14 gennaio 2025

L'imperatore-dio di Dune

 

E' incredibile pensare a come un autore come Frank Herbert, con un solo romanzo, Dune, sia riuscito a creare un caposaldo della fantascienza mondiale di ogni epoca. Un romanzo scritto nel lontano 1965 e che è riuscito negli anni non solo a diventare il punto di riferimento di un certo tipo di fantascienza, ma anche a ispirare decine di opere successive.

Herbert ha scritto altro, non solo questo romanzo e i suoi sequel, ma è questo romanzo che è riuscito a farlo diventare immortale, come immortali sono tutti i grandi scrittori. Ma con Dune non si è fermato, dato che il celebre romanzo è poi diventato il primo capitolo del lungo Ciclo di Dune che contiene al suo interno altri cinque romanzi scritti dall'autore di Tacoma, Messia di Dune, I figli di Dune, L'imperatore-dio di Dune protagonista di questo post, Gli eretici di Dune e La rifondazione di Dune.

Ma non è finita qui, perché poi Frank ha lasciato numerosi appunti dopo la sua morte, ripresi dal figlio Brian e Kevin J. Anderson per pubblicare altri due romanzi, I cacciatori di Dune e I vermi della sabbia di Dune che vanno a completare la serie principale, nonché svariate opere e raccolte derivate che si svolgono sempre nella stessa ambientazione inventata da Herbert padre e scritte successivamente.

Così, giusto per fare un'introduzione noiosa, che poi l'elenco delle opere del Ciclo di Dune lo potete trovare anche nell'omonima e dettagliatissima pagina di Wikipedia.

Ognuno dei precedenti romanzi di Herbert poteva sembrare concluso e ogni volta leggendo il successivo abbiamo capito che in realtà molte cose erano rimaste in sospeso. Quindi se Dune ci aveva descritto l'ascesa di Paul Atreides, da erede della casata guidata dal padre Leto a imperatore galattico, Messia di Dune ci aveva descritto cosa sarebbe successo dopo la presa del potere da parte di Paul. I figli di Dune, invece, era stato il primo vero sequel della serie, dove avevamo conosciuto i fratelli Leto II e Ghanima, figli di Paul e Chani, nonché avevamo visto all'opera gli ultimi personaggi rimasti dai romanzi precedenti e conosciuto nuovi personaggi. Ma I figli di Dune ha avuto un epilogo ancora più drastico dell'epilogo del primo Dune e ora ne vediamo le conseguenze... 3.500 anni dopo!

Ecco, è il momento di descrivere un po' la trama, senze andare troppo nei particolari.

Ve lo ricordate Leto II? Già l'essere stato figlio di Paul Atreides, il Kwisatz Haderach, l'umano ottenuto tramite la selezione genetica perpetrata dalla sorellanza Bene Gesserit che possiede il dono della preveggenza e utilizza la memoria genetica dei suoi antenati non deve essere stato poco. Poi l'aver fatto uso fin da piccolo in grandi quantità del melange, la spezia prodotta dai vermi della sabbia di Arrakis/Dune che allunga enormemente la vita e dona a chi è geneticamente predisposto una preveggenza incredibilmente precisa avrà fatto il resto. Ma non solo. Nel romanzo I figli di Dune, Leto II entra in simbiosi con le trote della sabbia (che sono le larve del verme delle sabbie) che inizialmente gli ricoprono interamente la pelle, donandogli ulteriori poteri.

Ecco, quel Leto lì, mutato e trasformato fisicamente dalle trote della sabbia e mentalmente dai suoi poteri e dal melange in qualcosa di assolutamente disumano (anche nell'aspetto), ha creato un impero durato 3.500 anni, rimasto sempre sotto la sua guida. E se un uomo solo (o, per meglio dire, una creatura. L'aspetto lo scoprirete leggendo il romanzo) governa un impero galattico per migliaia di anni, imponendo forzatamente la sua autorità, le cose devono per forza degenerare. Per quanto Leto abbia fatto ciò che ha fatto per il bene dell'umanità, il Sentiero Dorato. E qualcun altro, sempre per il bene dell'umanità, dovrà fermare l'imperatore-dio: Siona Ibn Fuad al-Seyefa Atreides che, l'avete già capito, fa parte sempre della stessa discendenza e quindi avrà anche lei i suoi poteri genetici. Oltre che, va detto, uno col potere delle preveggenza avrà anche capito o almeno sarà anche stato in grado di capire cosa avrebbe fatto chi lo voleva fermare.

Fra i protagonisti anche il burocrate Moneo, padre di Siona e quindi anch'egli un Atreides, erede di Ghanima, Nyala, una Ittiointerprete (membro dell'esercito femminile di Leto II. Perché l'imperatore si sia dotato di un esercito femminile, lo spiegherà lui stesso nel corso del romanzo) che per ordine di Leto II deve ubbidire a Siona, Duncan Idaho, l'ennesimo ghola Tleilaxu, di cui l'imperatore non vuole fare a meno e, per chiudere, Hwi Noree, ambasciatrice Ixiana di cui Leto si innamora.

Il romanzo, così come i precedenti è molto filosofico e come sempre, ma in questo caso per bocca di Leto II, affronta i temi della religione e del potere e, questa volta, anche dell'amore.

E' opinione comune che il primo Dune sia il miglior romanzo di Herbert e che i vari sequel abbiamo via via perso mordente. E anche questo L'imperatore-dio di Dune ha ricevuto nelle varie recensioni che sono state scritte (parecchie, dato che è del 1981) numerose stroncature.

Questo romanzo si discosta molto dai precedenti, perché il mondo descritto è proprio diverso, a causa delle enormi modificazioni che Leto ha causato nel pianeta Dune. I Fremen non sono più quelli iniziali, l'impero non è più quello e via dicendo. Eppure questo romanzo conserva un suo fascino. Leto II vede tutti i futuri e fra questi ha individuato quello in cui la razza umana riuscirà a sopravvivere, il Sentiero Dorato. Ma per seguire questa strada sarà necessario fare delle scelte discutibili, che lo faranno odiare e faranno in modo che gli altri esseri umani lo vedano come un mostro. Lui che mostro è già diventato a causa delle modifiche corporee causate dalle trote delle sabbie.

Forse L'imperatore-dio di Dune non è per tutti gli appassionati del primo romanzo e infatti il numero di lettori è andato calando. Ma io sinceramente l'ho divorato. Anche se, lo confesso e avviso che si accinge a leggerlo, alla fine della lettura mi ha lasciato particolarmente soddisfatto. Perché sì, dai, Herbert è sempre bravo, il suo filosofeggiare può affascianre, ma stringi stringi, L'imperatore-dio di Dune non raggiunge mai il livello che potenzialmente avrebbe potuto raggiungere e che le prime pagine avevano lasciato intendere. La trama non decolla mai definitivamente e, anzi, finisce per deludere. Leto II inizialmente affascina, ma finisce per diventare noioso. Siona risulta essere la ribelle meno ribelle della storia dei ribelli, Duncan Idaho si rivela poco più che una macchietta e via dicendo.

Se siete appassionati dovete per forza leggerlo, ma tenete basse le aspettative.

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