martedì 14 novembre 2017

Thor: Ragnarok

Finalmente anche io ho visto il terzo film dedicato al Dio del Tuono inventato/rivisitato dalla Marvel, nonché diciassettesimo episodio della telenovela Marvel Cinematic Universe. Da quando, dieci anni fa, la Marvel, poi acquisita dalla Disney, portò sul grande schermo le imprese di Iron Man, il Marvel Cinematic Universe sembra non avere più freni e continua a raccogliere successi senza più fermarsi.
Ma veniamo al film.
Dopo un primo episodio in cui abbiamo visto Thor esiliato dal suo mondo e quasi privato dei poteri, un secondo ultraspettacolare, ma dalla trama un po' debole, finalmente è la saga di Ragnarok ad arrivare al cinema, mischiata un po' con quella di Planet Hulk e rivisitata dai geni della Marvel.
Thor affronta prima il demone Surtur, colui che distruggrerà Asgard, la patria degli dei, durante Ragnarok (che poi è la fine del mondo nella mitologia norrena), poi torna a casa, dove scopre che il posto del padre Odino è stato preso dall'ambiguo e creduto morto fratello Loki. Il Dio del Tuono dovrà quindi prima ritrovare il padre, poi affrontare la sorella primogenita Hela, la Dea della Morte.
Questa è la trama succinta e più non scrivo, dato che si tratta di un film che è ancora nelle sale.
Che poi delle tante locandine che sono uscite, quella originale americana è la più bella. Questa.
Che dire di questa pellicola se non che al termine della visione sono uscito dal cinema esaltato, allucinato e divertito?
Basta, fine della recensione. Cosa si vuole di più da un film del genere?
Il fatto è che alla Marvel hanno capito benissimo che non è possibile fare film seri su dei supereroi con grossi martelli, pelle verde, calzamaglia colorata, elmi con grandi corna, ecc., per cui l'unica soluzione è non prendersi troppo sul serio. Già dalle prime pellicole del Marvel Cinematic Universe l'avevano capito e l'ironia era ampiamente presente, ma da alcuni anni, soprattutto dall'arrivo di quel genio di James Gunn cui è stata affidata la regia dei Guardiani della Galassia, l'ironia è diventata fondamentale, arrivando a toccare, senza timori, la parodia. Senza tralasciare, però, scenari mozzafiato, combattimenti incredibili e tutto quello che ci aspettiamo da film di questo tipo. Per la verita l'ironia è pesante anche nel film di Deadpool (questo, pur essendo un personaggio Marvel, non è prodotto dal Disney, ma dalla Fox, come tutti gli X-men), ironia che cade nel surreale, ma in quel caso di trattava di un personaggio che già aveva quelle caratteristiche anche nel fumetto.
Tanto per dire, mi pare che tutto questo non l'abbiano ancora capito quelli della DC. Onestamente Batman Vs Superman è un film fatto bene, in cui in tre ore assistiamo a combattimenti assurdi e ai drammi dei personaggi, ma... che palle! Non credo di essermi annoiato così tanto guardando un film di supereroi.
In Thor: Ragnarok vediamo dei personaggi che si picchiano dall'inizio alla fine, qualche dramma interiore ci scappa, ma, soprattutto, ci si diverte.
E, onestamente, poco importa se il Thor cinematografico si è progressivamente allontanato dal Thor del fumetto. Forse alcuni fan storici sono anche usciti dal cinema delusi, se non incazzati, ma... peggio per loro! Thor (il personaggio Marvel, non la dività norrena cui s'ispira) è stato creato nel 1962, oggi siamo negli anni duemila. E poi il Marvel Cinematic Universe trae spunto dai fumetti, non deve per forza esserne la copia, altrimenti perché dovevano farlo? Un po' come è accaduto col nuovo film dell'Uomo Ragno.
Ma credo che i legami fra Thor: Ragnarok e i Guardiani della Galassia siano anche visivi. Il terzo capitolo cinematografico del Dio del Tuono è una pellicola superspaziale (infarcita di fantasy) ultracolorata e piena di alieni e popoli fantastici. Una pellicola anche esteticamente bella da vedere e che, proprio come i Guardiani della Galassia, fa un uso spinto ed efficace della colonna sonora. Certo, nelle due pellicole di Gunn la colonna sonora era addirittura funzionale alla trama, mentre qui l'importanza è minore, ma l'effetto è innegabile (vedere Thor che combatte sulle note di Immigrant song dei Led Zeppelin è una trovata particolarmente riuscita).
Se guardiamo il nome del regista capiamo che i produttori hanno avuto fin da subito le idee chiare su dove avrebbe dovuto andare a parare questa pellicola. Taika Waititi è un regista neozelandese che, prima di Thor: Ragnarok aveva diretto solo quattro pellicole, due commedie drammatiche, una commedia horror e una commedia avventurosa, tutti film dei quali è stato anche sceneggiatore. Waititi è stato anche sceneggiatore del film d'animazione della Disney Oceania. Insomma, l'obiettivo era chiaro e chi ha fatto la scelta (apparentemente affidare la regia a Waititi che non aveva esperienza al riguardo, a parte la partecipazione, come attore, al film Lanterna Verde, poteva essere un azzardo) ha avuto la vista lunga.
Anche gli attori, probabilmente perché ben diretti, hanno fatto ottimamente la loro parte. A partire da Chris Hemsworth che, pur essendo un Thor perfetto, gli si poteva criticare, nei primi film, un'espressività che non era proprio il massimo. Qui, invece, sembra ottimamente a suo agio nell'interpretare questo Thor sì potentissimo, ma anche irriverente e simpatico. Così come ha funzionato alla grande sia l'affiatamento con il Loki di Tom Hiddleston (ma ormai questo lo avevamo già visto in Thor: The Dark World) sia quello con l'Hulk di Mark Ruffalo in versione colosso e in versione Bruce Banner. I due, a parte una grossa scazzottata nel primo film degli Avengers, avevano interagito ben poco e, visti i risultati di questo film, ci si chiede perché l'idea non sia arrivata prima. Brava anche Tessa Thompson (la Valchiria di colore, sempre a proposito di stravolgimenti!), anche se nella seconda parte del film è rimasta un po' troppo prigioniera del personaggio.
Ecco la squadra al completo
In parte anche gli antagonisti.
Giganteggia Jeff Goldblum nei panni del Gran Maestro, governatore del bizzarrissimo pianeta Sakaar ove precipita e resta prigioniero Thor. Personaggio cambiato rispetto a quello dei fumetti, ma che si ritaglia uno spazio importante nella pellicola e chissà che non lo rivedremo anche in futuro.
Due gocce d'acqua!
Inquietante il personaggio di Hela, intepretato dalla versatile e poliedrica Cate Blanchett. L'ho sempre considerata una bella e brava attrice e anche qui fa il suo dovere. Forse sul suo personaggio si sarebbe potuto lavorare di più, ma il film, che comunque dura più di due ore, si sarebbe allungato ulteriormente. Peccato, perché il personaggio, con la sua storia, meritava qualcosa di più e, invece, così funge solo da espediente per l'evoluzione di Thor.
Mi dona il look dark?
Per onestà bisognerebbe citare anche Anthony Hopkins (sempre efficace il suo Odino), Karl Urban (che interpreta un asgardiano, Skurge, piuttosto interessante e riuscito), Idris Elba (col suo Heimdall qui non impegnato solamente ad aprire e chiudere il Bifrost, ma con una parte più importante) e non ultimo Benedict Cumberbatch che torna a vestire di panni del Doctor Strange, ma qui la sua parte si limita a poco più di quanto avevamo già visto nelle scene dopo i titoli di coda della pellicola a lui dedicata. Camei anche per Matt Damon (interpreta Loki in una rappresentazione teatrale all'interno del film!) e altri, fra cui lo stesso Waititi e l'immancabile Stan Lee, creatore di Thor e di tanti altri personaggi Marvel, presente in una scena memorabile.

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