Era da un bel po' di tempo che non scrivevo una recensione di un fumetto e mi stava tornando la voglia. Per la verità la voglia non se n'è mai andata, è il tempo che scarseggia sempre. E a proposito, proprio di tempo si parla in questo Dragonero Speciale, vediamo come.
La fine del tempo, il titolo di quest'albo, è sicuramente evocativo e chiama alla mente molti sviluppi di tramma, ma non pensiate che si possa trattare di una storia sui viaggi nel tempo, che in questo contesto forse sarebbe anche fuori luogo. Qualche parola sulla trama, senza dilungarci troppo.
A Ian Aranill viene affidata nientemeno che da Ausofer una nuova e complessa missione. Pare che siano comparse le tracce di una reliquia antica, ma sconosciuta ed estremamente potente che potrebbe essere utilizzata come arma nella guerra contro gli Abominii. Questa reliquia si trova al momento in un'isola senza nome (!?) e recuperarla non sarà facile, perché il potente oggetto magico, che pare essere addirittura senziente, sembra in grado, in vari modi, di fermare e uccidere chiunque gli si avvicini.
Dato che il potere di questa reliquia sembra essere in un qualche modo legato al tempo, Ausofer decide di affiancare a Ian un soggetto che col tempo ha un rapporto particolare, il redivivo Rhooga. O, sarebbe meglio dire, il "redi-non-morto" Rhooga., perché il terribile Ghoul al momento è diventato una specie di non morto, così come alcuni dei suoi seguaci e, grazie al fatto di non essere propriamente vivo, potrebbe essere in grado di avvicinarsi alla reliquia. C'è un solo problema, oltre al fatto che la reliquia non avrà alcuna intezione di farsi avvicinare: Rhooga è da sempre un arcinemico dell'Impero di Ian in particolare, come farà Dragonero a convincerlo a partecipare a questa improbabile missione?
Cercherò, se possibile, di non fare spoiler, ma tenete presente che è quasi impossibile evitarli completamente, per cui vi consiglio di fermarvi qui, leggervi l'albo, e poi riverderci dopo.
L'avventura di questo speciale non si discosta dai canoni della serie, a parte un finale un po' ambiguo, ma che, proprio rispettando i canoni della serie, sembra aprire svariate strade che chissà se verranno percorse.
Ma andiamo a quello che è uno dei due principali protagonisti dell'albo: Rhooga. L'abile e spietato comandante Ghoul è sempre stato uno dei migliori villain dell'intera serie. Talmente ben riuscito che gli autori devono essersi rammaricati di averlo fatto morire alla fine della prima storia, seppur doppia, in cui è comparso. Storia in cui, fra l'altro, sono comparsi altri personaggi che poi sono diventati importanti per la serie. Rhooga deve essere piaciuto talmente tanto agli autori che hanno deciso di inserirlo nella serie derivata di Senzanima in quello che è una specie di cameo e, nella serie regolare di farlo più o meno "resuscitare" ben due volte. Due volte, perché dopo essere resuscitato una prima volta, è poi morto subito di nuovo! Gli autori di Dragonero a volte commettono degli errori, come tutti, ma una cosa che non ho mai capito è la strana tendenza a ripeterli! E così, malgrado la storia di Rhooga sia più volte terminata, ancora una volta lo vediamo incrociare Ian. Questo è un punto a favore? Insomma...
Va bene che il personaggio sia ben riuscito, ma... basta! Lasciamo morto ciò che è morto. Siamo in un mondo fantasy e ciò che è morto può tornare in vita, ma non due volte! Comunque se non altro questa volta c'è una novità, perché Ian e Rhooga saranno costretti a essere alleati, anche se non vi svelo, ovviamente, come farà l'ex scout a convincere il difficile Ghoul a collaborare e di questo ne devo dar atto a Vietti. Anche se, data questa scelta interessante, non capisco il finale, ma non scriviamo troppo.
Dell'albo fanno parte anche Gmor, il fedele alleato di Ian, nonché amico d'infanzia, Adso, il giovane mago militare che sta affiancando i nuovi Senzanima e l'elfa scura che da tempo serve Ausofer. Dei due quello che svolge un ruolo più interessante, soprattutto alla luce degli sviluppi finali è sicuramente Adso. Poi ci torno. Perché prima è di Gmor che vorrei parlare. In realtà questo commento lo scrivo qui, nella recensione di questo albo, ma avrei potuto scriverlo nella recensione di qualsiasi altro albo del nuovo corso, se li avessi recensiti. Dragonero nasceva come un fumetto corale con un protagonista definito, ma anche una serie di comprimari sempre o quasi sempre presenti, come l'orco Gmor, l'elfa Sera, la tecnocrate Myrva e il luresindo Alben e altri personaggi minori ricorrenti. Poi questa strada è stata abbandonata e la prima vittima è stata Gmor. Fin dall'inizio Gmor è sempre stato il personaggio più presente della serie a parte Ian e per alcuni fan è risultato anche migliore del protagonista come personaggio anche se, per me, a un certo punto ha iniziato a ridursi a una specie di macchietta. Col nuovo corso, tuttavia, il personaggio, ancora presente, seppur con una frequenza inferiore, ha iniziato ad avere un'importanza via via inferiore. In particolare in questo albo è risultato ininfluente. Quando l'avrete letto, provate a rispondere a questa domanda: cosa sarebbe cambiato se Gmor non ci fosse stato? Per me nulla.
E poi c'è Adso. Ecco, Adso è interessante e forse lo potrebbe diventare ancora di più dopo la fine di quest'albo, posto che gli autori non hanno mai chiarito del tutto cosa siano i maghi/incantatori e abbiano (volutamente?) lasciato la magia abbanstanza lacunosa. Forse, ma sono maligno, perché non hanno mai saputo gestire a pieno la potenza dei personaggi magici (e non!) che hanno creato. Adso non è particolarmente protagonista, ma speriamo che le rivelazioni finali non portino all'ennesima trama morta.
Vorrei dire anche che è interessante la figura dell'elfa scura, ma non è così. Anche questo personaggio è una presenza poco significativa che, fra l'altro, contribuisce e rimarcare una certa confusione di idee. Dall'inizio non è mai stata chiarita la differenza fra elfi scuri ed elfi oscuri. Che poi a un certo punto ci so sono messi anche gli elfi neri... E questo misterioso personaggio che ogni tanto fa capolino con qualche breve comparsata, non aiuta a chiarire i dubbi, così come lo stesso Ausofer, che la "controlla" resta sempre un manovratore dietro le quinte, al limite fra il bene e il male che più che essere ambiguo, a volte pare non del tutto definito.
Così quest'albo finisce per rappresentare appieno ciò che è diventato (o non è diventato!) Dragonero, a 17 anni dalla pubblicazione del romanzo a fumetti da cui nacque tutto e a 11 anni dall'inizio della pubblicazione della serie regolare. Qualcosa di indefinito, che ha aperto mille strade, seguendone spesso non fino in fondo alcune e perdendone molte altre, dando in genere l'impressione di navigare un po' troppo a vista, con idee che sorgono al momento rivedendo il disegno di fondo. Il fumetto spravvive o almeno credo, dato che non conosco i dati di vendita, ma non riesce a diventare quello che avrebbe potuto diventare.
Lo leggo ancora? Sì dai, ci sono affezionato, anche perché di fumetti fantasy non ce ne sono molti e voglio premiare il tentativo, ma la delusione resta palpabile, salvo qualche albo che effettivamente merita.
Non ho parlato di Luca Bulgheroni, autore dei disegni. Al netto delle scelte editoriali della serie che non sempre trovo condivisibili, credo che Dragonero possa contare su un parco disegnatori che è uno dei migliori in circolazione e Luca Bulgheroni dimostra in quest'albo di meritarsi di far parte di questa elite di disegnatori.
Nessun commento:
Posta un commento