domenica 27 febbraio 2022

Gauntlgrym

  

Lo so, questo romanzo fa parte di una lunga serie di romanzi scritti come ampliamento dell'ambientazione Forgotten Realms del gioco di ruolo Dungeons & Dragons, quindi non si tratta propriamente di un'opera letteraria di elevato valore e non credo nemmeno che il suo autore, Robert Anthony Salvatore, avesse obiettivi letterari particolarmente ambiziosi. Questo blog ha ospitato recensioni di romanzi fantasy appartenenti alla saga del Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson e della Ruota del Tempo di Robert Jordan, poi completata di Brandon Sanderson che di obiettivi letterari ne avevano e ne hanno anche raggiunti, nonché una recensione riassunta di Shannara di Terry Brooks che, almeno all'inizio e prima di aver iniziato a scrivere solo ed esclusivamente per fare soldi, qualche obiettivo letterario l'ha raggiunto pure lui. Quindi sono ben consapevole che qua siamo a ben altri livelli. Però il motto di questo blog è e resterà sempre "ciò che leggo, sento, vedo...", per cui spazio anche a R.A. Salvatore.

Fatta questa premessa, andiamo con un po' di trama.

Avevamo lasciato i personaggi inventati da R.A. Salvatore con le vicende de Il Re degli Spettri, ultimo volume della trilogia Transizioni. Con questa nuova tetralogia, dal titolo Neverwinter, le vicende ripartono oltre vent'anni dopo.

Molte cose sono successe e molti personaggi che abbiamo conosciuto già a partire dal primo romanzo, Le lande di ghiaccio, non ci sono più. Cattie-Brie e Regis sono morti da tempo e di Wulfgar non si sa più nulla, ma se dovesse essere ancora vivo, ormai sarà piuttosto anziano. Ovviamente l'età non è un problema per Bruenor, essendo un nano e ancora meno per Drizzt, essendo un elfo, anzi, un elfo scuro, un drow. Bruenor, anzi Re Bruenor, poltrisce a Mithral Hall, finché arriva alla decisione di abbandonare la sedentarietà e tornare, in quelli che forse saranno gli ultimi anni della sua vita, all'avventura e partire alla ricerca della mitica Gautlgrym, la misteriosa e perduta patria sotterranea dei nani Delzoun, le cui rovine si dice che siano ricche di tesori di ogni tipo. Ovviamente lo seguirà l'immancabile amico Drizzt Do'Urden, ancora alle prese con la metabolizzazione della perdita della sua moglie umana Cattie-Brie.

Peccato che Bruenor e Drizzt siano preceduti dall'elfo scuro Jarlaxle e dal nano Athrogate, due vecchie conoscenze di queste sage, coinvolti anch'essi nella ricerca di Gautlgrym dall'elfa Dahlia, al servizio del Thay e di Szass Tam, i quali risveglieranno involontariamente qualcosa di molto antico, ma anche molto potente, in grado di mettere a rischio tutta l'area della Costa della Spada. Saranno proprio Drizzt e Bruenor a dover tentare di rimediare.

Ci avete capito qualcosa? Ovviamente no, a meno che non abbiate letto i romanzi precedenti e/o conoscitate l'ambientazione di Forgotten Realms, sia per averci giocato in D&D, sia per aver giocato al videogioco Neverwinter. Perché alla fine l'ambientazione di Forgotten Realms è veramente sterminata e dettagliata, non solo come estensione geografica delle terre e delle popolazioni che in esse vivono, ma anche dal punto di vista temporale, dato che innumerevoli eventi che avvengono nella storia di questo mondo sono ben definiti. Salvatore ha sempre avuto l'abilità di scrivere i suoi rimanzi perfettamente all'interno di questo schema, rispettandolo scrupolosamente e contribuendo ad arricchirlo.

C'è un problema. R.A. Salvatore ha scritto tanto.

Per la verità ha scritto anche bene (per quello che può essere il livello di questi romanzi, ovviamente) e ha anche inventato dei personaggi ormai mitici, a partire proprio da Drizzt Do'Urden, nome completo Drizzt Daermon N'a'shezbaernon, il drow che ha abbandonato il male del Buio Profondo per vivere in superficie e affrancarsi dal suo perfido popolo. Drizzt è diventato nel tempo un personaggio talmente mitico per gli affezionati al punto da spingere Salvatore a ripubblicare tutte le sue saghe rinominandole sotto il titolo significativo La leggenda di Drizzt, di cui questo è addirittura il ventitreesimo volume! 

Solo che il tempo passa, anche dentro le storie di Drizzt e le trame necessitano di una qualche forma di rinnovo (ne sa qualcosa Terry Brooks, che ho già citato all'inizio...). E così Salvatore ha giustamente tentato di rinnovare un po' il gruppo di personaggi, facendo quello che potrebbe essere una sorta di reboot. Attenzione, non è scritto da nessuna parte che la tetralogia di Neverwinter sia un reboot della saga, ma il tentativo di Salvatore pare evidente.

E qual è il problema? Il problema è che forse Il Re degli Spettri aveva messo la scritta "fine" all'intera saga e forse Salvatore poteva tentare di dedicarsi ad altro. Ma non è mica facile, arrivati a questo punto, tentare di creare un'altra saga mitica come quella di Drizzt e quindi lo scrittore statunitense ha provato a riprenderla. Che poi Il Re degli Spettri è del 2009, mentre Gauntlgrym e dell'anno seguente, non deve averci pensato molto! Comunque il fatto è che Drizzt e Bruenor erano già partiti, nel lontano inizio della saga e con altri compagni e avversari, alla ricerca di un regno sotterraneo di nani, Mithral Hall di cui appunto Bruenor divenne re. Certo, le storie sono diverse, ma il tutto sa un po' di già visto, dopo oltre vent'anni in cui l'autore ha continuato assiduamente a scrivere le vicende della stessi personaggi.

Gauntlgym fatica infatti a decollare. Un po' perché l'inizio è un po' troppo legato ai ricordi del passato (cosa che mi ha anche fatto comodo, dato che avevo terminato la lettura dei precedenti romanzi parecchio tempo fa), un po' perché Salvatore inizia questo suo nuovo romanzo in un modo un po' strano. Prima coinvolge, oltre a Bruenor e Drizzt, una serie di personaggi (che quindi uno deve andare a ricordare chi siano...), poi li molla per strada, facendo un salto temporale e scrivendo, semplicemente, che non ci sono più, per cui non è ben chiaro perché li abbia coinvolti. Se si dovevano saltare degli anni, tanto valeva farlo in maniera drastica. Salvatore prima ci descrive degli eventi che avvengono praticamente subito dopo Il Re degli Spettri, poi mette nella sua trama un primo balzo nel tempo di circa 10 anni, poi descrive dei nuovi personaggi e, soprattutto, dei nuovi eventi che saranno alla base di tutta la tetralogia e a questo punto arriva il secondo passo avanti di altri 10 anni e da qui, di fatto, inizia il romanzo. Quindi, di fatto, bisogna leggere mezzo romanzo per attendere che il romanzo inizi! Una scelta stilistica più avvincente poteva prevedere un inizio più in medias res lasciando a dei piccoli flash back la descrizione di quanto avvenuto in quei 20 anni che separano la saga Neverwinter dalla saga Transizioni.

Un'altra delle caratteristiche di Salvatore, che l'hanno resto celebre fra i lettori di questo genere di romanzi, sono le descrizioni dettagliatissime e praticamente perfette degli scontri corpo a corpo. Sono diventati ormai iconici i duelli fra Drizzt e il suo arcinemico, nonché alter ego Artemis Entreri. Anzi, diciamo che uno degli elementi forti di questi romanzi sono state proprio queste descrizioni.

Solo che...

Solo che ci sono già 22 romanzi prima di questo in cui abbiamo assistito ai fendenti, alle giravolte e alle capriole di Drizzt. Certo, ottimamente scritte, ma sono sempre quelle. Per quanto il drow di Menzoberranzan sia diventato un personaggio iconico della letteratura fantasy, pur essendo nato in una sorta di letteratura di serie B, Salvatore non può mica pensare di poter scrivere per sempre le sue vicende! L'unica possibilità è che la trama presenti degli elementi di originalità e qui pecca, almeno all'inizio. Altra possibilità potrebbe derivare dai personaggi. Alcuni dei nuovi potrebbero anche essere relativamente validi, peccato che la scelta fatta da Salvatore per gestire il lunghissimo inizio di questo romanzo li rovini un po'.

Ci vogliono quasi 150 pagine perché il ritmo diventi quello cui Salvatore ci ha abituato, dato che finalmente, quando il gruppo di Dahlia e soci scende dentro Gauntlgrym, l'esplorazione del dungeon (perché di questo si tratta) diventa emozionante, salvo poi fare il secondo balzo temporale che ho già descritto.

Effettivamente, compiuto il secondo balzo temporale, il romanzo decolla definitivamente e la vera trama, che finalmente può partire dopo i tanti prologhi, si fa interessante. Peccato che si sia già arrivati a metà romanzo! E' vero che questa è una quadrilogia e questo lunghissimo prologo va visto non come prologo di questo romanzo, ma anche degli altri tre, ma rimane il fatto che Salvatore commetta l'errore di allungarsi troppo, semplicemente sbagliando la tecnica con la quale ci vuole introdurre nel contesto in cui si svolgeranno le vicende. Per fortuna, da metà in poi, ritroviamo il caro vecchio Salvatore, che inizierà sì a essere un po' ripetitivo, ma ci fa leggere quello che vogliamo leggere quando apriamo un libro di questo tipo. Un po' come quando si guardano i film della Marvel: nessuno ha la pretesa di vedere un film da storia del cinema, ma semplicemente la speranza di vedere un film non troppo serio, che contenga una serie di scazzottate fra personaggi dotati di superpoteri. Ecco, i romanzi di Salvatore sono proprio così (e lo scrivo da giocatore di D&D, che quindi li può apprezzare ancora di più) e anche questo non fa eccezione, con l'unico problema che tarda un po' troppo a diventare quello che deve essere.

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