Eccoci finalmente alla fine di questa lunghissima saga. Dopo ben quattordici romanzi e un prologo (che prima o poi leggerò), la lunghissima e articolatissima trama de La Ruota del Tempo giunge alla conclusione. Saga con la quale Robert Jordan ha sfidato persino la morte, riuscendo comunque ad arrivare alla conclusione, grazie alla collaborazione di Brandon Sanderson, che ha messo mano agli appunti lasciati dal compianto scrittore di Charleston.
Come sempre il romanzo, quasi 1200 pagine, parte con un lungo prologo. Non uno dei più lunghi, ma sempre piuttosto corposo. Questa volta il prologo vede protagonisti parecchi personaggi, sia secondari, come spesso succede, sia anche personaggi importanti. Ed è proprio nel prologo che assistiamo alla battaglia di Caemlyn, invasa da orde interminabili di Trolloc.
Mentre tutte le forze della Luce si radunano per ascoltare le parole e i piani del Drago Rinato Rand al'Thor presso la Piana di Merrilor, il Tenebroso ha fra le sue file un nuovo prescelto, nientemeno che Mazrim Taim. Sì, è un piccolo spoiler, ma ormai si era capito da che parte stava il M'Hael della Torre Nera.
In attesa dell'Ultima Battaglia, sono quattro i fronti caldi della guerra con le forze del Tenebroso, così come sono rimasti quattro i grandi capitani delle forze della Luce, dopo l'uccisione di Pedron Niall. Il primo scenario di guerra è proprio Caemlyn, ove il capitano Davram Bashere deve aiutare Elayne a riprendere la capitale dell'Andor. Il secondo scenario è Kandor, dove Gareth Bryne affianca l'Amyrlin Seat Egwene nell'affrontare un'invasione di Trolloc. Il terzo è al Passo di Tarwin, dove Agelmar Jagad accorre in soccorso di Lan Mandragoran e della risorta nazione del Malkier. L'ultimo scenario è infine Shayol Gul, dove sono impegnati gli Aiel e il capitano Rodel Ituralde. E diciamo che se da un lato l'Ultima Battaglia si dipanerà nello scontro fra Rand e Shaitan, anche quella che affrontano tutti gli altri è la loro grande ultima battaglia. Perché qui, o si vince o si muore.
E finalmente, dopo migliaia e migliaia di pagine, questa interminabile saga, che fondamentalmente descrive un intero continente stravolto dalla guerra contro le forze del male (ma ci sono anche molte zone grigie), ci concede una lunga descrizione della guerra. Perché la grande assente in questa comunque ricchissima saga era stata fino ad ora proprio la guerra. Non che la guerra debba essere indispensabile in una narrazione fantasy, ma se la trama si basa su quello, leggere poche descrizioni striminzite di un limitato numero di battaglie era risultato un po' deludente. Non che tutto il resto, per la verità, non sia comunque stato esaltante, seppur nella lentezza che aveva caratterizzato a un certo punto la prosa di Jordan, poi rivitalizzata dal'apporto di Sanderson, ma la guerra un po' mancava.
Il gran finale non manca di dedicare il giusto spazio ai tanti personaggi che ci hanno accompagnato nei tredici romanzi precedenti. Oltre all'ormai gigantesco Rand, che dovrà finalmente affrontare il Tenebroso e, se verranno rispettate le profezie, morire nel tentativo, ampio spazio viene dedicato anche a tutti gli altri. Dalle mani destra e sinistra del Drago, Perrin, che vediamo combattere nientemeno che nel mondo dei sogni contro il suo arcinemico, e Mat, forse il personaggio più divertente dell'intera saga. Ma abbiamo modo di seguire anche le peripezie delle tre donne del Drago, Min, Aviendha ed Elayne (per una volta non così antipatica come al solito), le Aes Sedai Moiraine e Nynaeve che accompagnano Rand a Shayol Ghul, Egwene, Lan, Tuon, Logain e via via tutti gli altri personaggi minori. Insomma, una sorta di gran commiato. Un po' come nei concerti, quando ogni singolo musicista per un po' si prende la scena dando mostra del proprio virtuosismo. Certo, non tutti i personaggi secondari possono comparire, dato che quelli inventati sono in realtà centinaia, ma almeno possiamo vederne la maggior parte.
Un finale, fra l'altro, quasi completamente esente da errori o capitoli meno efficaci degli altri, dove Sanderson, sulla base degli appunti lasciati da Jordan, riesce a mantenere un ritmo costante e incalzante per tutta la lunghezza del romanzo. E stiamo parlando di 1200 pagine, mica bruscolini. Col rimpianto, mentre lo si sta leggendo, che alla fine non avremo più modo di leggere le avventure di tutti questi personaggi che, nell'arco narrativo dei quattordici romanzi, abbiamo imparato a conoscere sempre più a fondo. Anzi, resta quasi il desiderio di poter sapere di più di certi personaggi minori particolarmente riusciti, che avrebbero tranquillamente potuto reggere sulle loro spalle un romanzo da protagonisti. Probabilmente nei piani di Jordan c'era anche questo. Produsse anche uno di questi romanzi, Una nuova primavera, un prologo della saga che vede protagonisti Lan e Moiraine e che avrebbe dovuto essere il capostipite di una serie di romanzi collegati alla saga. il primo di una serie di spin-off. Peccato che tutto questo sia andato perduto con la morte dell'autore. Dobbiamo ringraziare Sanderson che è riuscito a farci avere il finale della saga (e che finale!), ma che probabilmente non ha voluto ulteriormente produrre materiale di una saga che non era la sua.
Se proprio dobbiamo cercare qualche errore, lo potremmo trovare nel grande assente: Rand. Una caratteristica di tutta questa saga è stata proprio la presenza assolutamente non ingombrante del protagonista principale che, in alcuni volumi, poteva essere considerato anche un personaggio secondario. Diciamo che ci si poteva aspettare di vederlo molto più protagonista in questo romanzo finale, ma forse le pagine necessarie per lasciare un po' di spazio a tutti i personaggi non ha permesso di fare di più. Va anche detto che per come si svolge buona parte dello scontro finale fra Rand e il Tenebroso, non vengono da qui le più avvincenti gesta eroiche.
In compenso devo dire che mi è piaciuto molto lo stile scelto per gestire il lunghissimo capitolo delle fasi finali dello scontro, sia dentro Shayol Gul, sia all'esterno. Un capitolo infinito, fatto però di brevi parti dedicate ai vari personaggi con un ritmo incalzante. Spesso la descrizione delle vicende dura poche pagine, anche solo una, per poi saltare a un'altro personaggio, lasciando un costante clima di incertezza, fino all'ultima riga. Incertezza, perché di personaggi ne muoiono e anche parecchi. E sono morti rapide, veloci, senza che gli altri personaggi possano perdere tempo a piangerli, perché in guerra non c'è tempo.
A Lan il premio per il gesto più eroico. Senza dubbio. Tranquilli, non lo racconto.
Difficile consigliare una saga di quattordici volumi di centinaia e centinaia di pagine l'uno, ma prima o poi un amante del fantasy si deve cimentare con la lettura de La Ruota del Tempo.
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