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giovedì 9 aprile 2020

Leonardo da Vinci. Il rinascimento dei morti


Chi conosce Orgoglio e pregiudizio zombie alzi la mano.
Si tratta di un romanzo del 2009 scritto da Seth Grahame-Smith che ha ripreso il più celebre Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen del 1813 e l'ha riscritto ipotizzando che le stesse vicende si siano svolte in un mondo immaginario uguale a quello della Austen, ma... con gli zombie.
Fu un interessante esperimento, proposto all'autore da una casa editrice e ne fu tratto anche un film, nel 2016.
Ora, grazie al lavoro di Giorgio Albertini, Giovanni Gualdoni e Giuseppe Staffa, abbiamo un Orgoglio e pregiudizio zombie anche in Italia.
In realtà non è proprio la stessa cosa, ma andiamo per gradi.
Albertini, Gualdoni e Staffa non partono di un romanzo esistente "zombizzandolo", ma decidono di utilizzare per la loro trama un personaggio realmente esistito e fra i più affascinanti della nostra storia, un genio con pochi eguali in tutto il mondo, Leonardo da Vinci. E decidono di "zombizzare" alcuni episodi reali della nostra storia.
Siamo negli ultimissimi anni del '500. Leonardo da Vinci vive a Milano e si trova a fare l'autopsia di un cadavere che pensa bene di risvegliarsi quando ormai avrebbe dovuto essere morto e più morto. In questo modo Leonardo fa la conoscenza della piaga zombie che, quasi all'oscuro di tutti, sta lentamente assalendo l'Europa. Sarà Ludovico il Moro, signore di Milano, a ingaggiare l'acuta mente di Leonardo, il quale, insieme ai suoi assistenti, dovrà trovare una soluzione e partire per un lungo viaggio nell'Italia che inizia a essere invasa dagli zombie, per raggiungere il Papa a Roma, massima autorità religiosa, alla quale si chiede di salvare il mondo.
Il romanzo segue due linee narrative principali che si alternano nei capitoli, inframezzati da finti documenti dell'epoca (lettere, resoconti, ecc.) che descrivono cosa stia avvenendo in tutta Europa.
La linea narrativa principale è ovviamente quella di Leonardo e della sua squadra, nel loro viaggio da Milano a Roma, via Firenze, dove Leonardo darà prova di sé e delle sue doti geniali per capire l'apocalisse nel quale si sta muovendo, fra mille ostacoli, compreso l'inseguimento da parte di misteriosi assassini assoldati per ucciderlo.
La seconda linea narrativa è invece quella di Cristoforo Colombo. Sì, perché il romanzo non coinvolge solo Leonardo da Vinci, ma molti altri personaggi della nostra storia, fra cui Cristoforo Colombo.
L'esploratore Genovese, infatti, al ritorno dalle Americhe, porta inconsapevolmente in Europa il morbo dell'infezione zombie contratto insieme ai suoi marinai superstiti, dagli indigeni di un'sola americana. Attenzione, questo non è uno spoiler come potrebbe sembrare. Viene descritto nelle prime pagine del romanzo. Poi la linea narrativa di Cristoforo Colombo fa un balzo indietro nel tempo, per descriverci come tutto sia iniziato.
Albertini, Gualdoni e Staffa sono stati estremamente accurati e precisi, scegliendo di muoversi in un contesto storico che hanno descritto scrupolosamente e realisticamente, con una precisione senza pari e con un uso di termini praticamente perfetti. Le due linee narrative sono ulteriormente arricchite dai numerosi brani che, nella finzione, risultano scritti da vari personaggi italiani ed europei e che, descrivendo eventi spesso realmente accaduti, con un linguaggio dell'epoca ce li fanno rivedere in chiave zombie.
Insomma, un romanzo praticamente perfetto?
Purtroppo no.
L'idea di base, ossia quella di far muovere Leonardo da Vinci in un mondo identico a quello reale, ma con gli zombie, è sicuramente ottima, così come quella di Cristoforo Colombo che porta dalle Americhe la piaga. E pazienza se le prime pagine spoilerano tutto, tanto l'avremmo capito ugualmente dove gli autori volevano andare a parare e va bene così. Ed è perfetta anche la precisione storica e stilistica.
E allora?
E allora mancano gli zombie.
Perché in una storia di zombie, seppur in un contesto singolare come questo, io mi aspetto di trovare... gli zombie e gli umani che cercano di sopravvivere all'apocalisse. E invece non è così.
Se la linea narrativa di Cristoforo Colombo è interessante, quella di Leonardo da Vinci si rivela spesso eccessivamente rallentata dalle narrazioni delle vicende politiche dell'epoca (pesantissima quella di Roma alla fine del romanzo, che cade come un macigno in una fase in cui invece una narrazione più frenetica avrebbe sicuramente aiutato), che probabilmente sono ben fatte, ma rompono quella tensione che in un romanzo d'orrore avrebbe dovuto essere fondamentale. Dopo pagine e pagine, la lettura del romanza avanza, ma la piaga zombie no e si rivela, salvo alcuni passaggi a onor di cronaca ottimi, poco coinvolgente. Anche gli approfondimenti dati dalle lettere e dai resoconti inseriti fra i capitoli, se all'inizio contribuiscono a descrivere l'Europa "zombizzata" dell'epoca, alla lunga si rivelano ripetitivi, nonché un inutile rallentamento. Anche perché questi zombie (che fra l'altro non si comportano tutti nello stesso modo, come se ci fossero diversi ceppi dell'infezione) saltano fuori all'improvviso in tutta Europa e tutte le volte chi li descrive viene colto alla sprovvista. Ma ogni volta è un niente di fatto. Da quello che viene descritto, l'Europa avrebbe dovuto essere già crollata sotto le zanne degli zombie. Probabilmente, ma è una mia ipotesi, a causa di questo c'è la volontà degli autori di non aver voluto immaginare un universo alternativo in cui il Rinascimento è stato attraversato dalla piaga zombie, ma aver "giocato" sul fatto che tutto ciò che è stato descritto si sia svolto realmente. Insomma, un'ucronia non troppo ucronia! Molto bello, ma di difficile resa.
Rilevo anche l'errore di aver messo troppa carne al fuoco, fra cui la spy story entro la quale Leonardo si trova suo malgrado coinvolto, che sarebbe stata ottima come idea per una trama alternativa, ma che poco si adatta a questa, nonché l'intero episodio, che non rivelo, che si svolge nelle campagne toscane, mentre Leonardo e la sua squadra stanno scappando da una Firenze che pullula di zombie e vanno in direzione Roma. Il genio toscano e i suoi compagni sono protagonisti di un episodio ottimamente scritto, perfetto per un romanzo d'orrore, ma che ancora una volta si trova un po' come un pesce fuor d'acqua in questo romanzo. Bello e terribile, ma... e gli zombie?
Fra l'altro la stessa figura di Leonardo non viene utilizzata per quello che sarebbe il suo potenziale, ossia un genio che deve cercare una soluzione alla terribile piaga, ma come messaggero inviato a chiedere aiuto al Papa. Magari Ludovico il Moro poteva tenere Leonardo a Milano, dato che sarebbe stato molto più utile averlo al proprio fianco per studiare gli zombie, e mandare a Roma qualcun altro. Alla fine Leonardo da Vinci si trasforma in un sorta di McGyver in viaggio nell'Italia del Rinascimento.
Una considerazione e un avvertimento.
Prima la considerazione. Sulla copertina si legge, "Una minaccia infernale su Firenze: i morti tornano in vita". In realtà a Firenze si svolge solo una piccola parte del romanzo e gli zombie assediano Firenze così come qualsiasi altra città europea. Si tratta di un depistaggio.
E ora l'avvertimento. Il romanzo è pensato come il primo di una serie. Non aspettatevi quindi un finale vero e proprio, perché la trama è ancora lontana dalla conclusione e anche l'episodio finale resta del tutto aperto.

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