26 gennaio 2025

Nowhere



Giusto qualche post fa parlavo dei "one location movies" ossia quei film ambientati sostanzialmente in un unico luogo, col caso estremo di Una notte a New York ambientato quasi interamente all'interno di un taxi.

Ecco, questo Nowhere, film spagnolo diretto da Albert Pintó rientra perfettamente nella categoria, con un unico luogo che, seppur più grande del taxi di Sean Penn e Dakota Johnson, non è meno singolare e ancora una volta, dopo aver visto il trailer, mi ero detto che no, un film intero girato dentro un container a mollo in mezzo all'oceano non poteva reggere.
 
Ma lo avevo pensato anche per il taxi...

E sempre per fare delle categorie, qualcuno parla anche di survival trap, ossia un film in cui il/i protagonista/i sono intrappolati da qualche parte e devono riuscire a sopravvivere. E in questo caso siamo proprio all'apoteosi.

Detto in breve, siamo in un futuro non meglio identificato che sta vivendo una non definita crisi globale di risorse. Nel luogo in cui vivono Mia (Anna Castillo) e prossima al parto e Nico (Tamar Novas), che potrebbe essere la Spagna, data la produzione della pellicola, la crisi è tale per cui le risorse scarseggiano drasticamente e la dittatura che è al governo per fronteggiare la situazione ha deciso di eliminare letteralmente bambini, anziani e donne incinte per limitare la popolazione. Ciò ha generato un fenomeno di immigrazione clandestina, soprattutto di giovani donne incinte, verso la Norvegia, l'Irlanda e l'Islanda, gli unici paesi europei ancora democratici. L'immigrazione avviene via mare, coi migranti nascosti all'interno di container merci.

Con una serie di espedienti che non sto a descrivere, se li volete conoscere vi guardate il film, Mia resta sola in un container che a causa di una tempesta finisce in mare. Completamente da sola, in mezzo al nulla, con uniche risorse alcune casse di prodotti vari che si trovano nel container (tipo dei contenitori vuoti per generi alimentari, quelli che mettiamo nel frigorifero con gli avanzi di cibo o delle cuffie per smartphone, tutte cose utilissime quando sei chiuso in una scatola in mezzo all'oceano!). E proprio perché ce le vogliamo cercare tutte, ovviamente essendo prossima al parto, a un certo punto Mia partorisce pure.
 
Ah, dimenticavo. Nel container ci sono svariati fori e lentamente l'acqua dell'oceano entra. Che non si può mai stare tranquilli, nemmeno se sei chiuso dentro un container nel bel mezzo dell'oceano.

Nowhere è un film che potenzialmente offre diversi spunti. Posto che la crisi globale non viene in sostanza descritta e avrebbe potuto essere un ulteriore spunto di trama molto interessante, già la questione della gestione dittatoriale della crisi, qualunque origine/causa abbia e la migrazione sono due fattori interessanti e sui quali volendo si potrebbe fare un film intero. Però evidentemente non è una cosa che interessa particolarmente Albert Pintó e anche chi ha scritto la sceneggiatura, Indiana Lista, Miguel Ruz, Ernest Riera, Teresa de Rosendo, Seanne Winslow, che evidentemente sono più interessati a fare il loro survival trap movie. E infatti non ci vuole molto ad arrivare dove vogliono: Mia sola dentro il container e quasi senza risorse.

Comunque al di là degli espedienti che hanno fatto arrivare Mia in quella situazione, Nowhere si dimostra decisamente originale nel suo genere.

Ma Nowhere, anche se può sembrare, anche da queste considerazioni, un semplice "gioco" dove la protagonista viene messa in una situazione apparentemente senza uscita, è anche a suo modo un inno alla vita. Mia vuole a tutti i costi sopravvivere. E lo vuole ancora di più perché la sua sopravvivenza non è fine a sé stessa, ma è indispensabile per la sopravvivenza della neonata figlia che vede la luce dentro il container. Una bambina che per i primi giorni della sua vita (non pochi giorni alla fine!) vede solo l'assurda trappola in cui si trova. Ma alla quale, come per tutti i neonati, basta solo la presenza della mamma al suo fianco!

Forse alcuni espedienti che portano alla situazione centrale del film sono un po' tirati per i capelli, come sono un po' tirate per i capelli alcune soluzioni che Mia trova per sopravvivere e una scrittura più accurata non avrebbe guastato. E' un po' la stessa cosa che spesso succede in molti film d'orrore, dove le premesse magari sono un po' deboli e affrettate, ma lo sono perché hanno l'unico scopo di crare una certa situazione in cui i protagonisti si dovranno trovare. E qui accade più o meno la stessa cosa. Personalmente in un film così, soprattutto nell'ambientazione, io ci avrei messo anche un po' di politica, ma io non sono certo un regista, né tanto meno uno sceneggiatore, quindi è inutile che stia a fare il fenomeno e Nowhere me lo prendo così come Albert Pintó l'ha fatto.

Anna Castillo fa un gran lavoro. E meno male, dato che dalla sua recitazione dipende in sostanza tutto il film. Ci sono attori che pur essendo bravi non hanno le spalle abbastanza larghe per sorreggere una pellicola intera. Anna sembra averle o, magari, anche Pintó ha fatto il suo dirigendola nel modo migliore. Mia risulta essere une personaggio fragile, dall'inizio alla fine, ma nello stesso tempo riesce sempre a trovare dentro sé stessa la forza necessaria per affrontare tutte le situazioni in cui si trova. E quindi riesce ad affiancare debolezza e forza nello stesso personaggio.

Consigliato. Senza però troppe pretese.

Nessun commento:

Posta un commento

Powered By Blogger