lunedì 9 gennaio 2017

Shannara prima parte

Come fare una recensione di questa lunga saga di 27 romanzi che ho amato e odiato allo stesso tempo? E come affrontarne la lettura?
Il mio consiglio è di seguire non l’ordine cronologico degli eventi, ma l’ordine di scrittura dell’autore, Terry Brooks, in modo da coglierne, in positivo (e in negativo) le evoluzioni.
Mi piace poi suddividere la saga in 3 momenti. Il primo, che vado ora a descrivere, è quello che chiamerei il cuore, l’idea principale e fondante. Cosa inserire nel cuore della saga? Sicuramente la prima trilogia, il ciclo di “Shannara”, che comprende “La Spada di Shannara”, “Le Pietre Magiche di Shannara” e “La canzone di Shannara”. Sicuramente anche il ciclo de “Gli eredi di Shannara” che comprende “Gli eredi di Shannara”, “Il druido di Shannara”, “La regina degli elfi di Shannara” e “I talismani di Shannara”. Per concludere inserirei anche il prequel, scritto dopo il ciclo degli eredi, “Il primo re di Shannara”, che è strettamente legato agli avvenimenti del primo libro.
Nel secondo gruppo, del quale prima o poi scriverò, inserirei tutto ciò che ha portato alla nascita del mondo di Shannara e nel terzo gli avvenimenti che sono seguiti.
Qual è la principale idea di Brooks? Non credo di spoilerare nulla, dato che è abbastanza noto: il mondo di Shannara, pur essendo puramente fantasy e, per di più, di un fantasy che più classico non si può, appartiene al futuro del nostro mondo reale. Cos’è successo? Le solite cose, le guerre e l’inquinamento, avvenimenti un po’ pilotati di cui Brooks parlerà in maniera approfondita in tutti i romanzi della nascita.
Chiariamo subito una cosa. Se da qualche parte avete letto che il primo romanzo, “La Spada di Shannara”, scritto nel 1977 (ha la mia età!), ricorda clamorosamente il Signore degli Anelli… è vero. A Brooks il Signore degli Anelli deve essere piaciuto molto e deve essersi detto: “ma perché non scrivo qualcosa del genere anch’io?” E l’ha fatto!
C’è un ragazzotto, mezz’elfo, senz’arte ne parte, che deve salvare il mondo, che si chiama Frodo
(no, quello è il Signore degli Anelli), che si chiama Shea Ohmsford, c’è il suo fratello adottivo, altro ragazzotto senz’arte ne parte che si chiama SamFlick Ohmsford. C’è il grande mago, che qui è un druido, che si chiama GandalfAllanon, c’è il grande e impavido guerriero umano, nonché futuro re, AragornBalinor, ci sono due elfi arcieri Durin e Dayel (così, dividendo Legolas in due, non si può dire che Brooks ha copiato!) e infine c’è il nano guerriero (vuoi che non ci sia un nano),GimliHendel. Il ragazzotto non non deve distruggere un anello, ma recuperare una spada che permetterà di sconfiggere un druido passato al lato oscuro, SarumanBrona, mentre tutti gli altri devono resistere agli attacchi degli eserciti dei cattivi guidati dai Messaggeri del Teschio, lo so, sembra il Signore degli Anelli, comunque è scritto bene e si legge che è un piacere. C’è anche Menion Leah, che è un buon personaggio.
Poi, dato che è arrivato il successo, Brooks non si è fermato e nel 1982 ha scritto un secondo libro, “Le pietre magiche di Shannara” (sì, il romanzo da cui è stata tratta quell’orrenda serie TV), iniziando quella che sarà una sua costante: fra un romanzo e l’altro trascorre un certo periodo di tempo, in questo caso circa 50 anni e i protagonisti sono i discendenti di quelli del romanzo precedente. Questa volta le idee sono farina del sacco di Brooks. Gli elfi nell’antichità hanno imprigionato i demoni in una sorta di prigione interdimensionale, il Divieto e il sigillo della prigione è un albero, l’Eterea. Il problema è che l’Eterea sta morendo e… sono cazzi! Quindi Allanon dovrà convincere il nipote di Shea Ohmsford, Wil, a risolvere il problema, perché lui è un Ohmsford/Shannara e in ogni epoca c’è un ragazzotto di quella famiglia che deve salvare il mondo. Che poi Wil è anche più simpatico dei soliti Ohmsford. Il romanzo è il migliore di Brooks e contiene anche la migliore battaglia (no, non quella della serie TV, quella fa schifo). E Stee Jans è un signor personaggio (e infatti nella serie TV l’hanno cancellato).
Visto che il successo arriva, Brooks non si ferma ed esce il terzo libro nel 1985: “La canzone di Shannara”. Questa volta ci sono i nipoti di Wil, Brin e Jair, che sempre convinti da Allanon, devono distruggere l’Ildatch, il libro di magia nera che ai tempi riuscì a corrompere il druido Brona e le Mortombre (che un po’ sembrano i Messaggeri del Teschio) che lo difendono. Anche qui c’è un Leah, Rone e uno dei migliori personaggi in assoluto di Brooks, Garet Jax. C’è un po’ di stanca rispetto agli altri due, ma anche questo romanzo è scritto molto bene.
Ma Brooks è uno che non si ferma. Dato che le sue idee sul suo mondo si sono evolute, scrive, fra il 1990 e il 1993, una quadrilogia che si svolge 300 anni dopo la prima trilogia, che ha per protagonisti… i discendenti dei precedenti e che in pratica è una sorta di reboot. Questa volta non vi sono salti temporali, ma i romanzi sono dedicati a singoli gruppi di personaggi. Il primo parte con tutti i personaggi, poi prosegue solo con Par e Coll Ohmsford e per un po’ con l’immancabile Leah, Morgan. L’obiettivo sarà “ritrovare” la Spada di Shannara. Il secondo segue le vicende di Walker Boh (malgrado il cognome è anche lui un Ohmsford) che, con l’aiuto di Morgan incontrato per strada e altri singolari personaggi dovrà ritrovare la Pietra Nera degli Elfi, necessaria per riportare nelle Quattro Terre la fortezza dei druidi Paranor. Il terzo segue le vicende di Wren Elessedil (un po’ Ohmsford, un po’ elfa) che dovrà riportare nelle Quattro Terre l’intera nazione degli elfi. Nel quarto romanzo le tre linee narrative convergono per il gran finale contro gli Ombrati (che un po’ sembrano i Messaggeri del Teschio e le Mortombre). Brooks inizia a copiare sé stesso, ma il risultato funziona e la quadrilogia è la migliore.

Siccome Brooks non vuole lasciare nulla di non detto, arriva anche il prequel, “Il primo re di Shannara”, la storia di Jerle Shannara, colui che per primo impugna l’omonima spada e affronta Brona/Il Signore degli Inganni vincendo, ma non completamente. Il problema è che, essendo tutto ciò che viene narrato già ampiamente noto, in quanto più volte citato negli altri romanzi, questo libro finisce per essere letto con lo lo stesso livello di attenzione di quando si legge la lista della spesa.
Prossimamente la seconda parte.

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