Il Signore del Caos è il sesto corposo romanzo della lunghissima saga di Robert Jordan.
Com'è diventato ormai un classico, Jordan inizia questo romanzo esattamente dalla fine del romanzo precedente, questa volta dopo un lungo prologo che riprende o introduce molti personaggi.
Le linee narrative descritte in questo romanzo sono quella di Rand, che si sposta spesso fra Caemlyn e Cairhien, le due città conquistate nel romanzo precedente, quella di Egwene che, pur trovandosi inizialmente con Rand, ha un suo percorso, quella di Elayne e Nynaeve con le altre Aes Sedai di Salidar, quella di Mat, anch'esso inizialmente con Rand e quella del rientrante Perrin, assente nel romanzo precedente. Non mancano alcuni capitoli o parti di capitoli in cui i punti di vista sono di altri personaggi più o meno importanti o, addirittura, di avversari, come i Reietti/Prescelti o Pedron Niall.
Non mancano alcuni accenni a Sammael che si trova ancora a Illian e che forse rappresenta al momento la principale minaccia per Rand.
Il Signore del Caos è un insolito romanzo, dal quale ci si poteva aspettare lo scontro fra gli eserciti di Rand e quello di Sammael e che, invece, pur rivelandosi ricco di eventi ed episodi importantissimi per l'intera saga, vira verso direzioni completamente diverse, portando da un lato a una sorta di assestamento delle posizioni dei vari personaggi, dall'altro all'introduzione di novità (come ad esempio la Torre Nera, della quale non possono scrivere nulla senza fare spoiler...) che avranno risvolti fondamentali.
Forse è possibile descrivere Il Signore del Caos come un romanzo di transizione all'interno della saga, per quanto romanzo di transizione non sia, dato il numero importante di eventi narrati. Sicuramente si tratta di un romanzo che comporta un certo rallentamento rispetto ai precedenti, anche perché la maggior parte degli eventi fondamentali descritti (ma non tutti!) non sono assolutamente eventi d'azione.
Ecco, forse proprio questa è la pecca fondamentale del romanzo che, succedendo a I fuochi del cielo, che rimane probabilmente uno dei migliori dell'intera saga (anche se avendone letti solo sei su quattordici, la mia personale classifica potrebbe cambiare...), romanzo intenso e ricco anche d'azione, il rallentamento contenuto nel Signore del Caos di percepisce fin troppo. Qui, infatti, più che l'azione sono gli intrighi a farla da padrone. Rand, infatti, scopre che non deve guardarsi solo dai nemici, ma anche da coloro che, in teoria, dovrebbero essere suoi alleati. Diciamo che dopo l'intensità de I fuochi del cielo, qui abbiamo una sorta di anticlimax grande quanto un romanzo intero. Non vada male, ma è un'inversione di tendenza che si nota eccome.
Ma è ingiusto parlare solo di ciò che non funziona, dato che Il Signore del Caos resta comunque un buon romanzo. Rand continua a crescere e a trasformarsi, diventando sempre di più uno dei più grandi eroi della letteratura fantasy. Un eroe complesso, potente ma non scevro di debolezze, a volte timoroso, ma comunque determinato e sicuramente interessante. Altro protagonista interessante che qui trova spazio, seppur ancora troppo poco, è sicuramente Mat. Anch'egli ha avuto una sua evoluzione e si prefigura come un personaggio potenzialmente molto interessante. Ancora in ombra, invece, risulta Perrin, già assente nel romanzo precedente e che qui rimane fin troppo invischiato (in tutti i sensi) nel rapporto con Faile. Decisamente interessante (e inquietante) risulta essere Mazrim Taim, uno dei Falsi Draghi in grado di incanalare e che al momento pare essersi messo al servizio di Rand (ma io non ci credo fino in fondo).
Chi, invece, mi ha profondamente deluso sono Elayne e Nynaeve. Già dal romanzo precedente mi erano risultate esageratamente antipatiche, ma qui toccano delle vette inarrivabili, tanto da essermi trovato a leggere le parti a loro dedicate (e purtroppo non sono poche) il più velocemente possibile.
Due parole anche sul finale, che ovviamente non descrivo. E' vero che il romanzo, dal punto di vista dell'azione, rallenta parecchio, ma è anche vero che nel finale assistiamo a un'accelerazione mica male, con tanto di battaglia fra soggetti del tutto imprevisti. Peccato che, come spesso accade con Jordan, le battaglie siano descritte poco e male e il finale risulta nel complesso fin troppo veloce, che dopo un romanzo di quasi mille pagine, risolvere tutto così in fretta è un po' una violenza nei confronti del lettore.
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