Si parte da un personaggio, Karsa Orlong, un Teblor, una delle razze inventate da Erikson, una razza molto simile agli umani, non così aliena come altre presenti nella saga, ma comunque con caratteristiche peculiari. Karsa è un ragazzo, fondamentalmente un barbaro selvaggio che proviene da una rozza e brutale tribù di Genabackis. Al contrario di come Erikson ci ha abituato, la narrazione non si sposta in continuazione, anche nel giro di 1-2 pagine, da un personaggio all’altro, ma per decine e decine di pagine leggiamo solamente la storia di Karsa e di come arriva nel continente di Sette Città e solo parecchio tempo scopriamo che l’avevamo già conosciuto nella Dimora Fantasma, ma con un altro nome. Solo a questo punto ritorna la solita narrazione di Erikson.
Uno degli eventi fondamentali di questo romanzo è proprio l’invio da parte dell’Impero Malazan di nuove truppe sul continente di Sette Città. Truppe guidate dall’Aggiunto Tavore Paran, sorella del Ganoes Paran conosciuto nei Giardini della Luna e in Memorie di Ghiaccio e della Felisin Paran conosciuta nella Dimora Fantasma. Un esercito composto da qualche soldato esperto, ma anche da innumerevoli reclute. Un esercito che diventerà tale solo nel corso del romanzo stesso e, soprattutto, in quelli successivi e che diventerà noto come i Cacciatori di Ossa.
Dall’altra parte, invece, iniziamo a conoscere meglio i rivoltosi, guidati, dal punto di vista religioso, da Sha’ik rinata, che altri non è che Felisin e dal punto di vista politico da una serie di soggetti spesso in competizione fra loro, che stanno approfittando della ribellione per tentare una scalata al potere. I due schieramenti sono quindi guidati da due sorelle, ma Tavore non conosce la vera identità di Sha’ik.
Ma la Casa delle Catene non è solo il lento e faticoso avvicinamento dell’esercito dell’Impero Malazan al deserto di Raraku, base dei rivoltosi e la vicenda di Karsa Orlong. È anche un romanzo che contiene molte altre storie, fra le quali quella misteriosa di Heboric, quella del Tiste Edur Trul Sengar, di cui conosceremo il passato nel romanzo successivo, quella di Cutter/Crokus e Dispiacere(Dolente nella nuova edizione)/Apsalar, quella del folle Iskaral Pust, quella di Mappo e Ikarium. Proprio questo è uno dei punti deboli di questo romanzo: la carne al fuoco è talmente tanta che arrivati a un certo punto ci si perde. Con due macrotrame principali e solo tre volumi alle spalle gestire così tante sottotrame diventa arduo per il lettore. Inoltre il finale, anche senza spoilerare, posso dire che è totalmente anticlimatico, soprattutto alla luce del fatto che questo romanzo segue Memorie di Ghiaccio, un romanzo in cui l’epicità è elevata a vette difficilmente raggiungibili. Ecco perché La Casa delle Catene viene considerato uno dei peggiori dell’intera saga.
Non ci sono, però, solo elementi negativi. A volte certi avvenimenti devono essere preparati e, alla luce dei romanzi successivi, devo dire che questo tende a spianare la strada a molte delle cose che il lettore vedrà accadere. Ecco che quindi il romanzo può essere visto in un’ottica diversa.
Dato che la saga del Libro Malazan dei Caduti si presta almeno a una seconda lettura, sono inoltre convinto che, data la molte di informazioni che contiene, rileggendo La Casa delle Catene si possano cogliere molti elementi che a una prima lettura e senza una conoscenza completa del mondo creato da Erikson sono sfuggiti.
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