Finalmente dopo dieci libri, che per me che ho letto i primi sette nella vecchia edizione, quella poi abbandonata con il fallimento e la rinascita della casa editrice Armenia, sono stati in tutto tredici volumi, dato che il terzo, il sesto e il settimo furono divisi in due, dopo oltre 10.000 pagine, termina l'incredibile e mastodontica saga del Libro Malazan dei Caduti dello scrittore canadese Steven Erikson.
Si tratta di una chiusura col botto, senza dubbio, con le tre macrolinee narrative e le loro innumerevoli trame e sottotrame, almeno la maggior parte, che convergono nel gran finale, dove assistiamo a epiche battaglie e al tanto atteso risveglio del Dio Storpio.
Ne è valsa la pena?
Per rispondere a questa domanda basta dire che il Libro Malazan dei Caduti è (per me, s'intende!) la miglior saga fantasy di sempre. Una saga che ha donato ai lettori un nuovo, originale e unico mondo fantasy con razze, popoli, continenti, culture tanto aprofonditi e curati da sembrare reali.
Ma il Libro Malazan dei Caduti è una saga che ha donato anche centinaia di personaggi, anch'essi orginali e profondi tanto da sembrare reali e mai ripetitivi e aderenti alle solite icone fantasy. E' una saga che ci ha alternato momenti di elevatissima epicità a lunghi tratti di pura filosofia. E' una saga, infine, che ha capito che il lettore di romanzi fantasy può essere un lettore adulto e maturo in grado di leggere anche testi difficili, che non si limitano a descrivere battaglie ed eventi immaginari, ma vogliono andare un po' più fondo, utilizzando il fantasy solamente come un espediente, sperimentando uno stile insolito, complesso, ma alla fine appagante.
E anche l'ultimo volume non delude.
Abbiamo una novità. Erikson ci ha abituato alle novità e spesso ci stupisce. Come avevo già scritto per il nono volume, La polvere dei sogni, e come lo stesso Erikson ha dichiarato, in realtà gli ultimi due libri andrebbero intesi come due volumi dello stesso libro. E, infatti, la lentezza del nono trova spiegazione nel decimo, in quanto il nono volume non è altro che una sorta di preparazione di ciò che avverrà nel decimo.
Questa volta Erikson limita l'inserimento di nuovi personaggi e nuove sottotrame (in realtà un po' lo fa ancora), perché il decimo romanzo sviluppa ciò che era stato preparato nel nono.
Le grandi trame, quindi, giungono a una conclusione e tutte sono legate a grandi batteglie. Abbiamo quella degli Shake, eredi umani dei Tiste Andii, che, nella città abbandonata di Kharkanas affrontano i Tiste Liosan. E abbiamo tre diverse battaglie contro i Forkrul Assail e l'esercito di Kolanse da essi sottomesso: quella dell'Armata di Paran, quella di una parte dei Cacciatori di Ossa, affiancati dai Letherii del Principe Brys, dai Bolkando, dai sopravvissuti Barghast, dai K'Chain Che'Malle, da uno sparuto di T'lan Imass e altri per la conquista della Guglia e il recupero del cuore del Dio Storpio e, per finire, quella dell'ultimo gruppo dei Cacciatori di Ossa, guidati dall'immenso Fiddler (Violinista nella nuova edizione) in difesa della collina all'interno della quale si trova il corpo del Dio Storpio.
Per la verità non tutte le trame della lunga saga arrivano alla conclusione. Alcune si fermano, anzi, si erano già fermate, anche perché sono approfondite dai libri di Esslemont, cocreatore dell'universo fantasy insieme a Erikson, purtroppo non ancora tradotti in italiano. La trama di Karsa Orlong, quasi assente, ma comunque importante nell'ultimo romanzo, sappiamo che sarà sviluppata in una trilogia futura e del passato di Kharkanas, anch'essa oggetto di una trilogia, attualmente in produzione. Anche i misteri che hanno accompagnato il lettore per tutta la saga non verranno completamente svelati. Ad esempio cosa sia esattamente un Azath, perché si formi e cosa ci sia dietro rimane qualcosa spiegabile più che altro con delle congetture dei lettori, piuttosto che con informazioni chiare fornite dall'autore. Ma a questo Erikson ci ha abituato. Non ci deve per forza rivelare tutto, il lettore deve fare la sua parte.
Nel romanzo Il Dio Storpio, ancora una volta sono i personaggi e la loro umanità e sensibilità a essere protagonisti, con episodi come sempre toccanti e che lasciano il segno.
Ma voglio qui dismettere gli abiti da fan della saga e essere anche un filo cattivo. Perché anche quando si raggiungono queste vette letterarie qualche difetto rimane.
E allora, se proprio vogliamo andare a cercare il pelo nell'uovo, ecco qualche critica.
Confesso che le prime 300 pagine mi hanno lasciato un po' di sconforto. Erikson non è propriamente un autore veloce. Lo sappiamo e lo accettiamo e sappiamo che la lentezza è dovuta al fatto che i suoi romanzi non sono solamente un susseguirsi di battaglie ed eventi. Però, dopo un intero romanzo, il nono, dove non accade quasi nulla, esclusa la battaglia finale, in preparazione del decimo romanzo (e stiamo parlando di 1200 pagine), leggere altre 300 pagine dove pare non accadere nulla mi ha lasciato un po' perplesso. Ma è solo un inizio. Poi arriva ciò che il lettore vuole.
Un altro difetto è quello degli antagonisti di quest'ultimo romanzo, i Forkrul Assail e i loro eserciti umani del regno di Kolanse. Sappiamo che sono fortissimi e rappresentano una sfida difficile da superare. Ma lo sappiamo solamente perché Erikson ce lo ripete in continuazione. In realtà lo spazio a essi dedicato è molto ridotto. Oltretutto i loro avversari, i protagonisti di questo romanzo, sono costituiti da un'alleanza piuttosto ampia. In una saga di 10.000 pagine, dove spesso non c'è stata una vera e propria distinzione fra protagonisti e antagonisti, è singolare che gli antagonisti principali degli episodi conclusivi non abbiano trovato sostanzialmente spazio. Per la verità la stessa sorte dei Forkrul Assail è toccata anche ai Tiste Liosan. Spezzando una lancia in favore di Erikson, si potrebbe dire che probabilmente i Forkrul Assail vengono descritti meglio nei libri di Ian Esslemont che, comunque, fanno parte dello stesso universo narrativo. Purtroppo in Italia è già un miracolo che la saga principale di Erikson sia stata pubblicata tutta, considerando anche il fallimento della casa editrice dopo la pubblicazione della prima parte dell'ottavo libro, quindi temo che i libri di Esslemont non li vedremo mai. Non in italiano, almeno. Per quanto riguarda i Tiste Liosan, invece, saranno sicuramente descritti meglio nella trilogia di Kharkanas, ma anche questa, chissà se verrà mai pubblicata in Italia.
Mi fermo qui, perché ciò che c'è di buono, in questo decimo romanzo, come in tutta la saga, supera di gran lunga i difetti e diventa ingeneroso parlarne troppo.
Il problema più grande, arrivati all'ultima riga del Dio Storpio è una domanda che il lettore si pone o, almeno, che io mi sono posto: e adesso? La saga è lunga e finché sapevo che c'erano altri romanzi da leggere era tutto a posto. Ma ora che ho letto anche l'ultimo? C'è quel senso di soddisfazione e appagamento che si prova quando si termina un libro, che si trasforma anche in un senso di vuoto, perché si sa che non si avrà più modo di leggere le vicende di quei personaggi e di quel mondo. Questo senso bipolare di appagamento e vuoto è ancora più grande dopo aver letto la saga di Erikson. Unito al fatto che dopo aver letto qualcosa di così alto, molte altre saghe risultano sminuite e deboli.
Ecco, forse il difetto più grande del Libro Malazan dei Caduti è il fatto che si trasformi in una droga in grado di dare dipendenza.
Direi che sono pronto per la rilettura dell'intera saga...
INDUBBIAMENTE LA MIGLIOR SAGA DI SEMPRE
RispondiEliminaSenza dubbio.
EliminaE con distacco!