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martedì 24 gennaio 2017

Captain Fantastic

Per la seconda volta da quando ho aperto il blog riesco a commentare un film che si trova ancora nelle sale, anche se, per la verità, Captain Fantastic di Matt Ross è uscito in Italia già in dicembre e io sono riuscito a vederlo solo perché ancora proiettato in un piccolo cinema di provincia.
Ma andiamo subito alla storia.
Protagonisti assoluti del film sono Ben Cash (Viggo Mortensen) e la sua strampalata e alternativa famiglia di 6 figli che Ben, insieme alla moglie, ha deciso di far crescere al di fuori della cività, guidati solo dall'ideologia e in contrasto col capitalismo sfrenato che devasta il mondo. La famiglia Cash vive, infatti, in un bosco del nord-ovest degli Stati Uniti, senza comodità e completamente a contatto con la natura, dove si mangia solo ciò che si coltiva o si riesce a cacciare. Ma l'estremismo di Ben non finisce qui.

I figli, che hanno tutti un nome inventato da Ben e da sua moglie Leslie, in modo da essere unici, seguono anche un allenamento fisico estremo, per essere forti, resistenti e pronti a tutto, hanno una preparazione culturale elevatissima, tanto da parlare sei lingue e leggere e discutere di filosofia e perseguono ideali anarco-marxisti e anticapitalisti. Ad esempio non festeggiano il Natale, ma si scambiano doni in occasione del compleanno del linguista filosofo e anarchico Noam Chompsky (ma che festeggiano il giorno che pare a loro!) e trascorrono le serate davanti al fuoco a leggere, discutere, suonare e ballare.
Ma le cose non vanno per il meglio. Leslie, dopo la nascita del primo figlio Bodevan, ottimamente interpretato da George MacKay, ha iniziato a soffrire di disturbo bipolare. Da alcuni mesi, prima dell'inizio del film, è stata ricoverata in una clinica e finisce per suicidarsi.
E così termina il prologo e inizia il film, che si trasforma in un road movie, con l'alternativa famiglia Cash che, intenzionata a partecipare al funerale di Leslie e a bordo di un piccolo autobus trasformato in camper, affronta un viaggio dentro la tanto rifiutata società. Il tutto contro il volere del padre di Leslie, Jack (Frank Langella, sempre ottimo), il quale ritiene Ben responsabile per ciò che è accaduto alla figlia.
Il viaggio si rivelerà più difficile del previsto, perché per quanto i figli di Cash siano sorretti da ideali difficilmente discutibili, verranno a conoscenza di un mondo che va da un'altra parte. E non mancheranno le frizioni fra il padre e i figli.
Molti hanno definito Captain Fantastic un film hippie. In realtà ciò che Ben mette in piedi nel film non è semplicemente una società hippie, anche se a tratti lo potrebbe sembrare. Ad esempio la preparazione fisica cui sono sottoposti i figli fa pensare più alle pratiche spartane che a una società ideale hippie. Così come la preparazione culturale dei ragazzi verso un idealismo di stampo anarco-marxista è molto più spinta di quella della cultura hippie.
Captain Fantastic è una piccola produzione che è comunque riuscita ad avere un certo risalto, granze anche alla cassa di risonanza fatta dai molti commenti positivi apparsi sui vari media. Il film si presta a varie chiavi di lettura e non sono mancate le critiche negative, soprattutto al finale nel quale, in un qualche modo, tutto sembra sistemarsi.
Io credo che Matt Ross, famoso più che altro come attore, dato che prima di Captain Fantastic aveva diretto solo due cortometraggi e un film breve, abbia messo in piedi una storia che analizza nel profondo l'essere genitori. Certo, non tutti i genitori sono come Ben. Non tutti hanno delle idee estremiste come le sue, né sono disposti a metterle in pratica con mezzi così estremi. Ma la maggior parte dei genitori ha le stesse motivazioni. Non vogliamo, tutti noi genitori, che i nostri figli abbiano il meglio? Non vogliamo fare il massimo possibile per loro per prepararli al meglio alla vita? Solo che quello che noi facciamo per loro a volte si scontra con la realtà e anche con i loro stessi desideri. Ecco ciò che viene descritto, magari tramite un canale originale, da Captain Fantastic. Perché Ben ha investito tutto per crescere i figli secondo i propri ideali, ma i suoi figli dovranno prima o poi fare i conti col mondo. "Mi hai trasformato in un mostro. Io non so nulla che non sia scritto in un cazzo di libro" dice Bodevan a Ben durante una discussione.
Io trovo il finale perfetto per questo film. Perché è vero che tutto si mette a posto, ma è anche vero che Ben deve rivedere completamente le sue scelte, rimanendo però fedele ai suoi obiettivi. Capisce di aver sbagliato strategia e la cambia, perché il contatto con la società si rivela a tratti drammatico per i figli, ma la sua idea di educazione alternativa alla fine non perde.
Qualche parola anche sugli interpreti.
Ritengo il gigantesco Viggo Mortensen già da tempo uno dei migliori attori in circolazione e questa pellicola non fa che confermare le mie impressioni. Il suo personaggio più famoso è e resterà sempre l'Aragorn del Signore degli Anelli che l'ha reso celebre in tutto il mondo, ma credo che il personaggio che più gli si addice sia proprio quest'alternativo Ben Cash, che beneficia in maniera incredibile della fisicità di Mortensen. Ma un plauso va anche ai ragazzi, che, forse per merito del regista e anche dello stesso Mortensen, risultano un gruppo affiatato e credibile.
Non si può che chiudere con una delle tante citazioni del film.
Potere al popolo. Abbasso il sistema.

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