28 settembre 2025

Gli eretici di Dune

 

E siamo a cinque! Dopo il suo romanzo iconico, nonché capolavoro e caposaldo della fantascienza, Dune, Frank Herbert non ha più mollato l'osso. E se i primi due sequel, Messia di Dune e I figli di Dune erano in pratica la conclusione di quello che era successo nel primo romanzo, col quarto lo scrittore di Tacoma aveva iniziato a sbroccare, con un salto narrativo di 3500 anni e una trama oggettivamente noiosa.

Questo nuovo romanzo, che sembra voler essere un nuovo inizio, parte dopo altri 1500 anni e vediamo le conseguenze di quello che è successo alla fine del quarto romanzo. L'imperatore-dio Leto II è morto e il suo corpo si è dissolto liberando innumerevoli trote della sabbia che hanno ricolonizzato Arrakis (ora chiamato Rakis, che in 1500 qualcosa sarà cambiato, no...) facendolo diventare più simile al Dune che avevamo conosciuto nei primi romanzi. Ora vediamo le conseguenze del Sentiero Dorato voluto dal Tiranno, qualsiasi cosa sia. Gli umani che avevano colonizzato tutta la galassia stanno tornando (è il cosiddetto ritorno dalla Dispersione) e fra questi ci sono anche le inquietanti Matres Onorate, simili alla Reverende Madri del Bene Gesserit, ma molto più potenti e con la capacità di basare tutto il loro potere sul sesso.

Che poi tutto questo si sotto intende solo a tratti. Le linee narrative sono due. Una è quella di Sheeana, una bambina di 12 anni discendente degli Atreides (ma cos'aveva quella famiglia nel sangue?) che sembra avere la capacità di comandare i vermi della sabbia di Dune e che ovviamente interessa molto al Bene Gesserit, così come al Bene Tleilax. L'altra linea è quella dell'ennesimo ghola di Duncan Idaho, coetaneo di Sheeana e cresciuto su Gammu (Giedi Primo). Un nuovo ghola dentro il quale i Tleilaxu sembrano aver messo qualcosa di molto più potente rispetto ai precedenti.

Si vede che un'idea di fondo c'è, peccato che per centinaia di pagine Herbert ci ammorbi con una narrazione stantia e ripetitiva e che le due linee narrative sembrino a lungo sconclusionate, tanto che a un certo punto, quando ormai mancava poco alla fine del romanzo, mi sono chiesto più volte dove volesse arrivare l'autore.

Rispetto ai romanzi precedenti ci sono idee nuove e si vede chiaramente l'intenzione di rinnovare la saga che si stava impaludando con un quarto capitolo oggettivamente poco riuscito, peccato che anziché buttarsi a capofitto su queste idee, alcune delle quali sono pure interessanti, Herbert preferisca indugiare e il risultato è la noia.

Fra l'altro questi umani che tornano dalla Dispersione e queste terribili Matres Onorate caro Frank ce li vuoi descrivere? Perché tutta questa minaccia che dovrebbe essere il motore del romanzo io alla fine non l'ho mica percepita. Queste Matres Onorate non si vedono all'opera, se non indirettamente. E quando finalmente ne arriva una, che utilizza i suoi poteri più potenti, proprio con quelli perde.

In compenso devo dire che il personaggio di Miles Teg è veramente interessante, uno dei più interessanti di tutta la saga. Poi sì, anche lui a un certo punto ha un'evoluzione che potrebbe anche non essere male, ma buttata lì un po' a caso, eppure resta l'unico che si distingue un po' fra tutti i nuovi personaggi.

C'è anche qualcosa che non mi torna nei romanzi di Herbert. Il futuro immaginato in questa saga è qualcosa di ibrido fra un futuro ipertecnologico spaziale e un nuovo medioevo. Gli umani si muovono da un pianeta all'altro in tutta la galassia, utilizzando una tecnologia che non viene mai sostanzialmente mostrata, ma deve essere qualcosa di grandioso, se riesce a superare anche tutti i problemi correlati alla relatività (guardatevi Interstellar per capire cosa intendo) eppure sui vari pianeti vediamo dei mondi che sembrano quasi medievali (che è un'ambientazione che se vogliamo è stata ripresa anche da Guerre Stellari). E capisco l'uso del melange, ma tutto questo viene fatto senza utilizzare nemmeno un computer, cosa abbastanza improbabile. Sì, d'accordo, ci sono i Mentat, gli umani addestrati a utilizzare il proprio cervello come se fosse un computer, ma la mente umana come può raggiungere una simile capacità di calcolo? Tutto alla fine si basa sulla prescienza fornita dal melange, sostanza prodotta dai vermi della sabbia che dona fra le altre cose la capacità di vedere tutti i futuri possibili. Ma qui siamo forse più nel campo della magia. E questo Jihad Butleriano avvenuto millenni prima del primo romanzo, ancora detta legge? In tutta la galassia? Forse violato solo dagli Ixiani, ma anche qui Herbert ci dice poco. E poi, possibile che dopo millenni (fra il primo romanzo e questo trascorrono più di 5000 anni) fondamentalmente non cambi nulla? 5000 anni fa eravamo nell'Età del Bronzo, di cambiamenti ce ne sono stati per arrivare al giorno d'oggi. Ma non nel mondo di Herbert. Ma se questo era accettabile nel romanzo iniziale, un'opera visionaria che va presa un po' così com'è senza farsi troppe domande, diventa sempre meno realistico quando si va avanti con i sequel. A meno che non si passi dalla fantascienza al fantasy.

Lo consiglio?

Non è facile rispondere a questa domanda. Dipende da quanto avete amato il romanzo iniziale e da quanto potete accettare di non leggere più altre opere ambientate in quel mondo. Nel qual caso dovete andare avanti con la lettura per forza, direttamente potete tranquillamente fermarvi.

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