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martedì 25 aprile 2023

The OA - Parte II

 

L'avevo scritto, vero, nella recensione della prima parte, che The OA è una serie indefinibile, quando non propriamente bizzarra?

Se la prima parte può esservi effettivamente sembrata bizzarra, è perché non avete ancora visto la seconda parte. Perché se The OA fosse una serie normale, potremmo dire tranquillamente che nella seconda serie sbrocca decisamente. Sbrocca, perché viene da chiedersi dai, cos'è questa roba? Però se la guardiamo sapendo che qua la trama è stata scritta senza porsi troppi limiti e vincoli, senza esigenze commerciali, al punto da chiedersi come abbia fatto Netflix a produrla, allora sì, sbrocca, ma è uno sbroccare voluto, perché quello che abbiamo visto nella prima stagione era solo un prologo del delirio che sarebbe arrivato poi. E infatti la serie non è divisa in stagioni, ma in parti.

Anche questa volta sto tergiversando, come qualcuno si sarà accorto, perché ancora più rispetto la prima parte, raccontare qualcosa della trama è veramente difficile!

Se siete arrivati a questa recensione significa che avete visto la prima parte, ma vi consiglio di vedere anche la seconda parte prima di procedere nella lettura!

Ormai lo possiamo scrivere, se alla fine della prima parte c'era il dubbio che i movimenti funzionassero e la storia raccontata da Prairie fosse vera o una sua invenzione, adesso di dubbi non ce ne sono più. Praire si è spostata in un'altra dimensione alternativa alla nostra. Ovvero si è spostata la sua coscienza nel corpo di un'altra Prairie. Anzi, si è spostata nel corpo di Nina Azarova, perché in questa dimensione, quasi uguale alla nostra, la ragazza non è mai stata adottata e conserva ancora i suoi nome e cognome russi. Arrivata nella nuova dimensione, che ha qualche altra differenza rispetto a quella di partenza, ovviamente Prairie/PA/Nina inizia a cercare Homer. Solo che in questa dimensione Homer è uno specializzando di una clinica psichiatrica dove Nina finisce ricoverata a causa dei suoi comportamenti bizzarri al risveglio. In questa dimensione, infatti, dal punto di vista di chi ci vive, all'improvviso Nina Azarova si ritrova con un personalità diversa! Nella stessa clinica, però, ci sono, come pazienti, anche Rachel, Scott e Renata che, al contrario di Homer, sembrano riconoscerla. Non solo! Il direttore della clinica è... vabbè, dai...

Ecco, sarebbe così se fosse semplice.

In realtà quei disgraziati di Zal Batmanglij e Brit Marling, sceneggiatori di tutti gli episodi, il primo anche regista e la seconda anche attrice protagonista, hanno ben pensato di mischiare ulteriormente le carte in tavola. Perché la prima puntata della seconda parte/stagione non inizia con Prairie che si risveglia nella nuova dimensione, tutt'altro! Il primo episodio parte con una storia nuova di zecca. C'è questo investigatore privato, Karim Washington, che assume l'incarico di ritrovare la nipote scomparsa, Michelle, di un'anziana vietnamita. Pare che la ragazza, che si era rifugiata in una misteriosa casa abbandonata, stesse giocando a un complesso puzzle game online con quale ha guadagnato parecchi soldi. Un puzzle game nel quale sono caduti molti altri ragazzi, alcuni dei quali ci hanno anche perso la testa, che di livello in livello porta non si sa dove, ma che sembra servive come reclutamento per un misterioso e segreto esperimento di registrazione di sogni.

Ecco, se nella prima parte veniva da dire che erano stati inseriti abbastanza elementi di farne parecchie di serie, non sono una, già dalla prima puntata della seconda appare evidente che questa cosa si amplii ulteriormente. Poi la trama di Karim e la trama di Prairie/PA/Nina a un certo punto convergeranno in una trama unica, ma... tranquilli, le cose non diventaranno certo più semplici. Anzi, le bizzarrie diventeranno sempre di più, tanto che, come scrivevo all'inizio, la serie decisamente sbrocca.

E non dimentichiamoci dei ragazzi della dimensione originaria: Steve, Jesse, Alfonso, Buck Vu, Angie e la professoressa Betty. La terza e la sesta puntata sono interamente dedicate a loro. E anche qua accadranno cose bizzarre, anche se è nella nuova dimensione dove è finita Prairie/PA/Nina che si toccano le principali vette. Al punto da non capire più se ci si trova a guardare l'opera scritta da un genio (da due geni, Zal e Brit) o se si è caduti nel ridicolo. Di sicuro a Batmanglij e Marling non manca il coraggio.

Ecco, di coraggio Batmanglij e Marling forse ne hanno avuto troppo.

Se la prima parte era una serie molto particolare, narrata fra l'altro su due livelli temporali, il presente e il passato, raccontato dalla stessa protagonista nel presente, una storia particolare soprattutto per quanto riguarda l'approccio più o meno fantascientifico alle esperienze premorte cui era dedicata tutta la parte del passato, nella seconda parte i due autori sono andati ben oltre. La trama è stata ulteriormente complicata, ma le bizzarrie si sono ingigantite (con l'apoteosi del polpo gigante, che non descrivo, perché lo dovete vedere) al punto da rendere la serie completamente fuori dagli schemi. E se vogliamo il finale, che si ferma con un clamoroso cliffhanger, è ancora più assurdo di tutto quello che abbiamo visto in tutta questa seconda parte.

Ecco, all'inizio del post mi chiedevo come avesse fatto Netflix a finanziare la seconda parte. Sinceramente non so quali siano stati gli ascolti, ma una cosa è certa, Batmanglij e Marling sono andati troppo oltre, al punto che Netflix ha deciso di non finanziare la terza parte. Cosa che è un male, dato che nelle previsioni dei due autori le parti avrebbero dovuto essere cinque. E non mi immagino dovre avrebbero potutto arrivare, dato quello che sono riusciti a scrivere nella seconda parte. E anche quelli di Netflix non devono essere riusciti a immaginarlo e quindi hanno deciso di non sfidare ulteriormente la fortuna.

Peccato, perché al netto di qualche esagerazione di troppo e di qualche buco logico/imprecisione di trama che forse si potevano correggere anche facilmente, alla fine The OA si rivela a modo suo una serie avvincente che spinge lo spettatore a cercare di capire dove vorranno arrivare i due autori. Nonché The OA si rivela un prodotto in grado di stupire, cosa che al giorno d'oggi non è poi così scontata.

In rete circolano voci in merito alla possibilità che la terza parte venga alla prodotta, anche se potrebbe non essere Netflix a farlo, ma non ho modo di capire se si tratti di voci fantasiose o se dietro ci sia qualcosa di reale. Fra la prima parte e la seconda sono trascorsi ben tre anni. Oggi dalla seconda ne sono trascorsi quattro e più passa il tempo, meno probabilità di saranno di sapere come andranno a finire le vicende di Praire, Homer, Steve e gli altri personaggi.

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