Sembra incredible, ma sto scrivendo una recensione di un film appena uscito in Italia. Sono emozionato. Cercherò di stare superattento con gli spoiler.
Devo dire che appena ho visto quel volto sulla locandina mi sono un po' preoccupato. Conoscevo Chloë Grace Moretz solo per quella cagata de La quinta onda, film young adult, tratto da un romanzo young adult, dove la Moretz, malgrado la grande esperienza (ma quanti film ha fatto questa ragazza, pur essendo ancora giovanissima?), non mi era certo sembrata fenomenale. Però dai, tutti hanno diritto a un'altra possibilità e chi sono io per stroncare così un'attrice e quindi sono passato sopra ai timori iniziali. Che poi ha anche ricevuto un sacco di premi, evidentemente La quinta onda deve essere stato solo un incidente di percorso. Nel cameo contenuto nel Diario di una schiappa già fece molto meglio.
Ma che cos'è questo film dal titolo così strano? Sarebbe Mother Vs Android, ma l'hanno scritto in modo un po' insolito. Una storia di fantascienza? Una storia sui robot? Un romanzo di formazione? Un survival? Una storia d'amore fra adolescenti un po' cresciuti? Un horror?
In realtà Mother/Android è tutto questo, contemporaneamente. E allora andiamo con un po' di trama, stando molto attenti.
Siamo... Quando siamo? Non è chiarissimo, sembra di essere ai giorni nostri. Georgia (Chloë Grace Moretz) e Sam (Algee Smith) sono chiusi in bagno nella casa di lei. La ragazza sta facendo dei test di gravidanza, è già al terzo, e tutti danno la stessa identica risposta: è incinta. Mentre Sam si dimostra preoccupato, ma deciso a fare tutto ciò che deve fare, Georgia è sconvolta e il perché lo si scoprirà poco dopo, quando in una festa a casa di un amico confida a un'amica di non sapere cosa fare, perché non è nemmeno sicura di voler continuare a stare con Sam. Fin qui sembra una storia per ragazzi, con problemi per ragazzi. Fin qui...
Intanto ci accorgiamo che in tutte le case ci sono degli androidi che fanno i maggiordomi (e quindi non siamo proprio ai giorni nostri, anche se sembra) e poi succede qualcosa. Si sente un rumore assordante e i cellulari impazziscono. E subito dopo tutti gli androidi iniziano a uccidere gli esseri umani. Così, anche a mani nude.
Da qui si fa un salto di svariati mesi. La ribellione degli androidi ha stravolto il mondo, il genere umano è prossimo all'estinzione, gli androidi cacciano gli ultimi esseri umani rimasti e Georgia e Sam sono in viaggio, a piedi, con la ragazza in procinto di partorire, nel tentativo di raggiungere Boston da dove, si dice, partono delle navi per l'estremo oriente, un territorio ancora sicuro, ma dove accettano solo chi ha figli molti piccoli, perché non sono in grado di occuparsi di tutti. Forse c'è anche una spiegazione del perché in oriente la rivoluzione degli androidi non abbia funzionato, ma non ricordo di averla colta.
Basta, qui mi fermo, che poi scrivo troppo.
Il film è molto povero, quasi senza effetti speciali (cosa non semplice per un film che descrive una guerra fra uomini e robot) e si basa quasi interamente sulla recitazione della Moretz e di Smith. E... sorpresa! Chloë sa recitare! Forse che ne La Quinta Onda sia stato chi l'ha diretta a sbagliare? Ma insomma, lasciamo stare. Resta il fatto che la Moretz riesce a dare vita a un personaggio molto intenso. Probabilmente già intenso nella sceneggiatura, ma la riuscita finale è certamente merito anche e soprattutto dell'attrice che interpreta Georgia magnificamente.
A essere sincero la pellicola contiene alcune debolezze, in parte dovute alla scarsità di mezzi (ma qui ci si può passare sopra. Anzi, proprio la scarsità di mezzi può essere un vanto di queste pellicole e direi che in questo caso la scarsità di mezzi sia anche voluta), in parte derivanti da leggerezze di trama che forse con qualche attenzione in più si potevano evitare e questo spiace. Ma se perdoniamo qualche piccolo peccato, Mother/Android rimane una pellicola solida, a tratti addirittura minimalista, che non spiega nulla, ma tutto quello che succede ha una spiegazione e un suo perché. Una pellicola che, come scrivevo all'inizio, è un po' un mischione di diversi generi, ma che alla fine vanno a costituire un complesso che funziona egregiamente. Perché sì, per una buona parte della pellicola vediamo Georgia e Sam che fondamentalmente girano a piedi in un bosco o si fermano in una casa abbandonata, ma il film comunica ugualmente una tensione mica da poco. Quasi come se gli androidi facessero paura anche senza vederli. E anche questa mancanza di spiegazioni è un elemento di qualità dell'opera del regista Mattson Tomlin. A volte nei film, nei libri e nei fumetti a un certo punto arrivano degli spiegoni della trama. Spiegoni che a volte sono superflui, mentre altre sono indispensabili per capire cosa sta accadendo. Ma se sono necessari significa che la trama non è sufficientemente solida da sola. In questo caso, invece, Tomlin non ci spiega assolutamente nulla e noi capiamo ugualmente quel poco che è necessario capire per proseguire nella visione.
Mattson Tomlin è un giovane sceneggiatore romeno (ha appena 31 anni), autore di due sceneggiature scritte per pellicole che sono uscite nel 2020, Project Power e Little fish e anche grazie a queste viene scelto come sceneggiatore del nuovo film di Batman che uscirà quest'anno. Nel frattempo Mattson ha avuto il tempo di sceneggiare e per le prima volta anche dirigere questo Mother/Android.
Se proprio vogliamo essere pignoli e critici, si potrebbe dire che verso la fine rallenta anche un po' troppo (ma non dimentichiamo che Mother/Android è un film che ha diverse anime e le deve far convivere tutte, cosa non facile. Soprattutto quando è necessario accostare momenti più movimentati a momenti più introspettivi e drammatici) e forse qualche passaggio avrebbe necessitato di una riscrittura. C'è anche un espediente (Georgia e Sam che si risvegliano dopo che è successo qualcosa di intenso. Di più non scrivo, altrimento diventa impossibile non spoilerare) che nel finale si verifica ben due volte consecutive nell'arco di pochissimo tempo. Ecco, i peccati che dobbiamo perdonare a Tomlin sono questi, ma lo possiamo fare tranquillamente, dato il prodotto che alla fine è riuscito a sfornare.
Punto di forza, ma purtroppo anche di debolezza, del film è l'aver voluto metterci un po' troppe cose, col rischio di scontentare tutti i tipi di spettatori, sia quelli che volevano la guerra fra umani e robot, sia quelli che volevano la storia d'amore e via dicendo. Se nella presentazione di Netflix leggo "in un mondo postapocalittico scosso da una violenta rivolta di androidi, una giovane incinta e il suo compagno cercano disperatamente di mettersi in salvo", le parole "postapocalittico" e "violenta rivolta di androidi" inevitabilmente mi fanno pensare a Terminator o, insomma, a quella roba lì e quello mi aspetto (Sorpresa! Mattson Tomlin dovrà scrivere per Netflix una serie di anime basati su Terminator!). Ma Mother/Android non è quella roba lì! E così si hanno certe aspettative relative allo svolgimento della trama quando, nelle primissime sequenze, sembra di essere davanti a un film per ragazzi. Ma ancora una volta Mother/Android non è quella roba lì! Forse e non è la prima volta che lo scrivo, sarebbe bene guardare i film senza sapere troppo di quello che si andrà a vedere, per evitare di farsi delle aspettative sbagliate.
Perché, sapeve che vi dico? Alla fine a me questo Mother/Android, al netto dei peccati perdonabili, è proprio piaciuto!
Attenzione, aggiunto un dettaglio che riguarda il finale, che in pratica diventa un piccolo/grande SPOILER e quindi consiglio di LEGGERLO SOLO DOPO AVER VISTO IL FILM.
Andiamo?
Andiamo, ma ricordo che questo dettaglio, che riguarda la vita del regista e non il film, di fatto è uno SPOILER.
Come ho scritto Mattson Tomlin è di origine romena, ma in realtà è cresciuto nel Massachusetts. Questo perché i suoi genitori, entrambi romeni, durante la rivoluzione che portò al crollo del regime di Ceausescu, decisero di farlo adottare da una coppia degli Stati Uniti, per fargli avere un futuro e quindi dentro Mother/Android, pur essendo una storia di fantascienza, c'è molto di Tomlin che, con questa pellicola, ha voluto lasciare una sorta di lettera per i suoi genitori biologici.
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