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giovedì 26 settembre 2024

Bussano alla porta



M. Night Shyamalan è uno di quei registi che lo ami o lo odi. O a volte lo ami e lo odi contemporaneamente. Uno che ha sceneggato e diretto film come The village o Il senso senso, tanto per citarne un paio, deve essere uno nel cui profondo brilla la luce del genio, ma poi ti tira fuori E venne il giorno, pellicola che ha sceneggiato e diretto quando ormai era un autore esperto e affermato e ti chiedi se improvvisamente non abbia perso la maggior parte delle sue capacità. Che poi E venne il giorno non era proprio male e sia lo spunto (che praticamente è lo stesso del romanzo breve Il terrore di Arthur Machen), sia lo sviluppo erano anche validi, ma alla fine la sceneggiatura conteneva delle debolezze inaccettabili. Appunto, perché Shyamalan è uno che lo ami e lo odi contemporaneamente.

Comunque Shyamalan è uno che ha una certa dote nello sviluppo di storie inquietanti e disturbanti e le sa mettere in scena, anche se a volte gli manca quel qualcosa in più che renderebbe le sue pellicole perfette e memorabili. 
 
Bussano alla porta (a proposito, bel titolo!), Knock at the cabin nell'originale in inglese, è una trasposizione del romanzo La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay del 2018 che riprende in parte le tematiche già messe in scena nel film The box di Richard Kelly nel 2009 tratto da un episodio della serie televisiva Ai confini della realtà, a sua volta trasposizione del racconto Button, button di Richard Matheson, quello di Io sono leggenda, per intenderci. No, calmi, Io sono leggenda con Bussano alla porta non c'entra nulla, provate a rileggere le ultime righe, se avete capito così.

Ma quindi di cosa stiamo parlando? E' presto detto. Anzi, scritto.
 
Eric (Jonathan Groff) e Andrew (Ben Aldridge) sono due coniugi omosessuali con una figlia piccola, Wen (Kristen Cui) che, stanchi di essere additati dalla società come "diversi", hanno deciso di prendersi una piccola vacanza rilassante in famiglia in uno chalet isolato in un bosco. Qui la bambina, mentre sta giocando all'esterno, viene avvicinata dal mastodontico Leonard (Dave Bautista), un uomo che dice di essere un maestro elementare e che prima fa amicizia con lei e poi le chiede di andare a chiamare i genitori, perché si presenterà loro con altre tre persone e dovrà chiedere di prendere una decisione importante e tragica per scongiurare un'apocalisse mondiale.
Effettivamente arrivano gli altri tre, Sabrina (Nikki Amuka-Bird), Adriane (Abby Quinn) e Redmond (Rupert Grint, sì, quel Rupert Grint, Ron Weasley della saga di Harry Potter, che è diventato adulto ed è risciuto a girare qualche altro film oltre a quelli del maghetto inglese) e i quattro, in possesso di bizzarre armi autocostruite la cui funzione non è del tutto chiara, entrano in casa e dimostrano di non essere troppo amichevoli.
Altro non posso scrivere, altrimenti rischio lo spoiler.

Come scrivevo prima, il tema assomiglia molto a quello utilizzato nel film The box e nelle opere da cui è derivato. Fino a che punto l'individuo deve cercare di tutelare e proteggre sé stesso e fino a che punto invece il bene collettivo deve essere messo davanti? Tutto questo è facile se le decisioni devono prenderle degli altri, ma come la mettiamo se le decisioni dobbiamo prenderle noi? Come facciamo? Avremo la forza per prendere la decisione giusta? E, soprattutto, quale sarà la decisione giusta?

Ecco, da questo punto di vista la pellicola di Shyamalan è praticamente perfetta.

E allora perché tutto quel pistolotto iniziale sul fatto che il regista indiato naturalizzato statunitense o lo si ama o lo si odia (o lo sia ama e lo si odia)? Perché anche se il tema resta valido e potente, la tama non risulta sufficientemete solida come avrebbe dovuto. Il film è infatti un po' troppo vago su quello che sta accadendo. I quattro che entrano nello chalet sono chiaramente i cavalieri dell'apocalisse, mutuati nel nostro mondo. Ma è qui che arriva la debolezza. Dio ha deciso di punire l'umanità? Va bene, questo è chiaro. Perché? Il film non ce lo dice. Assolutamente. Sarebbe anche stato facile, bastava aprire un qualche quotidiano e scegliere una notizia qualsiasi; probabilmente avrebbe dato lo spunto a un Dio biblico di decidere di farla finita con l'umanità. E invece non è così, una motivazione non c'è. E perché la distruzione dell'umanità può essere fermata da Eric, Andrew e Wen? Perché loro tre? Cos'hanno di diverso dalle altre persone da doversi prendere questo infausto incarico? Anche questo non viene spiegato e anche qui non passa del tutto la potenza del messaggio (sempre che ci sia un messaggio e non solo la volontà di mettere in scena una sensazione) e sembra di trovarsi solamente all'interno di un gioco tragico, mortale e catastrofico. Ma senza motivo, voluto da un Dio volubile e inconoscibile. Cosa, che però, si discosta dall'afflato biblico che invece la trama sembra voler avere. E quindi la pellicola si sviluppa solo su questa scelta inquietante che devono fare Eric, Andrew e Wen.
 
Anche il comportamento dei quattro cavalieri dell'apocalisse resta abbastanza ermetico e anche in questo caso il tutto sembra mirato a generare quell'atmosfera che Shyamalan o Tremblay volevano creare.

Il cavaliere dell'apocalisse principale Leonard risulta alquanto bizzarro. Il suo aspetto è quello del mastodontico e muscoloso Dave Bautista, che spiazza fin da subito. Non ci si aspetta certo di trovare quella fisicità lì in un maestro delle elementari (anche se il buon vecchio Arnold Schwarzenegger nel 1990 aveva recitato nella commedia Un poliziotto alle elementari, quando aveva sdoganato la sua immagine di duro, avendo capito di possedere anche una certa vena comica). E per di più le maniere di Leonard sono estremamente gentili e affabili, anche se si capisce fin da subito che dientro c'è qualcosa di tragico e inquietante.

Il maestro elementare che tutti vorremmo aver e non aver avuto

Da quanto dichiarato da Shyamalan, Leonard era così anche nel romanzo e quando il regista ha visto Bautista ha capito subito che la parte sarebbe stata sua. Bautista è un attore singolare, nato come wrestler che è finito a fare cinema, è riuscito a interpretare parti diverse, riuscendo anche a sviluppare un'improbabile dote comica (come il giaà citato Schwarzenegger). Ma come anche in altri film, mi sembra un bravo attore che ha delle spalle fisicamente larghe, ma non abbastanza per sorreggere un'intera trama da solo. Bautista è uno che interpreta bene un personaggio che s'inserisce in un gruppo di pari, ma fa un po' più fatica a interpretare un personaggio principale. L'opposto di Schwarzenegger che, invece, ha la capacità di accentrare un'intera pellicola sul suo personaggio.
Anche gli altri tre cavalieri dell'apocalisse non è che facciano proprio il massimo, forse non supportati da una trama che non dedica loro sufficiente spazio, anche perché alcuni restano in scena veramente poco. Se non altro è stato singolare vedere una versione schizzata di Rupert Grint, che tanto di discosta dal personaggio che l'ha reso famoso in tutto il mondo, ma che contemporaneamente l'ha ingabbiato forse per l'eternità.
Nessun picco nemmeno per i due babbi della piccola Wen al punto che ho faticato a empatizzare con loro che, a conti fatti, sono quelli che ricoprono il ruolo più delicato, dovendo prendere la decisione più difficile della loro vita e, essenzialmente, plot dell'intera pellicola.

E' un buon film? Non saprei. Sì e no.

Lo consiglio? Non saprei. Se vi piace Shyamalan guardatelo. Oppure se vi piace Shyamalan non guardatelo!

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