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martedì 23 ottobre 2018

Il senza cuore - Dragonero n. 65

Eccomi qua, sono un po' in ritardo rispetto all'uscita in edicola, ma ce l'ho fatta!
La lunga saga della guerra delle Regine Nere è terminata e abbiamo superato anche il primo albo di questa "seconda stagione", che in realtà è stato più che altro l'epilogo della saga. Quindi, finalmente, con questo albo n. 65 inizia il fumetto rinnovato. Non si tratta di un requel, dato che la storia non solo è totalmente in continuity, ma la trama non costituisce un nuovo inizio. Semplicemente gli avvenimenti legati alla grande guerra che ha sconvolto il continenti hanno portanto dei cambiamenti all'ambientazione e, inevitabilmente, ai personaggi.
Due parole sulla trama.
Dopo un prologo in cui vecchio Gmor (!!!) si accinge a scrivere gli annali dell'Erondar, descrivendo cos'accadde dopo la guerra delle Regine Nere, ripiombiamo nella vita quotidiana del nostro terzetto di personaggi, Ian, Gmor e Sera, nella loro casa a Solian. Il primo sta spaccando legna, il secondo si fuma in pace la pipa e la terza è a zonzo.

Finché arriva Gwenna, il nuovo Sindaco di Solian, nonché personaggio visto sulla serie per bambini Dragonero Adventures (prima ci sono alcune pagine dedicate al nuovo look di Ian di cui scriverò dopo) in cerca di aiuto. E' infatti arrivata in città una compagnia di mercenari, una delle tante che attraversano l'Erondar dopo la guerra e la cosa non può che preoccuparla. Ian, Gmor, Sera e Gwenna la trovano comandata dal Carogna, un mercenario già incontrato nella "quasi serie" dei Senz'Anima che descrive le avventure di Ian ragazzo, quando faceva parte di ua compagnia di mercenari. Del gruppo fa parte anche un misterioso giovane mago chiamato... Mago.
Il gruppo del Carogna non ha intenzione di creare problemi a Solian, sono solo di passaggio. Sono stati assoldati per sconfiggere un ghoul risorto dalla morte tramite negromanzia che sta facendo quello che voleva fare anche quando era vivo: riunire tutti i ghoul e conquistare tutto quello che si può. Indovinate un po' di chi si tratta? Certo, Rhooga, già visto e già affrontato in passato da Ian e soci. Ovviamente il nostro terzetto si farà coinvolgere dalla missione che subito presenta difficoltà.
L'albo finisce con un "continua sul prossimo numero".
Dopo una saga che avrebbe dovuto rappresentare l'apice della prima stagione narrativa della serie, ma che, personalmente, mi ha un po' deluso, presentanto non poche crepe di vario genere, devo dire che questo primo numero della "nuova stagione" (stagione è un termine che utilizzo io, ma non credo che gli autori l'abbiano mai utilizzato) mi è sembrato molto buono. Certo, per formulare un giudizio completo è necessario attendere la conclusione sul prossimo numero, ma le premesse sono tutte ottime.
Per la verità qui di nuovo non c'è poi così tanto e l'albo, salvo qualche particolare, avrebbe anche potuto svolgersi prima della guerra, sia come tipo di albo, sia come trama. Sì, c'è una compagnia mercenaria che si è creata durante la guerra, ma le compagnie mercenarie c'erano anche prima, dato che Ian ne ha fatto parte da giovane. Certo ora ce ne sono di più. Probabilmente in questa seconda stagione ci sarà più magia e un po' ce ne stata offerta un'anteprima.
Comunque, sia nella sua prima parte introduttiva (di cui ho promesso di parlare), sia nello sviluppo della trama vera e propria di quest'albo, tutto pare funzionare. C'è un solo difetto che non ho potuto fare a meno di notare e che per onestà non nascondo, che poi è impossibile da nascondere.
Il primo vero albo della seconda stagione, nel quale parte questa sorta di ambientazione 2.0 di Dragonero il primo villain incontrato dai nostri eroi è... un personaggio della vecchia stagione, sì valido, ma morto e sepolto, riesumato tramite necromanzia. Certo, c'è la novità della necromanzia (neanche tanto, dato che esisteva anche prima), ma perché riprendere un vecchio personaggio? E' come se gli autori, dopo aver utilizzato così tante energie per comunicare che la serie è rinnovata (ho promesso, poi ne parlo, anzi, ne scrivo), abbiano anche voluto dirci che alla fine scriveranno sempre quella roba lì. Trovo accettabili i personaggi ricorrenti, che fanno molta continuity, ma quelli morti preferirei che restassero tali.
Ma veniamo alla parte iniziale dell'albo, che è quella che ho preferito e alla mia promessa non ancora mantenuta.
Il prologo dedicato a Gmor da vecchio è una novità per tutte le opere correlate a Dragonero. Non è la prima volta che la trama di un albo o parte di essa viene raccontata da un personaggio, ma è la prima volta che ci viene fatto vedere il futuro di un personaggio. Questa scelta è pericolosa, perché un po' ingabbia gli autori. Ora sappiamo che, qualsiasi cosa accada nelle verie trame, Gmor non morirà mai. A essere sinceri la cosa cambia poco, dato che la linea editoriale della Bonelli è da sempre molto protettiva nei confronti dei propri personaggi ed è praticamente impossibile che uno dei protagonisti principali o una delle sue spalle muoia. L'abbiamo visto con Sera durante la guerra, la cui menomazione già è stata una novità non da poco in tutto il panorama Bonelli, la cui linea editoriale (l'immortalità dei personaggi principali) si è rivelata un limite della saga stessa.
Però questo prologo un pizzico di curiosità ce l'ha stimolata. C'è infatti Gmor, ma non ci sono Ian e Sera. Che ne è di loro? Perché non sono con Gmor? Perché l'ascia di Gmor è appesa rotta (!) a una parete? Quando Gmor la guarda prova nostalgia (bellissima quella vignetta) degli anni passati o tristezza per un evento particolare e, potenzialmente, tragico?
Comunque il prologo ha un obiettivo ben preciso. La guerra ha distrutto fisicamente, ma anche politicamente e socialmente l'Erondar. Questo ha portato alla nascita di un'ambientazione diversa da com'era prima. Gli autori ci hanno preso per mano e ci hanno condotti in una visita guidata in cui è stata illustrata la nuova ambientazione o, se vogliamo, la vecchia ambientazione rinnovata. E questo gioco non è terminato col prologo, ma è proseguito con quello che potrebbe essere una sorta di secondo prologo dell'albo. A parte Gmor che sembra sempre uguale, Sera è cambiata come tipo di personaggio (ma lo sappiamo già, dato che abbiamo già visto la sua trasformazione psicologia e, purtroppo, anche fisica durante la guerra) e Ian ha cambiato look. E così gli autori hanno continuato la visita guidata spiegandoci come sta diventando Sera, perché Ian avrà un look diverso e anche perché Gmor resterà uguale.
Forse qualcuno potrebbe non aver gradito quest'eccesso di spiegazioni, ma a me questo "gioco" fra autori e lettori è piaciuto molto. Ho colto anche la battuta di Sera che fa notare come non le siano mai piaciuti gli scarponcini che Ian indossava prima, che è un po' un commento fatto da molti lettori.
In compenso c'è un dettaglio dell'anteprima del prossimo albo (recuperabile in Internet nel sito della stessa Bonelli) che mi ha fatto cadere due volte le braccia. Il Mago non è un mago, ma una maga e pare ci sia qualcosa fra lei e Ian. Cioè il colpo di scena viene autospoilerato rovinando un po' tutto (prima caduta delle braccia) e si tratta di un espediente già utilizzato nel secondo romanzo in prosa, quello scritto da Enoch (seconda caduta delle braccia, dopo che le avevo riattacate), riprendendo una delle abitudini poco gradite di questa serie, quella di riciclare vecchie idee.
Comunque, al netto di qualche perplessità dovute al fatto che io sono un lettore esigente, questo è un albo superpromosso. E con una copertina fra le migliori in assoluto.

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