“La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando
ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito; ma anche
il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l’Epoca che lo vide
nascere. In un’Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, ‘un’Epoca ancora a
venire, un’Epoca da gran tempo trascorsa’, il vento si alzò nelle
Montagne di Nebbia. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine,
al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.”
Mi piace sempre rileggere queste poche righe che racchiudono
l’epicità dell’immensa opera di Robert Jordan. Opera immensa e
sfortunata. Il primo storico libro, appunto “L’Occhio del Mondo”, fu
pubblicato nel 1990. Nel marzo 2006, quando era stato pubblicato da poco
l’undicesimo romanzo, “La lama dei sogni”, l’autore si ammalò
gravemente, amiloidosi cardiaca fu la diagnosi, una malattia che gli
avrebbe lasciato appena quattro anni di vita. Jordan, che voleva vincere
la sfida con la malattia e terminare anche la sua più grande opera
letteraria, dato che gli mancava un solo libro, non si fece abbattere.Purtroppo, dopo aver iniziato una cura sperimentale, morì poco più di
un anno dopo, nel settembre 2007. Jordan aveva lasciato molti capitoli
già scritti e innumerevoli appunti e registrazioni vocali che nel
dicembre dello stesso anno la moglie e l’editore affidarono a Brandon
Sanderson, un autore al tempo poco conosciuto, col compito di completare
l’opera. Sanderson riuscì nella titanica impresa, scrisse non uno, ma
tre romanzi, pubblicati nel 2009, nel 2010 e nel 2013 e riuscì a non
tradire le aspettative dei fan.
Cosa dire del primo romanzo? Probabilmente è l’opera che serve per
presentare tutto il mondo creato da Jordan e per introdurre i personaggi
principali, almeno per quanto riguarda i protagonisti. Così impariamo a
conoscere i tre pastori dei Fiumi Gemelli, Rand, Mat e Perrin, la
promessa sposa di Rand, Egwene, la Sapiente del villaggio, Nynaeve, la
maga che aiuterà e guiderà il protagonista, Moiraine e il suo fedele e
misterioso protettore, Lan, il menestrello dall’ignoto passato, Thom,
l’Ogier (razza inventata da Jordan) Loial e altri personaggi, magari
secondari in questo romanzo, come Min ed Elayne ed altri, ma
fondamentali in romanzi successivi.
Alcuni hanno accusato Jordan di aver preso un po’ troppo spunto dal
Signore degli Anelli. Va anche detto che si fa presto a ricevere accuse
simili. In realtà le similitudini ci sono, ma non sono nemmeno troppe ed
è ben presto chiaro che la trama inventata dallo scrittore di
Charleston segue strade ben diverse da quelle tracciate da Tolkien. In
un’eterna e ciclica lotta fra bene e male che funge da contenitore, ma
anche da motore della trama stessa, si muovono i personaggi principali,
che da subito capiamo essere predestinati ad avere un ruolo
fondamentale. Ma vediamo anche un vasto continente con stati e culture
diversi fra loro. Vediamo intrighi e fazioni in lotta con posizioni
anche molto variegate. S’intuisce fin da subito che Jordan non si è
limitato a svolgere il compitino, ma ha già creato un mondo vasto,
complesso e coerente e si capisce che, anche al termine del romanzo,
molto ancora ci sarà da dire.
L’Occhio del Mondo è un romanzo di più di settecento pagine che,
però, si lascia leggere velocemente. Un po’ perché i momenti di azione o
di tensione sono ben distribuiti in tutto il romanzo, un po’ perché la
struttura narrativa è estremamente semplice e lineare (ciò non è né un
pregio, né un difetto, ma solo una scelta stilistica che, comunque, a
Jordan è riuscita bene).
Forse solo il finale, sicuramente un po’ troppo veloce e un po’
troppo fumoso, lascia perplessi, ma è probabile che alcune delle cose
lasciate sostanzialmente in sospeso vengano chiarite nei romanzi
successivi.
Sicuramente da leggere per un fan del genere fantasy.
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