martedì 26 aprile 2022

Dark - Stagione 1

  

Ancora una serie, devo essere impazzito!

Si fa un gran parlare in Internet di questa serie tedesca del 2017, poi definitivamente conclusa nel 2020 con la terza stagione e mi ci sono buttato anche io. Anche perché mi è bastato leggere una brevissima sinossi che parlava di viaggi nel tempo e già sapevo a quel punto che l'avrei guardata.

Alcuni associano Dark a Stranger Things e in effetti a prima vista le due serie sembrerebbero avere dei punti in comune, anche se, strada facendo, sembra sempre più chiaro che i punti di discontinuità siano molti di più di quelli in comune che, stringi stringi, non sono poi così tanti. Forse alcune atmosfere uniscono la serie statunitense a quella tedesca, nonché il sempre presente e asfissiante mistero, ma le direzioni intraprese sono molto diverse. E molto diversi sono anche gli stili. Molto meno seriosa quella americana, molto più cupa, drammatica e... dark, appunto, quella tedesca. Quella americana è anche molto più teen, mentre Dark, pur avendo dei protagonisti adolescenti, ma comunque più grandi di quelli di Stranger Things, all'inizio, che poi crescono, non è dichiaratamente destinata a un pubblico teen.

Un po' di trama.

Siamo in Germania, nella cittadina immaginaria di Winden, che non ha nulla a che fare con la vera Winden tedesca. Quella vera è un piccolo paesino di poco più di mille abitanti che si trova nel Circondario di Germersheim, nella parte sud-orientale dello stato federato della Renania-Palatinato. Quella immaginaria non viene mai chiaramente collocata in un luogo preciso, ma pare si trovi nella Foresta Nera, nello stato federato del Baden-Württemberg, in un'area che quindi è confinante con il Circondario di Germersheim. Ma soprattutto, la Winden di Dark è sicuramente molto più grande, dato che certamente ospita un commissariato di polizia (o qualcosa del genere), una scuola superiore, un ospedale, ha addirittura un quotidiano, un albergo e altre strutture che, sicuramente, non potrebbero essere in un paese di mille abitanti. A fianco della città immaginaria si trova l'omonima centrale nucleare, destinata alla chiusura in seguito al progressivo abbandono dell'energia nucleare deciso dal Governo tedesco e un sistema di grotte, anch'esse denominate "di Winden". Ma la cittadina non la vediamo praticamente mai. Alcune case sono nel bosco. Altre strutture, come la scuola, vengono inquadrate, ma senza farci vedere cosa ci sia attorno. In una puntata si vede una porzione della cittadina inquadrata dall'alto, ma si tratta di poche case immerse nel bosco. Gli abitanti sembrano conoscersi tutti, come accade nei piccoli paesi e, in pratica, i protagonisti, tanti, appartengono quasi tutti a 4 famiglie, altro elemento che fa pensare a un piccolo centro, cosa che però si contraddice con altri elementi delle cittadina, che non possono essere in un piccolo paese. Quasi come se la Winden cinematografica fosse volutamente un luogo indefinito, un contesto/contenitore dove si svolgono le vicende, ma che non ha confini ben definiti. Winden è ciò che serve, quando e come serve. Fra l'altro tutti i personaggi, del presente e del passato (e forse del futuro) vivono tutti a Winden e non ci sono mai scambi con l'esterno. E questo rende la cittadina ancora più misteriosa, proprio come se fosse un microcosmo indipendente, immerso nella Foresta Nera, anche se la maggior parte delle scene all'aperto sono in realtà state girate vicino a Berlino, nella Fahrtechnik Akademie di Kallinchen, una ex area di addestramento militare della Repubblica Democratica Tedesca.

Ma non divaghiamo.

Winden, al di là delle misteriose dimensioni e degli indefiniti confini, è un luogo piuttosto lugubre, dove piove sempre o, comunque, il cielo è sempre plumbeo.

I protagonisti principali sono parecchi e, come ho già scritto, sono quasi tutti appartenenti a quattro famiglie della città, Kahnwald, Nielsen, Doppler e Tiedemann. Di questi probabilmente quello che è possibile individuare come protagonista principale, nonché unico presente nella locandina più famosa e, comunque, locandina della prima stagione, è Jonas Kahnwald interpretato da Louis Hofmann (Louis Hofmann nelle vicende che si svolgono nel 2019, perché, l'ho già scritto, qui ci sono i viaggi nel tempo. Jonas sarà interpretato anche da Andreas Pietschmann per tutto ciò che si svolge nel 2052 e da Dietrich Hollinderbäumer per... vabbè dai, guardatevela). Jonas è un ragazzo delle superiori, che il 21 giugno 2019 ha perso il padre Michael (Sebastian Rudolph), il quale si è suicidato impiccandosi nella propria abitazione e lasciando una busta chiusa sulla quale è scritto che dovrà essere aperta solo dopo le 22.13 del successivo 4 novembre. Non sto facendo spoiler, questo è proprio l'incipit della prima puntata, che poi riprende... dalla mattina del 4 novembre 2019.

Senza rivelare troppo, sempre nella prima puntata vengono presentati i principali personaggi dell'intera saga: Ulrich Nielsen (Oliver Masucci), poliziotto e padre di Magnus (Moritz Jahn), Martha (Lisa Vicari) e Mikkel (Daan Lennard Liebrenz), Bartosz Tiedemann (Paul Lux) e Franziska Doppler (Gina Stiebitz). Ma ne ho scritti solo alcuni, perché i membri delle famiglie li vediamo un po' tutti e i nomi degli attori sono solo quelli che vediamo nel 2019, perché poi negli altri periodi storici ovviamente cambiano. Che poi se ve li volete leggere tutti, li trovate anche nella pagina di Wikipedia, che è molto precisa (ma non fatelo, perché rischiate parecchi spoiler). Perché l'ho già detto, vero, che qui ci sono dei viaggi nel tempo? E dei paradossi temporali?

Stavamo dicendo? Sì, nel novembre del 2019 è da poco scomparso un ragazzo delle scuole superiori, Erik Obendorf e una sera il gruppetto formato da Jonas, appena tornato in città da una struttura presso la quale era stato in terapia psichiatrica, Bartosz, i fratelli Magnus, Martha e Mikkel e Franziska, mentre si trovano nel bosco in prossimità dell'ingresso delle inquitanti grotte, soccede qualcosa di strano. Dal buio delle grotte provengono dei rumori, le torce elettriche si spengono e i ragazzi, presi dal panico, scappano. Solo che alla fine viene a mancare il piccolo Mikkel, che per un po' rimane con Jonas, poi il ragazzo lo perde di vista. E così i giovani scomparsi diventano 2. Evento che ricorda molto quanto accadde esattamente 33 anni prima, nel 1986, quando scomparve Mads Nielsen, fratello di Ulrich.

E qui mi fermo, perché gli intrecci che emergeranno nelle 10 puntate di questa prima stagione sono piuttosto articolati e via via più complessi con il procedere della trama e non voglio introdurre odiosi spoiler.

La serie presenza più aspetti, quello più misterioso, quello più thriller e a tratti diventa un vero e proprio giallo, con le varie indagini fatte da alcuni personaggi per capire cosa sta accadendo e anche cosa sia accaduto in passato. Perché qui i misteri sono tanti e non sono tutti nel presente. E a partire dalla settima puntata i personaggi iniziano a muovarsi non più solo nel 2019 e nel 1986, ma anche nel 1953.

A un certo punto diventa anche piuttosto complicato stare dietro non solo ai tanti personaggi, ma anche all'aspetto che hanno nei tre diversi anni. E' vero che la selezione degli attori deve essere stata particolarmente accurata, dato che le somiglianze sono incredibili, ma il caos diventa veramente notevole. Se a questo si aggiunge che alcuni personaggi si muovono da un'epoca all'altra, questo rende ancora più complesso fare i collegamenti. Per questo Baran bo Odar, il regista svizzero naturalizzato tedesco, che ha diretto tutti gli episodi e ha ideato la serie, fornisce alcuni dei brevi riassunti, affincando delle immagini dei personaggi in epoche diverse.

E' proprio sui personaggi che viene fatto il lavoro migliore, perché ciascuno di questi ha un suo carattere e una sua personalità e ciascuno di questi nasconde dei segreti che verranno centellinati nel corso delle puntate.

Puntata dopo puntata la faccenda si fa sempre più ingarbugliata, con dei collegamenti fra i personaggi e fra le epoche sempre più complessi, ma il castello regge, segno che si basa su una trama piuttosto solida, cosa non scontata quando si ha a che fare coi viaggi nel tempo.

Ovviamente la consiglio.

6 commenti:

  1. Nonostante non ami affatto le serie tv, questa (insieme a pochissime altre) è stata quella che mi ha maggiormente colpito in senso positivo.

    Hai centrato tutti gli aspetti della prima parte (e nella seconda le cose si complicano ulteriormente...), i molti pregi e i pochissimi difetti.

    Nella terza ed ultima parte l'apparente straordinaria confusione temporale creata dagli sceneggiatori sarà messa a posto e il cerchio si chiuderà.

    Ottima segnalazione.

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    1. Diciamo che io di norma non amo le serie. Però di questa avevo letto solo commenti molto buoni e devo dire che è una spanna sopra la maggior parte delle altre. E poi io sono un drogato di viaggi nel tempo. A breve la recensione anche della seconda stagione

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  2. Mah... non ho mai capito l'entusiasmo per questa serie. Mi pare abbiano voluto complicare il nulla giusto per.
    Ti dirò, mi ha esaltato più il sentire citare "Pleasure to kill" dei Kreator che tutto l'insieme 😅

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    1. Personalmente non ho mai capito l'entusiasmo per tante altre (Stranger Things in primis)!

      Come ho già scritto non amo le serie e non le concepisco come struttura ideale per raccontare una storia, ciò nonostante qualcosa ho visto e "Dark" è stata una di quelle che mi ha affascinato fin dalle primissime puntate.

      Non è certo l'unica degna di lode (non si raggiungono le vette inarrivabili di "Devs" e "Calls") ma sicuramente è stato fatto un ottimo lavoro.

      Forse si poteva renderla più snella ma, sostanzialmente, il meccanismo temporale messo in campo dalla sceneggiatura necessitava di passaggi narrativi obbligatori (evitando di dare molte cose per scontate e, quindi, poco comprensibili dal pubblico).

      La difficoltà maggiore per lo spettatore è quella di avere a che fare con una ventina di personaggi in tre contesti temporali differenti: 60 attori da mettere a fuoco e seguire è davvero un impegno molto difficile da superare.

      Ciò nonostante questa opera può suscitare un grande fascino a chi si voglia accostare con pazienza e dedizione.

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    2. Sentire i Kreator in una serie tv ha colpito anche me (☺️). Io non direi che questa serie complica una cosa semplice, però. I viaggi nel tempo generano sempre dei paradossi complessi. In questo caso gli autori sono riusciti a portare all'estremo questo genere di paradossi. Per me che sono un appassionato di viaggi nel tempo è il massimo. È un po' come se uno dicesse che un assolo di chitarra non facesse altro che complicare un riff, che sarebbe invece semplice. Sì, tecnicamente è così, ma per chi ama un certo tipo di musica, l'assolo è fondamentale!

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    3. Giusto Rael. Tutti quei personaggi, per di più anche di età diverse, a un certo punto iniziano a far girare la testa. Ora che ho finito la seconda stagione (tra breve arriverà anche la recensione) più volte mi è capitato, dopo aver sentito citare un personaggio, di chiedermi chi fosse. E a quale versione di quel personaggio si facesse riferimento. Per fortuna ogni tanto il regista lascia qualche suggerimento

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