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domenica 22 novembre 2020

Green Book


Ritorna il poliedrico e camaleontico Viggo Mortensen su questo blog con il pluripremiato Green Book, storia romanzata ispirata all'amicizia fra il pianista di colore Don Shirley e il buttafuori italoamericano Tony Lip.
Il Green Book, ovvero il The Negro Motorist Green Book era una guida per turisti di colore pubblicata negli Stati Uniti per trent'anni, a partire dal 1936 e conteneva l'elenco dei locali in cui gli afroamericani erano accettati. Ma andiamo con ordine.
Siamo nel 1962. Frank Anthony Vallelonga, soprannominato Tony Lip, è, anzi era, dato che è un personaggio realmente esistito, morto nel 2013, un italoamericano di New York, impiegato come buttafuori in un rinomato club. Un personaggio, come molti italoamericani, abituato a sbarcare il lunario come può, utilizzando l'astuzia e, quando serve, anche le maniere forti. Tony è un vero uomo di strada, rozzo e spiccio.
Quando il club chiude per ristrutturazione, Tony è costretto a trovare altre forme di sostentamento per la sua famiglia e non mancano le offerte di "lavoro" da parte di loschi individui, probabilmente mafiosi.
E' qui che Tony conosce Shirley, un uomo di colore che probabilmente è il suo opposto. Colto, istruito, intellettuale, Shirley è un pianista fenomenale che sta per partire in tournée verso il sud degli Stati Uniti per 2 mesi e necessita di un autista tuttofare che lo supporti durante il lungo viaggio. E lo protegga pure, dato che negli stati sudisti gli uomini di colore non sono certo bene accetti. Anche Tony soffre di un certo razzismo congenito, ma la necessità di avere un lavoro lo spingono ad accettare.
Da questo momento inizia un road movie in cui i due mondi così lontani di Tony e Shirley iniziano a conoscersi, a scontrarsi, ma anche a contaminarsi. Questa strana coppia formata da un "capo" di colore e un autista bianco in un'America in cui le persone di colore non sono ancora riuscite ad affrancarsi diventa sempre più affiatata ed esplora le difficoltà della vita di entrambi, descrivendo uno spaccato di storia americana.
Basta, mi fermo, che poi finisco per raccontare tutta la pellicola. Non che ci siano tanti spoiler da fare, perché la storia è effettivamente questa. Ma è una gran bella storia. Una storia dove, all'interno della reciproca e progressiva conoscenza fra i due protagonisti vediamo una narrazione di un'America che fatica a uscire dalla piaga del razzismo. Un razzismo che Shirley, ma anche Tony, in quanto immigrato, vivono sulla loro pelle e, ognuno a modo suo, affrontano con coraggio. Più riflessivo e pacato Shirley, più sanguigno e aggressivo Tony, i due finiranno per ricevere entrambi qualcosa dall'altro, qualcosa che li aiuterà ad affrontare al meglio in mondo in cui vivono e a essere, entrambi, uomini migliori.
La pellicola si sviluppa nello stesso tempo come una commedia, per le scenette divertenti dell'incontro-scontro fra i mondi di Tony e Shirley, e come un film drammatico, per il contesto in cui avvengono i fatti narrati.
I due attori sono veramente monumentali.
Viggo Mortensen non lo conosciamo certo adesso, ma in questa pellicola quasi si fatica a riconoscerlo, ingrassato 20 chili rispetto al precedente lavoro, Captain fantastic, lo ritroviamo nell'insolita veste dell'immigrato italoamericano. L'indimenticato Aragorn ancora una volta interpreta alla perfezione il protagonista di turno, offrendo come sempre una prova matura e sopra le righe. L'attore, di padre danese, è ormai una certezza. Ma Mahershala Ali non è certo da meno. Prima d'ora ricordo solo di averlo visto in un ruolo minore di Hunger Games, ma qui dimostra tutte le sue capacità, dando vita a un sofferto e inquieto Don Shirley.
I due attori, profondamente diversi così come i personaggi interpretati, finiscono per formare una coppia affiatata e perfettamente funzionante, che regge alla grande le oltre due ore di film.
Da vedere.

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