07 gennaio 2025

The experiment - Cercasi cavie umane


Mario Giordano è uno scrittore tedesco di chiare origini italiane, vincitore di parecchi premi e, nel 1999, autore fra gli altri del romanzo Black box, ispirato al famoso esperimento carcerario di Stanford condotto nel 1971. Da non confondere con l'omonimo giornalista e conduttore televisivo italiano, di tutt'altra pasta.
Dal romanzo Black box Oliver Hirschbiegel ha tratto nel 2001 questo bel film, del quale è stato fatto anche un remake nel 2010 con Adrien Brody. Nel 2015 Hollywood ha prodotto un ulteriore film sull'esperimento di Stanford, Effetto Lucifero con Ezra Miller.

Una squadra di psicologi guidati dal prof Thon (Edgar Selge) organizza un esperimento controverso. Un gruppo di volontari maschi pagati dovrà partecipare all'esperimento per 2 settimane divisi in 2 gruppi, 8 guardie e 12 carcerati, come in un gioco di ruolo reale. Le guardie potranno uscire e fare dei turni, mentre i carcerati dovranno stare realmente dentro le celle e vivere come se fossero in prigione, rinunciando, per la durata dell'esperimento, ad alcune libertà individuali. Tutti gli ambienti saranno videosorvegliati e soggetti alla supervisione dei ricercatori. I carcerati dovranno ubbidire agli ordini dei secondini e sarà vietata ogni forma di violenza.
Protagonista è Tarek (Moritz Bleibtreu), un tassista, ex giornalista, che convince il suo ex caporedattore a pagargli un servizio sull'esperimento. Tarek, la sera prima di iniziare, ha un incidente stradale con Dora (Maren Eggert), una ragazza che sta tornando dal funerale del padre e con la quale trascorre la notte.
L'esperimento inizia in maniera giocosa, i carcerati scherzano fra loro e con le guardie e il clima è disteso, anche se qualcuno fra le guardie capisce che è necessario mantenere un po' di distacco.
In poco tempo però il clima cambia. Le guardie per farsi rispettare devono compiere azioni dure e dall'altra parte proprio Tarek si rivela insofferente alle costrizioni e compie continue intemperanze che avranno delle conseguenze, mettendo in difficoltà tutto il gruppo.
E in pochi giorni tutto degenera drammaticamente.

Quello che vediamo nella pellicola di Hirschbiegel non è il vero esperimento di Stanford, ma come lo ha immaginato Giordano nel suo libro, eppure la realtà, certamente non esasperata come nella pellicola, ha veramente preso la piega peggiore che poteva prendere. Perché se qualcuno, che ha il potere, deve far rispettare delle regole ad altre persone che sono giocoforza costrette a ubbidire, non può finire bene.

All'interno del gruppo si sviluppano vari meccanismi. Fra la maggior parte dei carcerati scatta il meccanismo della sopravvivenza. Sopravvivere significa accettare le regole, non fare storie e aspettare che le due settimane passino. Questo è sicuramente il modo migliore per avere la paga promessa senza incorrere in alcun problema. Forse. Perché l'episodio del latte è emblematico. Nel pranzo dei carcerati è compreso un bicchiere di latte, ma un carcerato, Schütte (Oliver Stokowski) ha dei problemi con questa bevanda e non la può bere senza stare male. Ma le guardie hanno l'obbligo di far mangiare e bere tutto. Come fare? Questo è, in effetti, il primo nodo del film che farà capire che le cose si metteranno male. C'è chi, invece, come Tarek, proprio non riesce ad accettare gli ordini e non può far altro che ribellarsi, generando, però, delle reazioni sempre peggiori da parte delle guardie.

Ma sono proprio i meccanismi che si creano fra le guardie a essere quelli più interessanti. Quello che sembra prendere inizialmente il sopravvento è Kamps (Nicki von Tempelhoff), che consiglia anche alle altre guardie di agire in modo da farsi rispettare. Col passare del tempo però Kamps tenderà a perdere potere e a tirarsi fuori dalle scelte più estreme. Bosch (Antoine Monot Jr.) è invece a disagio e fin da subito solidarizza coi carcerati. Col passare del tempo, però, saranno altre due guardie e prendere il sopravvento. Il timido e represso Berus (Justus von Dohnányi) che irretito dal potere diventerà sempre più autoritario ed Eckert (Timo Dierkes), imitatore di Elvis apparentemente innocuo che invece rivelerà un animo malvagio a lungo sopito. Ma inquietanti sono anche tutte le altre guardie, che andranno a ruota e obbediranno, compiendo le angherie ordinate da Berus. Tutte persone che, magari, naturalmente non avrebbero fatto nulla di tutto questo.

Ecco, l'osservazione del comportamento delle guardie lascia interdetti e inquieti, perché quelle guardie siamo noi. Non tutti sono uguali, non tutti fanno le stesse scelte, alcuni guidano, altri vanno a ruota, uno solo si oppone, ma alla fine è il male a vincere. La possibilità di esercitare il potere e il controllo su altre persone fa emergere i lati peggiori del nostro essere, i lati che forse non vorremmo che emergessero e che forse non sappiamo nemmeno di avere.

Un film da vedere, per capire fino in fondo come siamo fatti e fino a dove ci possiamo spingere. Per capire perché nella nostra storia spesso abbiamo fatto cose che sarebbero sembrate impossibili.

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