanta. 
L'isola della Rose nacque dal lavoro folle e visionario dell'ingegnere bolognese Giorgio Rosa che riuscì a costruire una piattaforma al largo di Rimini, al di fuori delle acque territoriali e tentò di farla diventare una micronazione, creando un vero e proprio caso mondiale, che finì col fallimento dell'impresa e la distruzione dell'isola artificiale, che tuttavia resiste ancora in fondo al mare.
Questa è la storia. 
Da qui Walter Veltroni ne ha tratto un libro, romanzando un po' i fatti storici e dal libro è stato a sua volta tratto questo film.
Ma veniamo, brevemente, alla trama. 
Giorgio Rosa (il bravo Elio Germano) è un brillante giovane ingegnere, nonché inventore, che non ha ancora trovato il suo posto del mondo. Con le sue brillanti idee elabora continuamente nuovi improbabili progetti che, immancabilmente, per quanto geniali, falliscono. Come l'automobile, che lui si è costruito in casa e che è perfettamente funzionante. Ma che non è omologata ed è priva di targa e, pertanto, non può essere utilizzata su strada, ma che Giorgio, perché non si sofferma su certe "inezie", pretende di usare ugualmente, finendo nei guai e inguaiando anche l'ex fidanzata Gabriella (Matilda De Angelis).
Dato che non esiste un mondo adatto a Giorgio, come gli fa notare Gabriella, l'ingegnere bolognese decide di crearne uno suo. Con l'aiuto di Maurizio Orlandini (Leonardo Lidi), un vecchio e ricco amico con un debole per l'alcol, inventa un metodo geniale ed economico per costruire e installare i pali della piattaforma e così il sogno inizia a diventare realtà. Il primo abitante dell'isola sarà l naufrago Piero Bernardini (Alberto Astorri), poi sarà la volta di W. R. Neumann (Tom Wlaschiha), un disertore tedesco diventato apolide e organizzatore di eventi nella riviera romagnola e per ultima Franca (Violetta Zironi) una ragazzina rimasta incinta che potrà così dare la luce al primo cittadino nato nell'Isola delle Rose.
L'isola artificiale diventa una meta turistica affollatissima e si dota di un Governo, una moneta, dei francobolli, una lingua (l'esperanto) e tenta, addirittura, diventare uno stato indipendente e riconosciuto. Ma questo sarebbe un precedente pericoloso e inaccettabile per il Governo italiano.
E qui mi fermo, perché doveva essere un riassunto breve della trama, ma mi sto dilungando.
La storia dell'Isole delle Rose, quella vera, è già di suo una storia bizzarra. All'inizio fu considerato un espediente per ottenere vantaggi di tipo commerciale o finanziario, ma recentemente si è scoperto il valore visionario e utopistico che stava dietro tutto il progetto. Ed è proprio questo aspetto che è stato esplorato e trattato dal romanzo di Walter Veltroni e dal film di Sydney Sibilia. Poi, certo, la versione romanzata da Veltroni e messa in scena da Sibilia è certamente più avvincente, ma nulla toglie alla vera e folle impresa di Giorgio Rosa. Talmente folle e improbabile che, nel film, è impossibile non empatizzare per lui e sperare che alla fine ce la faccia, anche se sappiamo per certo come sia andata a finire, trattandosi di un fatto storico.
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose non narra però solamente una ricostruzione romanzata di un folle e sfrontato fatto storico, ma calca la mano su quel desiderio di libertà che tutti abbiamo. Un desiderio di rompere le regole e uscire dagli schemi di un mondo che ci circonda e che spesso tende a diventare troppo rigido e non in grado di comprendere ciò che siamo e ciò che vogliamo. Giorgio non trova un posto adatto a lui, perché probabilmente non esiste al mondo un luogo adatto a lui e quindi decide di costruirselo da solo questo luogo, esattamente come vuole che sia. Ma è ovvio che i sogni, alla fine non possano diventare realtà, a meno che non ci troviamo in una favola. E per quanto romanzato, L'incredibile storia dell'isola delle rose non vuole essere una favola.
Bravissimo Elio Germano, ma non lo conosciamo certo oggi e bravi anche tutti i comprimari. Sia l'ormai lanciatissima Matilda De Angelis, il cui personaggio, Gabriella, è alla fine il vero motore della trama e tutti gli altri, soprattutto, Tom Wlashiha e Leonardo Lidi, i cui personaggi, seppur minori rispetto a Giorgio, rendono particolarmente bene. Emergono meno gli altri due, Alberto Astorri e Violetta Zironi, forse perché i loro personaggi risultano più marginali all'interno della trama. Molto in parte anche Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti nella parte dei politici Franco Restivo e Giovanni Leone.
Un film che riesce a essere nello stesso tempo serio e leggero, impegnato e divertente.

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