Eccolo qua l'episodio conclusivo della quadrilogia di Neverwinter, ennesima saga fantasy dello scrittore Robert Anthony Salvatore che si svolge nell'ambientazione di Dungeons&Dragons Forgotten Realms. Nonché ventiseiesimo volume della macrosaga denominata La leggenda di Drizzt, il più riuscito personaggio inventato dallo scrittore di Leominster, Massachussets.
Dopo aver letto e postato le recensioni dei precedenti capitoli, Gauntlgrym, Neverwinter e L'Artiglio di Caronte, questa sarà anche un po' la recensione dell'intera quadrilogia.
Un po' di trama e poi vai coi commenti.
Lo scontro che ha visto il coinvolgimento delle forze del tiefling Herzgo Alegni, rappresentante dell'impero di Netheril che si trova nel Piano delle Ombre, gli emissari Shadovar di Szass Tam, il lich a capo dei Maghi Rossi del Thay e pure una delegazione dei drow tanto cari a Salvatore e che ha visto al centro di tutte queste vicende e parti in causa Drizzt e il suo nuovo gruppo di compagni è giunto al termine.
Ma le vicende non sono ancora del tutto concluse.
Effron Alegni vuole ancora vendicarsi di Dahlia, l'impero di Netheril ha uno strano interesse per Drizzt e l'elfo scuro più famoso della letteratura fantasy ha dei piani in mente che comportano la riabilitazione del suo arcinemico storico, nonché alter ego, nonché, al momento, alleato, Artemis Entreri e anche la rinascita di Port Llast. Nonché altre varie cose, che sembra che Salvatore non abbia del tutto le idee chiare in testa.
Lo so, non ci avete capito niente. Ma se non avete letto i romanzi precedenti non potete pretendere di comprendere la trama di questo romanzo conclusivo della quadrilogia, che è anche il ventiseiesimo dell'intera macrosaga.
Come avevo già scritto nelle recensione dei tre romanzi precedenti, purtroppo continuo a sospettare che Salvatore avrebbe dovuto fermarsi prima. Il Re degli Spettri terminava la trilogia Transizioni e conteneva quello che poteva essere un definitivo epilogo delle infinite vicende di Drizzt e soci, molti dei quali, fra l'altro, erano pure morti. Ma così non è stato. Se coi primi romanzi il ritmo di Salvatore era inferiore al classico romanzo l'anno, ultimamente le vicende di Drizzt devono averlo coinvolto sempre più. I quattro romanzi sono stati scritti dal 2010 al 2013 (Il Re degli Spettri era del 2009) e negli anni successivi Salvatore ha sfornato I compagni (2013), La notte del cacciatore (2014), L'ascesa di un re (2014), La vendetta del nano di ferro (2015), L'Arcimago (2015), Maestro (2016), Hero (2016), Senza tempo (2018), solo per citare quelli usciti in Italia, più altri quattro romanzi non ancora tradotti in italiano scritti fino al 2022.
Non so se Salvatore vuole raggiungere un qualche Guinness dei primati, ma sembra che non abbia alcuna intenzione di fermarsi. Il problema è che per andare aventi a scrivere delle vicende come queste servono anche delle idee.
Leggendo L'ultima soglia, infatti, sembra più di giocare un'avventura di D&D che seguire una vera e propria trama di un romanzo, cosa che ai fanatici giocatori di ruolo come me in parte può anche piacere, ma, ai lettori di veri romanzi fantasy e non (sempre come me!) potrebbe anche far storcere il naso. Caspita Salvatore, persino le avventure di D&D a un certo punto finiscono, tu vuoi andare avanti all'infinito? Quanto continueremo a leggere delle giravolte, delle capriole, dei fendenti che Drizzt compie nei suoi mirabolanti combattimenti? Fino a quando continueranno i suoi dubbi morali, che poi sono sempre gli stessi? Certo, Salvatore, nei limiti di quelle che possono essere le pretese per questo tipo di letteratura (se di letteratura si può parlare) scrive anche abbastanza bene e a tratti diventa incalzante, ma... tutto a un certo punto inizia a sapere di già letto. E se altre minisaghe, trilogie o quadrilogie che siano, avevano un loro filo logico, in questo caso Salvatore è andato veramente a casaccio. Non solo la trama della quadrilogia di Neverwinter sembra procedere più come un'avventura di D&D che come una serie di romanzi, ma si tratta di una di quelle avventure di D&D in cui i giocatori fanno un po' quello che vogliono e il master improvvisa sul momento. Ne è un esempio lampante proprio quest'ultimo romanzo che alla fine una trama sua non ce l'ha!
Prima assistiamo a un episodio legato a un non morto vampiro che in realtà è una vecchia conoscenza, episodio che non porta a nulla (pare che sia legato a un romanzo a fumetti che andrebbe letto prima di questo volumo, ma che credo non sia mai stato tradotto in italiano). Poi il nuovo gruppo di eroi formato da Drizzt, Dahlia, Artemis Entreri, Ambragris e Afafrenfere intende far rinascere la città di Port Llast assediata dai servi di Umberlee. Poi il gruppo lascia a metà il lavoro, se ne frega di Port Llast e va a recupare il pugnare di Entreri, poi c'è tutta la vicenda di Effron, che sì, è anche interessante, ma già si sta procedendo a zig zag e a caso. Ma non basta. Il nuovo gruppo, che comprende anche Effron, va nel Regno delle Ombre per recuperare Guenhwyvar. La missione finisce male. Il gruppo viene salvato da Jarlaxle. Tutti scappano nella Valle del Vento Gelido per sfuggire a Tiago Baenre (che improvvisamente è ossessionato da Drizzt) e da Draygo Quick. Mentre sono là Drizzt vuole andare a cercare il fantasma di Catti-Brie e di Regis e finiscono in non ho ben capito cosa. E poi, saltando molte altre cose successe a caso, c'è un finale che vorrebbe sembrare un finale definitivo (ma fatto veramente male) e che finale definitivo non è.
Perché non è definitivo?
Perché appena un anno dopo Salvatore ha scritto I compagni, primo libro di un'esalogia denominata The Sundering, un progetto multimediale della Wizard of the Coast mirato a gestire la transizione di D&D dalla quarta edizione alla quinta. Il primo libro dell'esalogia è scritto da Salvatore, mentre i successivi saranno scritti da altri scrittori. Lo scriviamo? Sì, dai. La dea Mielikki reincarna tutti i vecchi compagni di Drizzt per andare a salvare l'elfo scuro. Perché evidentemente questo requel delle trame fatto con la quadrilogia di Neverwinter non doveva essere piaciuto del tutto a Salvatore, che quindi ha pensato bene di farne un altro, ancora più spinto a copiare gli albori della saga.
Sarà che sono cresciuto e magari quello che mi emozionava da adolescente non funziona più adesso, ma non so se riuscirò ad andare oltre questo L'ultima soglia, che potrebbe essere, per me, il capitolo finale dell'infinita saga di Drizzt Do'Urden.
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