Sopravvivere coi lupi è un film francese del 2007, diretto da Vera Belmont e tratto dall'omonimo romanzo di Misha Defonseca.
Siamo nell'europa sconvolta dal nazismo e devastata dalla seconda guerra mondiale. La protagonista è Misha (Mathilde Goffart), una bambina di 8 anni, figlia di una famiglia ebrea, padre belga e madre russa. La famiglia di Misha sopravvive come può, cercando di fuggire ai rastrellamenti delle SS. Quando ormai non c'è più nulla da fare e la deportazione nei campi di concentramento tedeschi sembra inevitabile, i genitori di Misha pagano una famiglia belga non ebrea per ospitare la figlia.
Putroppo la nuova "famiglia" di Misha non accetta la bambina come una figlia e la tratta come un'ospite indesiderata. La piccola Misha rappresenta quindi solo una piccola integrazione del reddito, destinata a rimanere meno tempo possibile. L'unico a fraternizzare con la bambina è Ernest...
un anziano signore che vive con la moglia impazzita a causa della perdita del figlio e che divide il tempo fra la coltivazione della terra e la produzione di documenti falsi, fra cui il documento prodotto per la stessa bambina.
Ricevuta in regalo dall'anziano una bussola, Misha parte da sola in viaggio verso est, direzione in cui crede di poter trovare in genitori, ma senza sapere esattamente dove andare e portando con se solamente una bambola e una borsa piena di cibo.
Inizia così l'odissea della piccola Misha, che cammina incessantemente ai margini del mondo e ai margini della guerra, alla ricerca di un'improbabile destinazione, attraverso la germania nazista. Misha non capisce il tedesco e quindi anche volendo avrebbe poche possibilità di comunicare con gli altri esseri umani. Ma in ogni caso Misha ha capito che gli esseri umani rappresentano un pericolo. E' pur sempre una piccola e indifesa ebrea in fuga, in mezzo al delirio nazista. Gli unici contatti di Misha con l'umanità sono i piccoli furti che compie in case isolate per procurarsi quando può il cibo e l'acqua da bere.
La piccola, che vive di stenti, diventa sempre più selvatica fino a fraterninazzare con una lupa bianca, anch'essa in cerca di cibo. Sarà proprio la lupa ad aiutarla a superare l'inverno, fornendole protezione e calore ed aiutandola a cercare il cibo. La trasformazione di Misha la spinge fino a essere più simile alla sua amica lupa che all'essere umano che era, tanto che Misha si trova a dormire sotto gli alberi e mangiare carne cruda a morsi. La bambina continuerà a vivere con la lupa anche quando questa andrà a costituire un branco e sarà in pratica accettata come un membro del branco stesso.
Diciamolo subito e chiaramente. Misha Defonseca ha scritto il romanzo come se fosse la storia della sua terribile infanzia, ma pare subito evidente che la vicenda di Misha risulti fin troppo esagerata (e nel film c'è molto meno di quello che è stato scritto nel libro). La stessa Defonseca ha poi successivamente ammesso che la sua commovente biografia è stata completamente inventata e la storia della piccola Misha, che a un certo punto raggiunge addirittura la Polonia o la Russia (non è chiaro, comunque incontra dei russi, ma nel romanzo gira praticamente mezza europa...) nella realtà non è mai avvenuta.
Ma lasciamo stare questo piccolo peccato dell'autrice che, forse, per ottenere più successo, è caduta nella tentazione di utilizzare una menzogna. Sopravvivere coi lupi resta, vera o meno, una storia affascinante. Una storia nella quale un essere umano ancora ingenuo, come può essere una bambina dell'età di Misha, fugge dagli orrori e dalla follia del nazismo, preferendo alla compagnia degli umani di gran lunga quello di un branco di lupi.
Diciamo che Sopravvivere coi lupi risulta un originale approccio alla Shoa e a tutto ciò che è avvenuto in quegli orribili anni in europa. Il tutto visto dall'esterno, con gli occhi di una bambina che non conosce e non capisce ciò che sta accadendo, ma che comunque lo rifiuta, rifugiandosi in una natura selvaggia e dura, ma che comunque è preferibile all'umanità. Una visione quindi insolità della seconda guerra mondiale, della persecuzione degli ebrei e della società rurale tedesca dei tempi.
La giovanissima attrice, Mathilde Goffart, non se la cava affatto male, dando vita a un personaggio a suo modo interessante, che, almeno nella prima parte della pellicola, più che Anna Frank ricorda Pippi Calzelunghe, finché la pellicola, pur nel dramma rimane relativamente leggera.
Forse al film manca qualcosa o forse è proprio la trama di fondo tratta dal romanzo a non essere del tutto completa e a non aver affrontato fino in fondo i temi che doveva affrontare. Perché alla fine se si vuole parlare, seppur in modo originale e insolito, della Shoa e della seconda guerra mondiale, poi alla fine bisogna farlo. E invece Sopravvivere coi lupi indugia molto sugli stenti di Misha, sulle sue difficoltà a sopravvivere e sugli episodi della sua avventura, utilizzando la seconda guerra mondiale e la Shoa alla fine nemmeno come sfondo degli avvenimenti, ma solo come pretesto. Ecco, proprio su questo Vera Belmont, attrice, sceneggiatrice, produttrice e regista attiva ai tempi già da 48 anni probabilmente ha fallito, forse anche a causa della trama del romanzo omonimo, che risulta essere più una triste favola, che una vera e propria opera sulla Shoa.
Resta comunque un film da vedere.
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