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domenica 10 aprile 2022

Io sono leggenda


Richard Matheson dovrebbe probabilmente essere inserito nell'olimpo della letteratura horror e fantastica/fantascientifica, dato che dalle sue idee contenute nei suoi racconti o romanzi brevi sono stati tratti numerosissimi film di successo e addirittura sono nati dei veri e propri filoni del genere horror.

Ad esempio questo Io sono leggenda, romanzo breve o racconto lungo a seconda dei punti vista scritto nel 1954, è l'ispiratore dell'intero filone degli zombie moderno, cinematografico e non. Come ho già scritto nella recensione di Non mi uccidere (che, sia chiaro, con Io sono leggenda non c'entra nulla, ma lì il ragionamento era un altro) l'opera di Matheson ha ispirato la stesura della sceneggiatura del mitico La notte dei morti viventi di George A. Romero, film del 1968 che viene considerato un po' il capostipite di tutto l'horror moderno correlato agli zombie di cui Matheson è quindi indirettamente l'inventore. Sì, perché a essere sinceri nell'originale Io sono leggenda le creature trasformate dal solito virus (che poi qui è un batterio, ma poco cambia) non sono propriamente zombie, ma vampiri, anche se, in effetti, questa epidemia (che oggi, da perfetti virologi formati dall'emergenza Covid-19 sappiamo essere una pandemia) assomiglia molto più a quella che solitamente coinvolgerà, in tutta la produzione successiva, gli zombie.

L'opera di Matheson ha avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche. La prima è addirittura italiana e risale al 1964, L'ultimo uomo sulla terra, con alla regia Ubaldo Ragona (ma c'è un mistero al riguardo, perché in alcune distribuzioni pare essere Sidney Salkow) e protagonista il mitico Vincent Price. Poi è stata la volta di 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, pellicola del 1971 di Boris Sagal con protagonista niente meno che Charlton Heston e, infine l'omonimo Io sono leggenda del 2007 di Francis Lawrence con Will Smith. In quest'ultimo caso la causa dell'epidemia è un virus creato in laboratorio per sconfiggere il cancro, che, per un errore imprevisto ha generato dei veri e propri zombie. Nella pellicola di Boris Sagal l'origine di tutto è ascrivibile a una guerra batteriologica fra Russia e Cina e gli infetti sono fotofobici come i vampiri, ma non vengono chiaramente definiti. Nel film del 1964, invece, si parla esplicitamente di vampiri ed è forse, anche per la trama, il più fedele all'originale di Matheson. Ma in generale tutto il filone moderno delle epidemie zombie, da Romero in poi, in cui un sopravvissuto o un pugno di sopravvissuti riescono a vivere in un mondo dominato dai non morti sono ispirati al lavoro dello scrittore americano.

E allora scriviamo anche un po' di trama di questo Io sono leggenda.

Robert Neville vive in una Los Angeles assediata dai vampiri. Da quello che gli risulta, lui è l'ultimo umano sopravvissuto e, a causa dell'epidemia, ha perso la moglie e la figlia. Robert trascorre le sue giornate in maniera monotona. Di giorno esce in città, si procura il cibo e tutto ciò che gli serve per sopravvivere e uccide più vampiri possibile, trovandoli rintanati in stato catatonico all'interno delle abitazioni. Di notte, invece, si rifugia nella sua casa che ha opportunamente protetto e cerca di resistere all'assalto del vampiri che cercano di entrare e bere il suo sangue.

I vampiri non vengono descritti in maniera particolarmente dettagliata, ma pare che assomiglino ai vampiri classici della letteratura horror, con canini allungati, paura della luce e sensibili all'aglio e alle croci. E come i vampiri classici, Robert li uccide utilizzando dei paletti di legno. Poi, dato che questo è un horror moderno, Robert farà anche degli studi e ci farà avere una spiegazione similscientifica che chiarisce come questo sia possibile, dato che l'infezione deriva da un batterio. Scoprirà anche (e lo si capisce già forse dall'inizio) che alcuni di questi vampiri sono dei veri e propri morti viventi, mentre altri sono ancora vivi, particolare che generalmente non viene utilizzato in questo filone salvo alcuni casi e che sarà fondamentale nello sviluppo della sua trama.

Di più non scrivo, perché il romanzo è molto breve e non sono molti gli avvenimenti, per cui descriverli significherebbe svelarne tutta la trama. Quello che è significativo è che, a differenza delle storie che questo racconto/romanzo ha generato, in cui la fuga dagli zombie è la parte centrale della narrazione, con svariate varianti, in questo caso è l'aspetto psicologico del protagonista che viene maggiormente enfatizzato. La maggior parte delle scene descritte, infatti, non riguardano tanto l'interazione di Robert con i vampiri, ma sono piuttosto rivolte ai pensieri del protagonista all'interno della propria abitazione in merito alla sua situazione e alla situazione in cui si trova il mondo. Senza dimenticare un risvolto finale mica da poco, ripreso ottimamente anche dal film, a sua volta tratto da un altro romanzo, La ragazza che sapeva troppo e che qui diventa fondamentale. Di cui ovviamente non dico nulla, nemmeno sotto tortura. Ma in ogni caso i risvolti etici non mancano. Che poi spesso quando nelle storie si parla di zombie, l'obiettivo di fondo è parlare di altro.

Forse ciò che più manca, per essere proprio cattivi, è la parte horror, che uno si può aspettare da un romanzo di questo tipo, anche per via delle molte opere che ne sono derivate e che invece sulla parte horror ci spingono parecchio generando una certa aspettativa anche per l'originale Io sono leggenda. Ma Matheson è così, prendere o lasciare. Forse a lui la parte horror interessava relativamente e tutto il contesto che ha costruito, poi diventato mitico, aveva solo lo scopo di sviluppare quei risvolti etici che ho già citato.

Comunque Io sono leggenda resta un opera imprescindibile per chi ama il genere zombie e leggendolo capirete chiaramente quanto possa aver influenzato la produzione successiva.

2 commenti:

  1. Uno dei miei romanzi preferiti di sempre e una delle più belle/provocanti riflessioni sul concetto di "diverso".

    Film ignorabile.

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    1. Sì, il film (quello con Will Smith) sfrutta veramente poco il potenziale del romanzo

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