Ogni tanto, molto di rado, mi capita di recensire un film appena uscito e non sono abituato. Cercherò di stare attentissimo con gli spoiler. Poi si tratta di una pellicola uscita su Netflix e non al cinema, ma poco cambia.
Parliamo del tedesco Paradise di Boris Kunz.
Vai con la trama e poi i commenti.
Siamo in un non lontanissimo futuro, in cui la società AEON ha sviluppato una tecnologia incredibile e rivoluzionaria. Grazie alla tecnologia inventata dalla multinazionale farmaceutica, è possibile trasferire degli anni di vita da una persona a un'altra. Come sia tecnologicamente possibile ovviamente non ci viene spiegato nei dettagli e comunque, con ancor meno spiegazioni, avevamo già visto qualcosa del genere nella pellicola In time di Andrew Niccol del 2011.
In pratica ci sono degli agenti della AEON che hanno l'obiettivo di reclutare dei donatori ossia delle persone che, in cambio di ingenti somme di denaro, sono disposte a donare degli anni della propria vita a dei ricchi che, invece, hanno ingenti somme di denaro da spendere per vivere di più.
E chi è che è disposto ha perdere degli anni di vita? Ovviamente chi vive in difficoltà e, magari, per sopravvivere, studiare, aprire un'attività lavorativa, è disposto a rinunciare a un certo numero di anni di vita. Più sono gli anni che si è disposti a donare e più verranno pagati dalla AEON.
Non è però così facile.
A differenza della pellicola di Niccol, qui gli anni non possono essere donati/venduti a chiunque. Dato che il procedimento è similscientifico, deve esserci una compatibilità genetica fra il donatore e il ricevente, per cui per chi vuole acquistare degli anni di vita è necessario fare approfondite ricerche per trovare un donatore.
E già qui ci sono sufficienti spunti di riflessione.
Il protagonista della pellicola è Max (Kostja Ullmann), un agente della AEON, che in passato ha donato qualche anno di vita per pagarsi l'università.
Max, che è un perfetto agente, con un'invidiabile capacità di persuasione nei confronti dei donatori, è sposato con Elena (Marlene Tanczik) e insieme a lei ha acquistato un lussuoso appartamento in centro a Berlino grazie a un mutuo fatto con la banca.
Solo che...
Solo che oltre alle normali garanzie, ossia che se Max ed Elena non riusciranno a pagare, l'appartamento passerà alla banca, Elena ha firmato un'ulteriore garanzia, all'insaputa di Max: se non sarà possibile cedere l'appartamento, Elena donerà 38 anni della propria vita. 38!
E, ovviamente, succede proprio questo. Ci sarà un incendio, l'appartamento andrà distrutto, ma l'assicurazione non pagherà ed Elena sarà obbligata a perdere 38 anni (e sarà interpretata da Corinna Kirchhoff).
Max, che non accetta l'accaduto, farà di tutto per cercare di far recuperare a Elena i suoi 38 anni, che, fra l'altro, sono stati utilizzati proprio dal CEO della AEON, Sophie Thiessen (Iris Berben) e i due, Max ed Elena, si troveranno a dover affrontare delle scelte morali che probabilmente li segneranno per tutta la vita.
Senza scrivere di più, che rischio degli spoiler, l'avventura di Max ed Elena incrocerà l'organizzazione terroristica Adam, guidata da Lilith (Lisa Loven Kongsli), intenzionata ad agire in ogni modo per fermare il lavoro della AEON, anche uccidendo coloro che hanno ricevuto gli anni e finirà in Lituania, dove si svolgono trapianti clandestini. E i due saranno inseguiti dall'esercito privato della AEON, guidato dai due responsabili interpretati da Lorna Ishema e Numan Acar.
Basta, basta!
Paradise non si discosta molto, come temi, da In time, con la differenza che mentre In time era un film per lo più fighetto, Paradise è molto più sporco e proprio per questo i temi affrontati risultano molto più d'impatto.
Al di là della possibilità di potersi scambiare gli anni, cosa molta lontana dall'essere possibile, Paradise ci descrive un mondo in cui, anche in Europa, ci sono forti disuguaglianze sociali, con i ricchi che possono fare tutto, anche comprare il tempo e i poveri che, per sopravvivere, sono costretti a vendere anni della propria vita, senza rendersi conto, a volte, che il prezzo da pagare (gli anni persi) è molto più alto dell'apparente elevata cifra che la AEON è disposta a pagare. E in Lituania poi scopriamo che se nel mondo reale abbiamo i trafficanti di vite umane, nela realtà di Paradise abbiamo invece i trafficanti di tempo umano. Perché qualche disgraziato, consenziente o no, a cui rubare la vita lo trovi sempre.
La storia si complica ulteriormente, non dico come, con la presenza di Marie (Lisa-Marie Koroll), la figlia di Sophie, che non approva il lavoro della madre.
Addirittura ci viene detto, all'inizio del film che l'opportunità data ai più ricchi di vivere di più ha portato persino alla risoluzione delle crisi climatica. Perché chi può intervenire per fermare il declino del clima se non chi ha molti soldi in tasca e la possibilità di vivere a lungo?
Alla fine quello che succede in Paradise è pura fantascienza, ma è una fantascienza che finisce per descrivere esattamente la nostra realtà e le contraddizioni morali del mondo in cui viviamo. Quanto è moralmente lecito che l'avere ingenti risorse economiche consenta a chi le ha di poter disporre della vita di chi, invece, vive in povertà? Quanto ci si può spingere avanti per raggiungere i propri obiettivi, che possono essere anche giusti? Qual è il limite?
Tutti in parte gli attori, che risultano credibili e riescono a dare vita a personaggi tridimensionali e sufficientemente solidi, interpretando al meglio le varie sfaccettature che ogni personaggio finisce per avere. Perché, altro merito a chi ha scritto la trama, ogni personaggio, anche chi compare poco, è profondo, ha delle sue motivazioni e si trova davanti a delle scelte etiche.
Tutti in parte gli attori, che risultano credibili e riescono a dare vita a personaggi tridimensionali e sufficientemente solidi, interpretando al meglio le varie sfaccettature che ogni personaggio finisce per avere. Perché, altro merito a chi ha scritto la trama, ogni personaggio, anche chi compare poco, è profondo, ha delle sue motivazioni e si trova davanti a delle scelte etiche.
Lontano dal fighettume di Hollywood, questa pellicola tedesca dimostra quanto possa essere maturo il cinema europeo, in grado di affrontare temi forti e farlo con un film alla fine adrenalinico quanto basta, coinvolgente e in un qualche modo disturbante, senza cali di tensione, errori, buchi di trama o passaggi a vuoto.
Paradise fiunziona ed è perfetto, dal primo fotogramma all'ultimo, dalla recitazione degli attori principali Kostja Ullmann e le due Elena, Marlene Tanczik e Corinna Kirchhoff e il villain Iris Berben, ai vari personaggi di contorno, dei quali non uno, seppur nel minor spazio a disposizione, fallisce il colpo.
Complimenti a Boris Kunz per l'operazione perfetta.
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