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lunedì 9 gennaio 2017

The road

The road è un film di fantascienza (e a tratti horror) con Viggo “Aragorn” Mortensen, prodotto nel 2008 e distribuito al cinema a fine 2009 (in Italia solo nel 2010), tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy (lo stesso autore di “Non è un paese per vecchi”). Mai letti romanzi di McCarthy, ma questi due film li ho visti.
A parte un trailer assurdo (va bene voler vendere, ma qui si rasenta la truffa), che fa pensare a un film d’azione, quando l’azione si riduce alle sole scene inserite nel trailer stesso, si tratta di un film retto per il 90% dalla sola recitazione di due attori, di cui uno è un bambino!
È la storia di un padre che in un imprecisato futuro postapocalittico, di cui non ci verranno mai date vere spiegazioni e in cui la civiltà è scomparsa e il genere umano si sta estinguendo, lotta con tutte le sue forze con l’unico obiettivo di permettere al figlio di spravvivere. Senza capire se questa lotta abbia realmente un senso. Lo stesso finale, che qui non rivelo, per alcuni considerato troppo positivo, si presta a più interpretazioni.
Sarà per le atmosfere che rendono veramente bene, come queste
C'è poco da fare

Sarà per il protagonista antieroe particolarmente ben costruito, per quegli scenari grigi e inquietanti, per il fatto che essendo padre mi sono immedesimato particolarmente nella storia, ma a me The road è parso un grandissimo film.
Peccato abbia avuto poco successo.
Credo che i vari film fantascientifici postapocalittici che sono usciti in questi anni (vabbè, quella è roba young adult piena di attori fighi e poco altro che mirano più che altro al botteghino) avrebbero qualcosa da imparare da The road.
La fantascienza non è solo azione. Certo, l’azione è divertente, ma la fantascienza è anche qualcosa che, immaginando il futuro, può far pensare. Come sarà il futuro? Sarà proprio come McCarthy ha immaginato e il regista John Hillcoat ha descritto? Durante il film non viene spiegato perché il mondo si sia ridotto come lo vediamo, ma un personaggio, Ely, l’unico cui viene dato un nome, interpretato con quello che è poco più di un cameo da Robert Duvall, dice che ciò che è successo lo si poteva immaginare. Ma al di là delle cause, la domanda che resta è: vale comunque la pena vivere? Gli sforzi e l’ostinazione del protagonista, il padre senza nome di un figlio senza nome, che incontrano solo mostri e derelitti senza nome in un mondo grigio e morto porteranno a qualche risultato? O è solo un inutile accanimento? E’ meglio la scelta della madre senza nome (intepretata da Charlize Theron. Sì, c’è anche Charlize Theron, il cui personaggio, forse per esigenze di marketing, ha più spazio rispetto al romanzo) che abbandona la famiglia in cerca della morte? L’unica speranza è il bambino, che il mondo prima della fine del mondo non l’ha mai visto, ma che conserva ancora qualche traccia di umanità.
E lo scarabeo…

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