Il film Matrix, diretto da Andy e Larry Wachowski e uscito nei cinema nel lontano 1999 fu una piccola rivoluzione della fantascienza dal punto di vista culturale. Non che non esistessero, prima di Matrix, altre opere fantascientifiche che trattavano gli stessi temi, ma il film dei fratelli Wachowski divenne una sorta di caso mondiale. Raccolse un successo strepitoso e ridefinì, anche grazie a un look accattivante, un intero sottogenere della fantascienza. Anche gli effetti speciali impiegati fecero la storia, tanto da rimanere indissolubilmente impressi in alcune generazioni di spettatori.
Poi siccome Matrix aveva una fine che non era una fine, nel 2003 uscirono, a poca distanza, il secondo capitolo, Matrix Reloaded e il terzo, Matrix Revolutions, andando a completare la trilogia. Il livello dei due successivi capitoli fu inferiore al primo, la trama, a tratti fumosa, fu parzialmente messa da parte per lasciare spazio agli effetti speciali. Questo non evitò, comunque, che la trilogissa finisse nell'immaginario collettivo degli appassionati.
E, come sempre, le idee che funzionano vanno sfruttate fino all'osso e possibilmente anche oltre.
E' con queste premesse che nel 2021 è uscito il nuovo Matrix Resurrections, diretto questa volta solo da Lana Wachowski (nuovo nome di Larry, dopo aver fatto la transizione).
Ma la trama, visto che Matrix Revolutions aveva un finale definitivo, seppur confuso?
Thomas Anderson (un Keanu Reeves con parecchi anni in più sulle spalle) è un programmatore di videogiochi, fra cui la celebre trilogia Matrix il cui protagonista è Neo, che ha proprio l'aspetto di Thomas, a cui viene chiesto di sviluppare un nuovo capitolo. Andreson, che sembra avere alcuni disturbi psicologici, incontra spesso in un bar una certa Tiffany (Carrie-Anne Moss), una donna sposata della quale è invaghito e al cui aspetto si è ispirato per creare Trinity, l'altro personaggio centrale del videogioco.
Nel frattempo una hacker, Bugs (Jessica Henwick) scopre un software che incarna un nuovo Morpheus (Yahya Abdul-Mateen II) che, in realtà, è solo un programma, non esiste nella realtà, mentre Bugs può uscire dalla matrice e vivere nel mondo reale. Poi scopriremo che la tecnologia permette a Morpheus di manifestarsi anche nel mondo reale, pur rimanendo un software.
E poi succede che Morpheus e Bugs si manifestano a Thomas, Morpheus gli spiega che ciò in cui vive non è la realtà e gli offre le due celebri pillole, la blu per continuare come se nulla fosse e la rossa, per svegliarsi e unirsi alla lotta rivoluzionaria contro i robot e il sistema (più o meno). Cosa che a Thomas interessa relativamente, dato che lui fondamentalmente è interessato per lo più solo a Tiffany/Trinity.
In questo modo inizia una storia scopiazzata male dagli episodi precedenti, dove un redivido e più debole Neo fa di tutto per recuperare Trinity, ostacolato dall'immancabile agente Smith (un Jonathan Groff che non ha nemmeno un decimo del carisma di Hugo Weaving) e, soprattutto, dal nuovo villain, il capo delle macchine, nonché l'analista di Thomas dentro Matrix (Neil Patrick Harris).
E il tutto funziona?
No.
Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss sono ancora due grandi attori, ma alla fine in questo contesto risultano più mosci rispetto a quando li abbiamo visti nella trilogia originale, l'analista e l'agente Smith e pure Morpheus difettano di carisma, gli effetti speciali sono esattamente gli stessi già visti nelle precedenti pellicole e non fanno più strabuzzare gli occhi per la meraviglia, l'ambientazione è esattamente la stessa e la trama latita, tanto è vero che più volte durante la visione dei 148 mi sono chiesto dove volessero arrivare Lana Wachowski e gli altri sceneggiatori, David Mitchell e Aleksandar Hemon.
Tutto quello che succede sa pesantemente di già visto e una pellicola che tutto sommato dovrebbe essere fra le altre cose adrenalinica, finisce per far morire di noia. O, almeno, ha fatto morire di noia il sottoscritto. E dire che io con la fantascienza sono pure di bocca buona e tendo ad accontentarmi.
A volte bisognerebbere rendersi conto che quando una storia è finita, è finita. Basta, punto e a capo. Facciamo altro. E invece quello che spesso succede a Hollywood è che, forse per carenza di idee valide, si abusi dei sequel, dei sequel dei sequel e dei sequel dei sequel dei sequel all'infinito, tanto si sa che se anche il prodotto non è il massimo, se l'opera di partenza è valida, un certo successo lo risquoterà comunque, ereditando meriti non suoi. E infatti io stesso questo Matrix Resurrections ho finito per guardarlo, anche se avevo nasato che fosse poca roba.
Quasi quasi mi viene da sconsigliarlo a chi ha amato la trilogia iniziale. Meglio finire in bellezza, piuttosto che rimanere amaramente delusi da questo stanco revival.
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