mercoledì 16 dicembre 2020

Senza nessuna pietà


Due film italiani consecutivi, credo sia una specie di record per questo blog.
Senza nessuna pietà è una pellicola del 2014 con protagonista l'ormai affermato, poliedrico e impegnatissimo Pierfrancesco Favino.
Siamo a Roma, Mimmo (Pierfrancesco Favino) è un uomo robusto, solo e introverso, un manovale che divide la sua vita fra il lavoro e i servizi che deve svolgere per suo zio Santili (Ninetto Davoli), il capo di una cosca malavitosa, che si è occupato di lui dopo la morte del padre. Mimmo vive solo in un miniappartamento popolare e ha un solo amico, Roscio (Claudio Gioè) e insieme a lui deve fare il lavoro sporco per lo zio, come ad esempio, lo apprendiamo all'inizio della pellicola, picchiare un meccanico che aveva chiesto un prestito alla malavita.
In realtà Mimmo non è un uomo malvagio, ma è invischiato in questa triste vita in cui deve riconoscenza allo zio.
Un giorno Mimmo e Roscio ricevono l'incarico di portare una bella e giovane escort, Tania (Greta Scarano) dal cugino di Mimmo, Manuel (Adriano Giannini), il figlio di Santili. L'uomo, arrivato a casa di Manuel, lo trova impegnato con un'altra escort e per questo gli chiede di tenere Tania con lui per un giorno e portargliela il giorno seguente.
In quella giornata in cui un riluttante Mimmo e Tania si trovano a convivere scatta qualcosa e niente sarà più come prima. Mimmo si ribella violentemente ed inizia una fuga con Tania.
E tutto, già dal trailer, sembra percorrere un binario ben definito, che sa di già visto.
Ma non è esattamente così.
Anzi, le cose saranno abbastanza diverse dalla semplice trama che ci si potrebbe aspettare.
In linea di massima la trama storia è questa, ma non è poi così lineare come ci si potrebbe aspettare. Intanto c'è l'introverso personaggio di Mimmo. Sì è invaghito di Tania? Per quale motivo decide di portar via la ragazza al cugino? Non avremo mai sufficienti spiegazioni e il rapporto fra Mimmo e Tania resterà inespresso fino alla fine della pellicola, ma la cosa è relativamente importante.
Quello che il regista Michele Alhaique vuole mettere in scena non è tanto una favoletta, ma una storia truce, fatta di personaggi che vivono una vita tragica, dalla quale difficilmente potranno uscire. Uno spaccato di un'Italia degradata che, a leggere i giornali quotidiani, probabilmente descrive piuttosto bene la realtà.
Perché la mafia romana è probabilmente molto simile a quella descritta nel film, anche se, per la verità, la trama non si dilunga troppo a narrare le nefandezze mafiose. Perché il mondo che ruota attorno al giro di escort e lo sfruttamento che ne consegue deve essere proprio quello di Senza nessuna pietà. Il film tocca anche il tema dell'immigrazione. Mimmo ha una colf sudamericana ed è proprio nella baraccopoli dove la colf vive che Mimmo riesce a trovare aiuto.
Gli attori sono tutti molti bravi e perfettamente calati nella parte, riuscendo a recitare con una naturalezza non sempre scontata nel cinema italiano.
Un film sicuramente promosso, al quale manca forse qualcosa per fare il necessario salto di qualità. Sembra quasi che Alhaique si specchi un po' troppo e si dimentichi di spingere fino in fondo sull'acceleratore, lasciando un finale sospeso, così come sono molti i punti sospesi della trama, per i quali ci si chiede se la sospensione sia voluta dall'autore o un risultato di un mancato approfondimento forse necessario.
Ecco che forse, senza il monumentale Pierfrancesco Favino,  l'efficace Greta Scarano e l'ambiguo Claudio Gioè, la pellicola avrebbe potuto risultare un po' insipida.
Ma non esageriamo con le critiche.
Alhaique è un regista ancora molto giovane che, comunque, al primo tentativo di lungometraggio, ha sfornato un film mica male. Perché gli attori saranno anche bravi, ma li devi saper dirigere e qui probabilmente si è vista la mano capace, anche se forse non ancora esperta del regista italiano.

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