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mercoledì 2 dicembre 2020

12 ore alla fine


12 ore alla fine (These final hours) è una quasi sconosciuta pellicola drammatica e catastrofica del 2013, prodotta in Australia e distribuita praticamente solo nello stato di produzione dove ha incassato appena 360 mila dollari, a fronte di un budget di 2,5 milioni di dollari.
Insomma, il candidato ideale per finire in questo blog.
Come sempre un po' di trama.
In un tempo indefinito che potrebbe essere più o meno i giorni nostri, un meteorite si è schiantato sulla Terra, più o meno nel nord Atlantico. Dal punto dell'impatto una devastante tempesta di fuoco ha iniziato ad espandersi sul pianeta in maniera concentrica decretando la fine dell'umanità e l'ultima nazione colpita sarà l'Australia, alla quale mancano ancora 12 ore prima della fine del mondo.
James (Nathan Phillips), di cui non sappiamo praticamente nulla, sta facendo sesso per l'ultima volta con la sua amante Zoe (Jessica De Gouw), la quale vorrebbe trascorrere con lui le ultime ore. James, però, sapendo di essere condannato alla morte come il resto dell'umanità, vuole terminare la sua vita in una festa sfrenata, organizzata dal fratello (Freddy, interpretato da Daniel Henshall) della sua ragazza (Vicki, interpretata da Kathryn Beck).
E così James parte, attraversando una Perth surreale dove la gente, sapendo di dover morire da lì a poco, ha abbandonato ogni remora morale. Da chi compie violenze di ogni tipo, a chi si suicida, da chi impazzisce a chi si vuole divertire in ogni modo possibile, James vede la fine dell'umanità. Nel tragitto per la festa s'imbatte casualmente in due uomini che stanno per violentare una bambina (Rose, interpretata da Angourie Rice) e non riesce a non intervenire, salvandola, pur rischiando egli stesso la vita.
Chiariamolo subito, James non è un eroe senza macchia. Anzi, non è proprio un eroe e di macchie, in compenso, ne ha parecchie. James sta semplicemente tentando, senza troppe remore morali, di trascorrere nel miglior modo possibile le ultime ore della sua vita e casualmente salva Rose, perché un po' di moralità, proprio in fondo, ce l'ha ancora, trovandosi fra i piedi una grana da gestire, la bambina che ha perso il padre e non sa a chi rivolgersi per trovarlo.
E' strano questo film.
Il filone delle pellicole catastrofiste è lungo e dettagliato e ne abbiamo visto un po' di tutti i tipi, ma qui, a differenza di molti altri, c'è un problema: è l'apocalisse. Non abbiamo dei personaggi che cercano di salvarsi da una catastrofe planetaria. Non ci si può salvare dalla catastrofe, semplicemente abbiamo dei personaggi che attendono l'arrivo di questa catastrofe.
Non so se la premessa sia scientificamente credibile e non credo nemmeno che questo fosse l'obiettivo del regista e sceneggiatore Zak Hilditch (alla prima esperienza). La premessa è solo un espediente. Cosa faremmo se sapessimo che il mondo finirà irrimediabilmente e ci restano solo 12 ore?
L'umanità, più o meno e in modi diversi, impazzisce. Oppure, semplicemente, cerca di fare, in quelle 12 ore, tutto quello che vuole fare, anche quello che non si può o non si dovrebbe.
James vorrebbe fare parte di questa categoria.
Eppure Hilditch ha scelto un destino diverso per lui, perché James dovrà in un qualche modo usare quelle 12 ore, senza volerlo, per crescere e riacquistare quella moralità che aveva perso o che forse non aveva mai avuto.
A tratti 12 ore alla fine sembra quasi un film per la TV, con tutte le leggerezze che possono essere contenute in un film per la TV, ma poi strada facendo acquisisce una sua anima e dimostra, tutto sommato, di essere una buona pellicola. Certo, con dei limiti, ma una buona pellicola. Peraltro gestita, non so se volutamente, in maniera insolita, perché dopo una partenza molto intensa, con scene forti e una certa azione, il film inizia a rallentare sempre di più in direzione del finale, quasi a voler creare una sorta di anticlimax. Ho l'impressione che la scelta sia voluta e ci sta anche nella descrizione del protagonista James, ma l'effetto è a tratti di "ammosciarsi", togliendo tensione a una trama che nei primi minuti sembrava volesse puntare anche su questo.
Nathan Phillips non lo conoscevo. L'attore australiano ha recitato in molte pellicole che hanno circolato poco in Italia, ma riesce a tenere la scena della maggior parte della pellicola, ben supportato dalla comprimaria, nonché motore della trama, la piccola Angourie Rice. La rivederemo qualche anno dopo (12 ore alla fine è del 2013) nei due film dell'Uomo Ragno della Marvel (Spiderman: Homecoming e Spiderman: Far from home). Molto intensa, anche se molto meno presente, Jessica De Gouw, anch'essa per quel che mi riguarda sconosciuta. Gli altri sono comparse o poco più. Nel cast anche Sarah Snook che l'anno successivo sarà protagonista, insieme ad Ethan Hawke, dell'ottimo Predestination.
Non il miglior film del genere che abbia mai visto, ma almeno soddisfacente.

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