venerdì 29 dicembre 2017

I Vichinghi

I Vichinghi sono sempre stati un popolo che mi ha affascinato. Da amante del fantasy, questi guerrieri che, nell'immaginario collettivo sono feroci, indomiti e selvaggi, proprio come il classico barbaro iconico, li ho sempre visti come i protagonisti ideali di tante avventure. Peccato che tante potenzialità non siano riuscite, negli anni, a portare a film credibili e realmente validi e interessanti. I Vichinghi dello svizzero Claudio Fäh (chi???) non fa eccezione.
Due parole sulla trama, che poi c'è poco da dire.
Si parte dalla nave di fuorilegge vichinghi (o qualcosa del genere) guidata dal giovane Asbjörn (Tom Hopper) che viene distrutta una notte da una tempesta. I pochi sopravvissuti, una dozzina circa in tutto, si svegliano malconci e disarmati, il giorno dopo su una costa sconosciuta. Qui, dopo aver scalato a mani nude una scogliera verticale di cento metri, affrontano e sconfiggono una cinquantina di soldati capitati lì per caso e trovano un carro con, chiusa all'interno, una giovane nobile, Inghean (Charlie Murphy), che diventa una preziosa prigioniera da utilizzare come merce di scambio per ottenere una nuova nave. Scoprono inoltre di trovarsi in Scozia.
La giovane nobile si rivela essere la figlia del re locale (ai tempi, in effetti, in quelle terre quasi ogni villaggio aveva un re), il quale invia un esercito di spietati mercenari originari dei Carpazi (?) a liberarla o ucciderla (?).
Inizia così un lungo e sanguinoso inseguimento che durerà tutto il film durante il quale agli indomiti vichinghi si unirà un assurdo monaco cristiano, Conall (Ryan Kwanten, io l'ho già visto qui), vissuto a lungo coi Pitti, combattente eccezionale, nonché guaritore.
Non so se questo riassunto di trama senza spoiler (che poi c'è poco da spoilerare...) l'abbia fatto capire a sufficienza, nel dubbio lo chiarisco: il film è una cagata pazzesca.
La trama è debole, banale e scontata e la sceneggiatura non valorizza certo quel poco che ha a disposizione, propinando dialoghi ridicoli e personaggi tagliati con l'accetta, oltre a situazioni poco credibili, quando non addirittura buchi logici.
La recitazione non migliora certo la pochezza di trama e sceneggiatura. Gli attori principali, se fisicamente richiamano effettivamente i vichinghi iconici (o i musicisti metal nordici... Un "attore", in effetti, è il cantante degli svedesi Amon Amarth, Johan Hegg), dal punto di vista recitativo sono veramente scarsi. Magari la regia e la sceneggiatura non hanno aiutato, perché se devi prponunciare delle frasi stupide fai fatica a metterci pathos. Addirittura imbarazzanti i due capi dei cattivi, Hjorr (Ed Skrein) e Bovarr (Anatole Taubman). Se la cavano meglio la principessa e il monaco, malgrado l'assurdità del personaggio. E dire che si tratta di attori che sono tutti, tranne Johan Hegg, dei professionisti e non sono certo alle prime armi.
L'unica cosa che regge sono i combattimenti, ben fatti, malgrado si veda anche qui la pochezza e la banalità delle idee.
Il regista, lo sconosciutissimo svizzero Claudio Fäh, ci prova anche a combinare qualcosa, ad esempio con la gestione della lingua. All'inizio i vichinghi non capiscono la lingua di Inghean e riescono solamente a capire che è scozzese.  Poi durante il film lei inizia a parlare correttamente e magicamente con loro. Unpo dei vichinghi si interroga pure: è lei che ha iniziato a parlare la nostra lingua oppure noi abbiamo imparato lo scozzese? Poi Claudio Fäh deve avergli dato uno scappellotto e deve essersi dimenticato di tabgliare la scena. Tanto a un certo punto tutti parlano con tutti e chissenefrega dei problemi di lingua.
Gli ambienti, invece, rendono davvero bene. La Scozia è veramente bellissima. Peccato che la pellicola sia stata girata in Sudafrica...

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