Lo dichiaro subito, questa pellicola è un po' come un pesce fuor d'acqua in questo blog, però qui non ci sono limiti o regole, per cui, per quanto mi sia trovato quasi casualmente a vederlo, ho finito per farne una recensione.
Il protagonista della pellicola, Jaden Smith, è il secondo figlio, il primo della seconda moglie del più noto Will Smith. Il ragazzo ha iniziato a recitare da giovanissimo, all'età di 8 anni, nella pellicola La ricerca della felicità, insieme al padre e con la regia di Gabriele Muccino e, malgrado abbia oggi solo 22 anni (ne aveva 19 quando iniziarono le riprese di Life in a year, in quanto il film fu girato nel 2017, anche se è uscito solo verso la fine del 2020), ha già recitato in 6 pellicole, di cui 3 da protagonista (con il padre quasi sempre produttore), nonché è autore di 2 album rap. Già tutto questo me lo fa essere un po' antipatico, ma devo dire che fino ad ora, antipatia a parte, non mi ha mai deluso (escluso il rap, che proprio non mi piace, ma quelli sono gusti musicali).
Ma veniamo a Life in a year e alla sua trama, in breve, senza preoccuparci troppo degli spoiler, dato che il plot fondamentale viene già tutto descritto nel trailer e nelle presentazioni che sono state fatte della pellicola.
Daryn (Jaden Smith) è l'incarnazione di quello che potrebbe essere il sogno americano per una famiglia di colore. La sua famiglia è benestante e rispettabile e il ragazzo, che frequenta l'ultimo anno delle superiori, ha dei voti altissimi, è un campione nello sport e sta tentando di essere ammesso ad Harvard, la prestigiosa università americana dove solo il 6% di chi fa domanda riesce ad entrare. Il padre, Xavier (Cuba Gooding Jr.) crede profondamente in lui e ripone nel figlio tutte le sue ambizioni, tanto di aver programmato tutta la sua vita, dagli studi agli allenamenti. A dir la verità Daryn ha anche una passione adolescenziale per il rap, che coltiva insieme agli amici fraterni e storici, Kiran (Stony Blyden) e Sammy (JT Neal), che non corrisponde proprio ai programmi del padre.
Una sera i tre ragazzi cercano di assistere al concerto di Big Sean (che è un vero rapper e interpreta se stesso), ma entrare sembra impossibile, a causa della lunga coda, così tentano di intrufolarsi da una porta di servizio. Qui incontrano un'appariscente ragazza dai capelli azzurri (Cara Delevingne) che è già riuscita a entrare nel locale, ma mentre stanno contrattando per farsi aiutare a entrare anche loro, vengono scoperti da un buttafuori e il tentativo abortisce per tutti.
Tagliamo corto. Daryn si innamorerà a prima vista della ragazza, Isabelle e cercherà di conquistarla, scoprendo di lei molte cose che la piazzano in un mondo molto diverso dal suo. Vive da sola in un quartiere malfamato, la madre è una ex tossica e il padre non ricordo, comunque se ne sono andati entrambi, non frequenta la scuola, l'unica persona che si occupa di lei è una drag queen (anzi, forse il termine giusto sarebbe un travestito, ma non vorrei usare un termine che qualcuno potrebbe considerare offensivo) e, soprattutto, è gravemente malata e le resta un solo anno di vita.
Tutto qui. Ovviamente questo non fermerà Daryn, ma lo porterà a vivere una storia d'amore il cui finale non può che essere drammatico e questa esperienza cambierà radicalmente la sua vita. Perché se t'innamori, l'amore è più forte della morte e poco importa se ciò che hai davanti durerà tutta la vita o solo un anno.
Life in a year è volutamente un film strappalacrime, è stato girato con questo specifico obiettivo e ce la mette tutta per farcelap. E, devo essere sincero, a parte qualche luogo comune (ma forse non si poteva fare diversamente) riesce anche nel suo intento. La trama è chiaramente stata pensata per far appassionare al rapporto fra i due protagonisti, ma con un dramma che, di fotogramma in fotogramma, cresce verso quello che è l'inevitabile finale.
Anche questa volta Jaden Smith se la cava, pur senza toccare picchi, ma, per la miseria, aveva ancora 19 anni, non si può pretendere una recitazione da Oscar. Storia d'amore con la "condannata" Isabelle a parte, a tratti mi è quasi sembrato che il piccolo Smith impersonasse se stesso, un figlio che cerca di uscire dalla strada già preparata dal padre. Ma queste sono forse solo impressioni mie. Chi invece mi ha stupito è Cara Delevingne. Per quanto inizi a essere un po' troppo grande per fare la diciottenne o la diciannovenne (aveva 26 anni quando ha girato la pellicola), mi sono reso conto per la prima volta che effettivamente, se vuole e se non eccede con le sue faccine, sa recitare. Capacità che, con le precedenti pellicole, almeno per quello che avevo visto io, pensavo le fosse completamente estranea. E invece in questo caso riesce a dar vita a un personaggio intenso, appassionante, forte e debole nello stesso tempo.
Guardatelo, se volete vedere un film che vi spezzerà il cuore. Tanto lo sapete già come andrà a finire.
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