Pagine

martedì 26 dicembre 2023

Adagio


Manuel (Gianmarco Franchini) è un sedicenne romano orfano di madre, che vive con l'anziano padre Daytona (Toni Servillo), un ex criminale in disgrazia e affetto da demenza senile.

Il ragazzo è costretto da tre uomini a partecipare a un party dove ha l'incarico di fotografare un misterioso individuo travestito da donna. Qui però si accorge di essere finito in un gioco più grande di lui e spaventato fugge, col timore di aver visto cose che non doveva vedere, inseguito da degli uomini guidati dallo spietato Vasco (Adriano Giannini).

Manuel si trova costretto a cercare aiuto prima da Polniuman (Valerio Mastandrea) e poi dal Cammello (Pierfrancesco Favino), due ex criminali compagni del padre, caduti in disgrazia anche loro che, in un modo o nell'altro, cercheranno di proteggerlo.

Adagio è un film che si sviluppa su più livelli, che si svelano per gradi e che si svolge in una Roma delle periferie costantemente sovrastata e minacciata da un gigantesco incendio fuori città che, oltre a un caldo insopportabile forse dovuto anche a condizioni climatiche estreme, fa piovere cenere, causa continui blackout e dona un senso di fine del mondo a tutta l'atmosfera.

È proprio questa sensazione di fine del mondo che trasuda da ogni fotogramma di Stefano Sollima. Fine del mondo, perché pare chiaro fin da subito il destino di questi vecchi criminali romani che, facendo i conti con una nuova criminalità, sembrano cercare una sorta di redenzione finale. Forse non sufficiente per cancellare il passato, ma almeno ci provano. Ognuno di loro con l'età deve fare i conti anche con un grave problema fisico che contribuisce ancora di più a rendere chiaro che questa, per loro, sarà una sorta di ultima chiamata. Forse più degli altri romani, che non sembrano essere toccati più di tanto dalla fine del mondo imminente, i tre ne sono perfettamente consci e sanno che la scelta che faranno sarà probabilmente l'ultima. E per questo dovrà essere una scelta giusta.

Se da un lato Adagio è un tipico film italiano nello stile di Sollima e di tutta quella cinematografia recente che mostra la criminalità romana, dall'altro potrebbe benissimo essere una pellicola internazionale, che da pellicola internazionale ha il respiro e, se qualche distributore internazionale dovesse credere nel progetto, potrebbe avere successo anche fuori dall'Italia.

Giganteggiano su tutti Toni Servillo e ancora di più Pierfrancesco Favino. Se Valerio Mastandrea ha una parte molto limitata, comunque d'effetto e riuscita, il ruolo ricoperto da Servillo e Favino è centrale nella trama e i due esperti attori ci ricordano del perché al momento siano fra i migliori attori italiani. Favino, nello specifico, dimostra ancora una volta di essere un vero e proprio camaleonte, in grado di recitare in qualsiasi parte, in questo caso donando anche una fisicità, quasi deforme, al personaggio del Cammello. Giuro, appena è comparso sullo schermo, subito non l'avevo nemmeno riconosciuto.

Buon film, da vedere. Molto lento, ma col passare dei minuti, anche se il ritmo resta quello, la trama diventa sempre d più coinvolgente.

Nessun commento:

Posta un commento