Se c'è una cosa che apprezzo del cinema italiano moderno è il fatto che alcuni autori non si rassegnano a produrre sempre e solo delle commedie e, con coraggio, ci provano ad avventurarsi in lande sconosciute.
Il mio nome è vendetta è un puro film d'azione, del sottogenere che in inglese chiamano vengeance movie, che per essere sicuri il regista Cosimo Gomez la parola vendetta l'ha messa anche nel titolo. Uno di quei film che negli USA vanno tanto in voga, in cui un ex assassino o qualcosa del genere che ha messo la testa a posto e si è ritirato dalla violenza subisce un torto. Di volta in volta gli colpiscono un familiare, un amico, il criceto e lui s'incazza, facendo riaffiorare la sua vera natura e facendo pagare con gli interessi l'autore del torto.
C'è Santo Romeo, un uomo del sud che vive in Alto Adige ed è felicemente sposato con Ingrid Gruber e i due hanno una figlia, Sofia.
Solo che Santo Romeo è in realtà Domenico Franzè, un mafioso calabrese che ha deciso di cambiar vita. Finché gli sgherri del vecchio nemico, Angelo Lo Bianco, lo trovano e gli uccidono moglie e cognato. E così Santo/Domenico, cercando di proteggere la figlia, s'incazza. E succedono le cose che potrebbero succedere in un film come questo.
Visto? L'avevo detto che era un puro vengeance movie. Ma italiano.
Nei panni di Santo/Domenico c'è niente meno che un'insolito Alessandro Gassmann. Il poliedrico attore figlio del mitico Vittorio non era abituato a film di questo tipo eppure scopriamo che il personaggio di Santo/Domenico gli calza a pennello. Gassmann ha veramente il physique du rôle per interpretare questo personaggio. Anzi, peccato che l'abbia scoperto forse un po' fuori tempo massimo, perché avrebbe potuto interpretarlo anche in tante altre occasioni. Vediamo se in futuro ne farà altri. Alessandro Gassmann ha il peso specifico per interpretare questo tipo di personaggi e, a differenza delle tante pellicole in cui l'abbiamo visto protagonista in passato, ha anche la faccia giusta.
Interessante anche il lavoro di Ginevra Francesconi nei panni di Sofia. Di solito succede che nei film la parte dell'adolescente viene interpretata da attori un po' troppo grandi e la cosa si vede. In questo caso Sofia dovrebbe avere, credo, 17 anni, mentre Ginevra Francesconi ai tempi ne aveva 19, ma sembra a tratti quasi troppo piccola, anche se la cosa viene parzialmente influenzata dal fatto che l'attrice sarà alta la metà di Alessandro Gassmann. Comunque Ginevra Francesconi se la cava bene.
Non tutto funziona al meglio e dopo ne scriverò, ma non è che questi film, quando vengono da oltre oceano, siano proprio perfetti. Anzi, probabilmente contengono anche parecchie debolezze, quindi non dobbiamo essere troppo crudeli con l'opera diretta da Cosimo Gomez che alla fine risulta sufficientemente credibile (certo, credibile per un film di questo tipo) e non sfigura affatto nel confronto con pellicole simili, ma ben più blasonate.
Cioè, siamo capaci anche noi di fare questa roba qui!
Ma avevo detto che mi sarei soffermato anche sui difetti, perché se bisogna essere onesti ci sono anche quelli. E allora facciamo anche un po' i cattivi.
Se da un lato Santo/Domenico e Sofia risultano credibili e si portano sulle spalle tutta la pellicola (e si badi bene, i meriti non vanno solo all'esperto Alessandro Gassmann, ma anche alla giovanissima Ginevra Francesconi), dall'altro a mancare completamente è la figura di un solido villain. Dai, diciamo la verità, Remo Girone è un bravo attore, ma non ha veramente la faccia del cattivo. Non è efficace come dovrebbe essere. E nemmeno fra i suoi sgherri c'è qualcuno in grado di tener testa all'impatto di Alessandro Gassmann. Solo che se manca un valido antagonista, anche il protagonista ne esce ridimensionato. E questo è sicuramente un punto a sfavore di Il mio nome è vendetta.
L'altro punto a sfavore, ne diciamo solo due, che è meglio non esagerare, è la debolezza di molte scene d'azione. Che se stiamo parlando di un film d'azione, la cosa è un po' grave, no? Non che siano fatte male, certamente no, Cosimo Gomez il suo mestiere lo sa fare e la sufficienza la raggiunge appieno, ma una scena d'azione dovrebbe essere esaltante, dovrebbe essere potente. E invece le parti migliori di questo film d'azione sono quelle in cui l'azione non c'è. Cosa che un pochino fa anche storcere il naso, anche se complessivamente non si può dire che l'azione in sé sia venuta male. Forse è proprio il fatto che questi film in Italia, non facendoli mai, non siamo del tutto abituati a farli.
Per concludere, leggo in Internet che questa pellicola non ha ricevuto recensioni esaltati. Ma occorre anche dire che in Italia abbiamo sempre la pretesa che un film che non è una commedia debba per forza essere un capolavoro del cinema impegnato e d'autore, senza pensare che a volte l'obiettivo potrebbe anche essere fare del semplice intrattenimento. Siamo molto meno esigenti quando giudichiamo film come questi se provengono dagli Stati Uniti.
E insomma, io lo promuovo.


Nessun commento:
Posta un commento