Una serie? Ebbene sì, qualche volta arriva anche qualche recensione di serie TV. Se non ve l'aspettavate, significa che avevate sopravvalutato questo blog, il ché mi fa piacere, ma è stato comunque un errore.
Per la verità ci sono solo due precedenti e quindi in effetti è piuttosto raro che le serie arrivino su queste pagine. Entrambre quelle volte non andò tanto bene. Anzi, a essere sinceri, andò proprio male, vediamo, invece, questo Non siamo più vivi, che già dal titolo s'intuisce di cosa si stia parlando: qua abbiamo a che fare con gli zombie, ormai sempre più protagonisti in questo blog. Già avevamo visto gli zombie declinati anche nel teen drama, come in Non mi uccidere recentemente recensito, questa volta arriva anche la serie TV. E non manca nemmeno il teen drama!
In oriente, soprattutto in Corea e Giappone, ultimamente ci stanno andando forte con le serie. Forse le hanno sempre prodotte, ma grazie al fenomeno di Netflix stanno riuscendo a uscire dai confini nazionali. Eccome se lo fanno! Addirittura con Squid game, la serie coreana che ha spopolato in tutto il mondo, le puntate sono state viste (almeno qui in Italia) quando non erano ancora state tradotte. Questa volta almeno possiamo guardare i personaggi mentre stanno parlando in italiano, perché anche Non siamo più vivi è una serie che proviene dalla Corea del Sud.
Siamo nel liceo di Hyosan e una notte un gruppo di bulli guidato dal cattivissimo Yoon Gwi-nam (Yoo In-soo) sta perpetrando varie angherie, anche pesanti, nei confronti di Lee Jin-su (Lee Min-goo) e alla fine il ragazzo cade dal tetto. Lo ritroveremo in fin di vita all'ospedale insieme al padre, il professore di scienze Lee Byeong-chan (Kim Byung-chul). E già si capisce che il ragazzo ha qualcosa che non va. Già lo si era intuito anche mentre i bulli lo stavano pestando al liceo.
Tempo dopo all'interno della scuola una ragazza viene morsa da un criceto con strani comportamenti conservato in uno sgabuzzino del laboratorio di scienze e successivamente al morso inizia a trasformarsi in uno zombie, dando vita in tempi rapidissimi all'epidemia che nel giro di pochissimo tempo coinvolge tutta la scuola e a breve l'intera città.
Mentre assistiamo a tutto questo ovviamente i personaggi che poi saranno i principali protagonisti sono del tutto ignari di quello che sta accadendo e noi facciamo la loro conoscenza. C'è Lee Cheong-san (Yoon Chan-young) un ragazzo intelligente e un po' timido, amico d'infanzia, nonché invaghito della vicina di casa Nam On-jo (Park Ji-hu), una ragazza che, invece, ha una cotta per il bello della classe, Lee Su-hyeok (Park Solomon) a sua volta amico di Lee Cheong-san e innamorato di Choi Nam-ra (Cho Yi-hyun), la più brava della classe, ma per questo emarginata. Attorno a questi vediamo tanti altri personaggi, molti dei quali sono nella locandina che ho scelto, me che con quei nomi coreani diventa difficile elencare per cui, se volete sapere come si chiamano, sia i personaggi sia gli attori, andateveli a cercare su wikipedia, dato che ci sono quasi tutti.
Già da queste poche righe e anche dalla locandina si capisce chiaramente che il tema adolescenziale la fa da padrone, seppur calato in un'epidemia zombie tra le più violente e aggressive. Perché i ragazzi devono sopravvivere in ques'assurda situazione, ma nello stesso tempo non possono considerare meno importanti le loro pulsioni ormonali.
Come scrivevo, però, questa è una delle epidemie zombie fra le più violente e aggressive. Qui appena si viene morsi il virus inizia a circolare in corpo e nel giro di poco tempo (giusto per far sì che in un gruppo di persone che si è appena messo in salvo salti fuori qualcuno che è stato morso. Espediente che viene ripetuto più volte, soprattutto all'inizio) avviene la trasformazione. Trasformazione che, con tutti quegli scricchiolii delle ossa, i corpi che si contorcono in maniera innaturale e gli schizzi di sangue, è particolarmente orrorifica e ben fatta. Oltretutto gli zombie, per soddisfare la loro tipica fame vorace di carne umana sono particolarmente veloci e aggressivi. Sono ormai lontani anni luce i vecchi zombie claudicanti che faticavano a stare in piedi e che avanzavano lentamente (ma che comunque riuscivano sempre a raggiungere i protagonisti...). Ormai nel cinema moderno gli zombie hanno una marcia atletica in più.
E poi ci sono i personaggi. Perché in ogni storia di zombie che si rispetti non ci si può fermare alle scene thriller o splatter, ma bisogna andare un po' oltre e anche in questo caso viene fatto. Per la verità qui i personaggi, soprattutto all'inizio, sono tanti. Poi, "per fortuna", molti muoiono e il numero tende a restringersi diventando più gestibile e lasciando la possibilità di approfondirne alcuni. Senza offesa eh, ma già per noi occidentali i coreani sono tutti uguali. Se poi sono anche vestiti nello stesso modo (perché in Corea nelle scuole si indossa una divisa) diventa non sempre semplice capire chi siano i personaggi che stiamo vedendo. Soprattutto nella prima e anche nella seconda puntata. Poi il gruppo di protagonisti diventa più definito e risulta più facile anche per lo spettatore inquadrarli chiaramente.
Dicevamo, i personaggi. Ognuno ha la sua storia. Non tutte sono particolarmente dettagliate, anzi, a essere sinceri solo un paio vengono realmente approfonditi, ma complessivamente tutti risultano credibili. Anche se molto spesso l'approfondimento va a parare in quello che è il secondo aspetto della pellicola, il teen drama, soprattutto per quattro di questi. Va anche detto che a volte certi passaggi non risultano chiarissimi, ma ciò è dovuto per lo più a una differenza culturale. La società coreana è fortemente divisa in classi sociali, così come stiamo imparando a conoscere in queste serie e far parte di una classe piuttosto che di un'altra ti cambia parecchio la vita, come si vedrà chiaramente e dolorosamente nella terza puntata. E proprio il modo di comportarsi e di parlare è, in certe circostanze, diverso da quello "occidentale".
Altro elemento che viene sfruttato è la facilità con cui i personaggi che inizialmente e anche in alcune puntate successive vengono presentati come protagonisti finiscono per morire, soprattutto all'inizio. Ma le morti continueranno fino alla fine. La trasformazione è piuttosto veloce e veloci sono gli zombie a mordere, per cui non ci vuole nulla a farsi contagiare. L'espediente del gruppo di persone che si chiude in un locale e scopre che uno di loro è stato morso viene utilizzato più volte, ma resta sempre efficace. Preparatevi, perché di morti ne vedrete perecchie: il fatto che un personaggio ci sia dall'inizio non significa che tutte le volte riesca a scappare agli zombie. E questa è un'ottima scelta, perché se lo spettatore si immedesima in un personaggio, la tensione è resa ancora maggiore perché il fatto che quel personaggio sia un protagonista, non significa che non possa morire. A tutto questo si aggiunge la tecnica del cliffhanger, utilizzata spesso a conclusione delle puntate.
Oltre ai rapporti fra i ragazzi, molti sono i temi toccati. Dal bullismo (e anche il cyberbullismo) che viene descritto come un fenomeno piuttosto importante all'interno della scuola, alle follie degli youtuber (un ragazzo munito di videocamera nella quarta puntata s'introduce nella città assediata dagli zombie per trasmettere in diretta i suoi filmati sui social e raccogliere più mi piace possibile) e anche al covid, raramente esplicitamente citato, ma che aleggia sempre quando si parla di epidemia/pandemia.
Altro elemento che fa capire chiaramente il target della pellicola è dato dal fatto che gli adulti generalmente e con poche eccezioni fanno figure poco edificanti e i ragazzi finiscono per essere abbandonati, dovendo sbrogliare la situazione da soli. O, per lo meno, credono di essere abbandonati e lo ripetono spesso nelle varie puntate e continueranno a riperterlo fino all'ultima.
Complessivamente quindi tutta la baracca funziona piuttosto bene, al netto del fatto che dopo i primi due intensissimi episodi, le puntate, 12 in tutto, vadano verso un certo rallentamento (non sempre eh! La tensione resta fino alla fine, a parte forse l'ultima puntata che è in pratica un lungo epilogo) e, soprattutto, al netto di alcuni più o meno clamorosi "maccosa" che fanno venire alcune perplessità non sostenute nemmeno dalla solita sospensione di incredulità. Ma bisogna prenderle per come sono. E poi a un certo punto la serie inizia anche un po' a sbroccare, rischio inevitabile, perché girare 12 ore in cui fondamentalmente ci sono dei ragazzi chiusi in una scuola assediati da migliaia di zombie, forse le idee finiscono. Se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo, non mancano alcuni buchi logici. Proprio all'inizio vediamo che Byeong-chan, il professore inventore del virus, riesce parzialmente a contenere la trasformazione in zombie, sia del figlio, sia della prima ragazza infettata della scuola con alcune iniezioni. Cosa che poi in seguito diventa una trama morta e a un certo punto si accetta come un dato di fatto che non ci siano soluzioni. Oppure anche la diffusione del contagio. Vediamo in una puntata che basta il contatto del sangue zombie con una ferita aperta per avviare la trasformazione, non è indispensabile un morso. E ci potrebbe anche stare. Però gli zombie perdono un sacco di sangue (carattertica dei morti viventi di questa serie), tanto che nella nello scuola tutto è ricoperto di sangue e ne sono ricoperti anche i protagonisti, che hanno dovuti affrontare decine di zombie. E di graffi vari (alcuni li vediamo pure) e vere e proprie ferite ne avranno anche parecchie, dato quanto sono movimentate le varie giornate, quindi, in teoria, dovrebbero diventare tutti zombie. Anche la mancanza di cibo e acqua, fra l'altro anche esplicitamente comunicati al gruppo e allo spettatore da uno dei personaggi, diventerebbe un inevitabile problema, su cui poi si sorvola. Ma nel complesso alcuni passaggi un po' a vuoto e altri che tendono a ripetersi si possono anche accettare.
Non siamo più vivi ha un finale definitivo. La trama, al termine delle 12 puntate, giunge a una certa conclusione. E quindi, anche se alcuni elementi per produrre una seconda stagione volendo ci sarebbero, spero proprio che non si faccia. Ritengo che questa serie sia ampiamente promossa, ma per una volta vorrei una serie che finisce, non come molte altre, per le quali, in caso di successo, arrivano altre stagioni, ma che comportano un progressivo peggioramento, andando nel tempo a distruggere quello che di buono si era visto nella prima stagione. Volendo si potrebbe continuare e a essere sinceri l'ultima scena è effettivamente aperta, ma la storia sarebbe totalmente un'altra rispetta a quella vista nelle 12 puntate.
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