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mercoledì 11 gennaio 2017

Time Lapse

Partiamo dal presupposto che le storie che giocano sui paradossi temporali già per questo mi piacciono. E quando la trama diventa abbastanza intricata da non capire cosa stia accadendo, è ancora meglio. Per Time Lapse le premesse sono tutte soddisfatte.
Credo che il primo film che ho visto nel quale sono stati trattati i viaggi nel tempo e i conseguenti paradossi temporali sia stato l’ormai mitico Ritorno al futuro. Ai tempi ero un bambino, ma capii subito che ne volevo ancora!
In realtà il gioco relativo al paradosso temporale messo in piedi da Bradley Dean King nel suo Time Lapse è un po’ anomalo rispetto al solito, ma in questo caso l’espediente del viaggio nel tempo (o di qualcosa che riesce a viaggiare nel tempo) è talmente centrale nella trama da essere quasi come un protagonista e la pellicola si pone come un piccolo cult dell’argomento.
Ma veniamo alla trama, senza spoiler.

Si parte dai tre protagonisti, Finn, un custode/manutentore di un complesso condominiale, che aspira a diventare un pittore, ma è in crisi creativa, la sua ragazza, Callie, cameriera in un ristorante e aspirante scrittice e Jasper, miglior amico di Finn, consumatore e spacciatore di pillole varie e scommettitore incallito di corse fra cani. I tre, che vivono in un piccolo appartamento sito al piano terra del condominio presso il quale lavora Finn, un giorno scoprono che il loro dirimpettaio, il signor B., è morto e all’interno del suo appartamento trovano una gigantesca macchina fotografica puntata verso il loro soggiorno.
Inizialmente pensano che il signor B. sia un guardone, ma poi scoprono che la macchina fotografica è un geniale esperimento scientifico: è infatti in grado di imprimere su pellicole istantanee immagini di eventi che avvereranno 24 ore dopo. La foto viene scatta automaticamente ogni giorno alle 8 di sera. Finn vorrebbe chiamare la polizia per denunciare la morte del signor B., Callie è indecisa e Jasper propone di utilizzare la macchina per comunicare ai loro stessi del passato i risultati delle corse dei levrieri, in modo da poter scommettere e vincere.
Dopo lunghe discussioni decidono di attendere la prossima foto per capire cos’avranno fatto nel futuro. La foto, che li farà cadere in un circolo vizioso, ritrae i tre ragazzi con un foglio attaccato al vetro della finestra che indica i risultati di una corsa. La decisione è presa. Per evitare di cambiare il futuro, dato che temono che il signor B. sia morto proprio a causa del suo tentativo di mutare gli eventi, Jasper inizia con le scommesse. Nella foto si vede anche un quadro dipinto da Finn, che, quindi, può ricopiarlo e vincere la sua crisi creativa. E inizia anche il delirio. Ovviamente quando si gioca col tempo, le conseguenze possono essere gravi.
In tutte le storie in cui qualcuno può conoscere il futuro inevitabilmente cercherà di cambiarlo in suo favore o, quantomeno, cercherà di evitare eventi spiacevoli. Qui il gioco è diverso, perché Finn, Callie e Jasper vogliono fare in modo che le cose vadano esattamente come mostrato dalle foto! Ogni giorno l’arrivo di una nuova foto diventa sempre di più un evento portatore di ansia, perché i tre ragazzi dovranno prodigarsi perché tutto avvenga come nella foto stessa. Se spesso, nella realtà, ci troviamo a essere schiavi del passato, nel film di King i protagonisti diventano schiavi del loro futuro, incapaci di capire se le loro azioni possano realmente cambiare gli eventi o se tutto sia ineluttabile.
In un crescendo di tensione e di situazioni che peggiorano da un giorno all’altro, da una foto all’altra, arriva la paranoia, causata dalle pastiglie che Jasper continua ad assumere senza controllo, da nuovi soggetti che compaiono nelle foto, da un bacio fotografato fra Callie e Jasper mentre Finn sta dipingendo e molto altro. Il tutto ovviamente degenererà, con una rivelazione finale da far pardere la testa agli amanti dei paradossi temporali.
Stiamo parlando di un film a bassissimo costo, nel quale la maggior parte delle scene si svolgono in una stanza dell’appartamento dei tre protagonisti e anche per le restanti scene gli ambienti utilizzati sono pochi e di facili. Il film è quindi semplicissimo nella sua realizzazione, quanto complesso nella trama, a causa di quel continuo paradosso temporale che, dalla scoperta della macchina fotografica, troneggia sull’intera pellicola.
Quello che ci si chiede è: chi decide cosa i tre personaggi dovranno fare? Le decisioni che riguardano cosa dovranno fare di volta in volta le hanno prese loro stessi, ma nel momento in cui le devono prendere, sono condizionati dallle decisioni che, a causa della foto, sanno di aver già preso nel futuro. Il paradosso è ben sintetizzato dai quadri di Finn. Anche dopo aver scoperto la macchina fotografica, il ragazzo resta in crisi creativa, dato che un giorno, vedendo una tela bianca nella foto, non riesce a ideare alcun disegno. I quadri vengono realmente dipinti da Finn, ma ogni volta li copia dall’immagine del quadro che farà. Quindi quando riesce a vincere la crisi crativa?
King è anche abile a non cadere in inutili errori. Non ci sono improbabili spiegoni scientifici sul funzionamento della macchina fotografica. I tre ragazzi non sono scienziati, quindi non si chiedono come la macchina possa funzionare e l’aspetto scientifico, che sarebbe stato improbabile, viene saggiamente tralasciato.
Alla fine alla pellicola manca qualcosa per essere un capolavoro. Forse si poteva osare un po’ di più e il film sfiora più volte quello che non diventa, ma il giochino regge e il castello messo in piedi da King funziona. Anche i tre attori, Matt O’Leary, Danielle Panabaker e George Finn, nell’ordine Finn, Callie e Jasper, fanno la loro parte, anche se va detto che anche loro, a tratti, sfiorano l’eccellenza, ma forse non osano andare fino in fondo.
Il film resterà comunque un piccolo gioiello dei paradossi temporali, anche se credo sia meglio non scervellarsi troppo per capirne la logica. Soprattutto alla luce della rivelazione finale, non sono sicuro che tutto abbia una spiegazione logica e, anzi, sospetto che ci sia qualche falla. D’altronde, come ci ricorda più volte lo stesso Jasper, è pericoloso giocare col tempo.

2 commenti:

  1. Non potevano fotografare I biglietti della lotteria o le quotazioni di Borsa?

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    1. Fanno qualcosa di simile con le corse dei levrieri no?

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