Chi legge Erikson deve essere pronto a tutto, perché ha scelto di
leggere un autore che sempre e comunque e stupirà. Se terminare i Giardini della Luna (660 pagine nella nuova edizione) può essere sembrata un’impresa,
soprattutto per l’insolito stile dell’autore, La Dimora Fantasma (860
pagine nella nuova edizione) non è da meno.
Con il primo romanzo abbiamo iniziato a conoscere una serie piuttosto
ampia di personaggi e ci siamo addentrati in una storia complessa, con
un assedio a due città del continente di Genabackis. Ma ora Erikson ci
mette subito in difficoltà. La Dimora Fantasma si svolge
cronologicamente subito dopo al romanzo precedente, ma qui siamo in un
altro continente, con una linea narrativa completamente diversa e
tantissimi personaggi nuovi. Dei personaggi conosciuti nei Giardini
della Luna, solo Kalam, Crokus, Apsalar e il Violinista (Fiddler nella
vecchia edizione) ci accompagnano in questa nuova avventura.
Qui abbiamo un continente, Sette Città, già parzialmente in mano
all’impero Malazan, ma alle porte di una sanguinaria rivolta di matrice
religiosa che prenderà piede duranto lo stesso romanzo. Una delle trame
del romanzo è proprio quella dei civili Malazan sopravvissuti, che
formeranno una catena di profughi (la Catena dei Cani), protetta da uno
sparuto esercito superstite, in cerca della salvezza. La trama viene
descritta dagli occhi dello storico imperiale Duiker, ma il personaggio
più rilevante è sicuramente Coltaine. Non mancano però i punti di vista
dei ribelli, con Leoman, Toblakai e altri personaggi che s’incontreranno
nei romanzi successivi.
Nel romanzo è possibile però leggere anche la trama di Felisin Paran,
sorella del Ganoes Paran incontrato nel primo romanzo, nobile Malazan
deportata, prigioniera nelle miniere di Otataral e di Heboric, ex-prete
del dio decaduto Fener, uno dei personaggi di Erikson di tutta la saga
le cui vicende risultano più oscure.
Altra trama del romanzo è quella di Fiddler (Violinista) e Kalam in
cerca di vendetta nei confronti dell’Imperatrice Laseen, per quanto è
accaduto nel primo romanzo, durante l’assedio di Pale.
Ultima trama principale del romanzo, oltre a innumerevoli microtrame,
è quella di Ikarium, un mezzo jaghut e Mappo, un trell, due insoliti e
misteriosi personaggi che vagano per il continente e le cui vicende si
svilupperanno nei romanzi successivi.
Il romanzo è talmente complesso e inserito nella gigantesca saga che
risulta persino difficile riassumerne la trama. Quello che traspare in
questa seconda opera, sicuramente più matura dal punto di vista
stilistico, è che se il mondo ideato da Erikson era parso enorme e
dettagliatissimo già dal primo romanzo, dopo aver letto il secondo ci si
rende ancora più conto della complessità.
Sette Città è un continente completamente diverso dal Genabackis
conosciuto nel primo. Qui ci sono popolazioni diverse con usi e costumi
completamente diversi. Un po’ come se leggessimo un romanzo che si
svolge, ad esempio, nell’est europeo e poi un nuovo romanzo che si
svolge nel Corno d’Africa. Ma se è relativamente facile descrivere
queste differenze in romanzi che si svolgono nel mondo reale, una simile
precisione diventa insolita e difficile in un mondo immaginario.
Non mancano, inoltre, passaggi in cui l’epica troneggia (cosa
vogliamo di più da un romanzo fantasy?), soprattutto con le incredibili e
disperate imprese degli uomini di Coltaine.
Vogliamo trovare anche qualche difetto? La complessità ha un limite
ed è quel limite che separa l’estrema complessità dal caos. I personaggi
sono circa un centinaio per romanzo, di cui, occorre ricordarlo, il
fatto che compaiano poco non significa che siano scarsamente importanti.
La linea narrativa, come già detto, è diversa da quella del romanzo
precedente. Sono presenti diverse trame principali e numerose
microtrame. Spesso molte cose che a fatica si capiscono risultano essere
diverse e poi diverse ancora, perché Erikson non svela nulla, ma
fornisce al lettore gli stessi indizi, a volte ingannevoli, che sono a
disposizione dei personaggi. Così capita di incontrare un personaggio
destinato a diventare fondamentale, che era già comparso duecento pagine
prima e del quale non ci si ricorda più nulla, perché, magari, sembrava
un personaggio minore. Ed Erikson non è uno che si ripete (per quello
bisogna leggere Brooks). Già dal secondo romanzo appare chiaro che per
avere una buona comprensione degli eventi occorre leggere l’intera saga
almeno 2 volte.
Coraggio e dedizione. Ma non si rimarrà delusi.
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