Pagine

martedì 24 gennaio 2017

The mist

Frank Daraborn è un regista e sceneggiatore che deve amare molto Stephen King. Nella sua carriera ha diretto quattro film, un cortometraggio e un film per la TV. Tre dei suoi film sono tratti da romanzi di Stephen King. E che film! Prima di dirigere The mist è diventato infatti noto per aver diretto Le ali della libertà e Il miglio verde. Poi dopo aver diretto nel 2001 il suo primo film non tratto da opere di King, The Majestic, ha avuto un lungo periodo di pausa dalla regia, per poi tornare nel 2007 con The mist.
La trama, se vogliamo, è piuttosto semplice. Siamo negli Stati Uniti, in una piccola cittadina del Maine (come spesso succede con King). Dopo una notte di furiosa tempesta, gli abitanti si risvegliano dovendo fare i conti con i danni e con l'assenza di corrente elettrica e telecomunicazioni.

Il protagonista, David Drayton, interpretato da un buon Thomas Jane (che curiosamente nel 2003 era stato protagonista del film L'acchiappasogni, tratto anch'esso da un romanzo di King) saluta la moglie e si reca in centro col piccolo figlio Billy e con l'odiato vicino di casa Brent Norton che ha avuto l'auto danneggiata da un albero. Mentre David e Brent sono in un supermercato in cerca di provviste, così come molti altri concittadini, arriva Dan il quale, sporco di sangue, dichiara che nella nebbia c'è qualcosa di aggressivo e che ha preso e ucciso un suo amico. Tutti coloro che si trovano nel supermercato non possono far altro che, spaventati, chiudersi dentro per ripararsi dall'arrivo della strana nebbia.

Si scoprirà che nella nebbia ci sono delle mostruose e letali creature (non è uno spoiler, lo si capisce anche dal trailer e dalla locandina!) e la minaccia si rivelerà terribile per la cittadina e, forse, per il mondo intero.
Il film si pone, già dopo il prologo, come un monster movie (che poi si potrebbe anche dire film di mostri...) e appare subito evidente che si tratta di una produzione con un budget ridotto (18 milioni di dollari non sono pochi, ma nemmeno poi così tanti per un film del genere). Il primo mostro che si vede, poi, viene reso con effetti discutibili. Anche molti eventi sembrano un po' forzati e nel complesso sembra quasi di trovarsi davanti a un b-movie (che poi sarebbe film di serie B...).
Sembra.
Perché King e Daraborn usano i mostri come pretesto, ma in realtà ci vogliono parlare d'altro. Quello su cui il film vuole andare a parare, in maniera neanche tanto nascosta, è la descrizione delle dinamiche che si instaurano in un gruppo di persone in una situazione come quella che vediamo, prigioniere e minacciate da un orrore senza nome. C'è la madre che vuole uscire per andare a cercare i propri figli, ma nessuno la vuole aiutare. C'è chi si fa prendere dal panico. Chi rimane paralizzato. Chi non vuole credere. Chi affronta con coraggio la situazione.
Ma, forse, entrambi vogliono andare anche oltre.
Nel gruppo di personaggi che si sono rifugiati nel supermercato c'è anche la signora Carmody (la brava Marcia Gay Harden), una squilibrata fanatica religiosa, che inizia a ripere a tutti, ossessivamente, che i mostri della nebbia sono una punizione mandata da Dio per purgare gli uomini dai peccati commessi. E così, di fronte alla morte di tante persone e una situazione irreale e apparentemente senza soluzione, le ossessioni della signora Carmody iniziano a fare breccia e un po' alla volta sono sempre di più quelli che passano dalla sua parte. Con la produzione di un'isteria collettiva pericolosa tanto quanto i mostri della nebbia.
Insomma un film di serie B che va a indagare sulle origini del fantismo religioso, forse proprio un b-movie non è!
Alla fine The mist si rivela un buon film. Certo, con alcune semplificazioni di troppo, vedendo le quali è fin troppo chiaro dove si vuole andare a parare, ma comunque un buon film.
Se non fosse per quel finale...

Sto scrivendo di un film di 10 anni fa nel mio sconosciutissimo blog, immagino che mettere qualche spoiler non sia un reato, però è sempre meglio avvisare: DA QUI IN POI CI SONO PESANTI SPOILER! Consiglio la lettura a chi il film l'ha già visto.

Il finale contiene un errore (o, se vogliamo, una semplificazione un po' troppo esagerata) e un risvolto controverso.
Partiamo dall'errore.
La nebbia è una specie di portale con un altro mondo e attraverso di essa arrivano varie creature, da alcune minuscole come insetti fino ad altre mastodontiche. La nebbia si è diffusa fino a ricoprire non solo tutta la cittadina, ma anche i territori circostanti, tanto che David, il figlio e altri tre sopravvissuti, in fuga in macchina, rimangono senza benzina senz'essere riusciti a uscire dalla nebbia. L'esercito riesce a fermare il fenomeno che ha causato la nebbia, la quale rapidissimamente scompare. Accettiamolo. Però, veramente nel giro di pochi istanti, anche i mostri risultano sconfitti. Anche se non più di qualche minuto prima ne avevamo visto uno dalle dimensioni paragonabili a quelle di Godzilla!!! Va bene che il film era già arrivato a 2 ore e probabilmente Daraborn non voleva dilungarsi, ma la semplificazione è un po' troppo spinta.
E poi c'è il risvolto che, da quello che ho letto nelle varie recensioni (ma poi lo dice anche su Wikipedia...), è un'invenzione del regista e non è presente nel racconto. David e gli ultimi sopravvissuti hanno capito che non c'è più nulla da fare e scelgono la soluzione estrema: il suicidio. Solo che sono in cinque, ma David ha solo 4 pallottole e così uccide gli altri rimandendo solo, in attesa di essere straziato dai mostri. Ma se avesse atteso qualche secondo, l'esercito li avrebbe salvati e, alla fine del film, vediamo un David dispertato in mezzo ai militari.
Pare che lo stesso King si sia complimentato con Daraborn per il finale, ma io che ho un figlio con un'età simile al figlio di David, non sarei mai arrivato a una soluzione del genere e non sono minimamente riuscito a empatizzare con questo epilogo.
Capisco dove voleva arrivare Daraborn, ma non l'ho apprezzato.

Nessun commento:

Posta un commento