mercoledì 7 marzo 2018

Chronicle

Chronicle è il primo film diretto da Josh Trank, uscito nelle sale nel 2012.
Non perdiamo tempo e andiamo subito alla trama.
I protagonisti sono tre liceali americani. Il primo in ordine di apparizione e probabilmente protagonista principale della pellicola è Andrew. Si tratta di un ragazzo problematico, chiuso e introverso e vittima di bullismo, con una situazione familiare alle spalle che non può che peggiorare le cose e forse causa dei suoi mali: la madre è malata terminale e necessita di cure costose, il padre è un vigile del fuoco in congedo a causa di un incidente che gli ha procurato un'invalidità e soffre di una forma di depressione che lo porta ad abusare dell'alcol e a essere violento col figlio.
Il secondo è Matt, cugino di Andrew e probabilmente suo unico amico. Di Matt sappiamo poco, se non che è un bravo ragazzo, conduce una vita normale, gli piace la filosofia ed è un po' impacciato con le ragazze (ma nulla in confronto ad Andrew).
Il terzo è Steve, un ragazzo di colore che gioca nella squadra di football della scuola, molto estroverso e popolare fra gli altri ragazzi, tanto da essersi candidato come rappresentante studentesco. Anche di lui non sappiamo molto, se non che la madre tradisce il padre e probabilmente i genitori si stanno separando.
Andrew acquista una telecamera...
con la quale è intenzionato a riprendere tutto ciò che farà. Perché? Perché Trank voleva utilizzare l'espediente del found footage, ai tempi e anche ora piuttosto di moda fra chi ha l'ambizione di produrre pellicole di un certo tipo. Questo, comunque, lo porta a essere considerato ancora più sfigato dagli altri liceali.
Una sera, ai margini di una festa studentesca, i tre ragazzi fanno una bizzarra scoperta. Poco lontano dal locale in cui si tiene la festa trovano un'apertura nel terreno tramite la quale si accede a una piccola grotta che conduce a una gigantesca formazione cristallina che emette rumore e luce e poi... svengono.
Ricordiamoci che questo è un found footage, per cui non sappiamo esattamente cosa sia successo, nè come ne siano usciti, noi vediamo solo ciò che Andrew ha ripreso. Le immagini ripartono successivamente (il giorno dopo?) e vediamo i tre ragazzi che, probabilmente a causa dell'esposizione a... qualcosa che non sappiamo... che deriva da quel grande cristallo, stanno acquisendo dei poteri telecinetici, coi quali Andrew sembra essere il più abile. Ovviamente torneranno a vedere cosa si trova nella grotta, ma ovviamente troveranno che il terreno si è chiuso.
E così la pellicola prosegue con i tre ragazzi che familiarizzano sempre di più coi nuovi poteri acquisiti e formano un legame di amicizia sempre più forte fra loro. I poteri, fra l'altro, sembrano non avere limite, tanto che i tre riescono prima a far muovere piccoli oggetti, poi oggetti sempre più grandi, fino anche ad automobili e persino a volare, a qualsiasi altezza e qualsiasi velocità.
D'accordo, è una cazzata. E non ci sono dubbi che lo sia. Ma la sospensione dell'incredulità ci salva. Bisogna dire che qui l'incredulità bisogna sospenderla parecchio, ma la storia, seppur con quale buco e ovvietà di troppo regge, quindi si tende ad accettare la trama pur sapendo che si fonda su un episodio che va bene per una storiella da dodicenni.
Ma al di là dell'espediente, che è quello che è, abbiamo una pellicola che stravolge il celebre concetto nato nei fumetti dell'Uomo Ragno: "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Perché Andrew, Matt e Steve sono tre ragazzi normali, anzi, diciamo due ragazzi normali e uno molto sfigato, che si sono trovati fra le mani un potere praticamente immenso e se ne fottono di utilizzarlo per proteggere l'umanità! Molto meglio fare scherzi al supermercato, alzare le gonne delle ragazze o giocare a football fra le nuvole! I tre ragazzi non indagano nemmeno più di tanto sull'origine del potere. L'hanno avuto e approfittano dell'opportunità, cercando di imparare a utilizzarlo sempre meglio.
Purtroppo a volte le cose non vanno bene come speriamo che vadano e la vita ci prende a bastonate. Solo che se chi prendere queste bastonate si ritrova con un potere immenso per le mani, un potere che in teroria gli permetterebbe di fare qualsiasi cosa, la situazione non ci mette nulla a degenerare. E così, quando uno dei tre ragazzi inizia a sbroccare, assistiamo a una delle più riuscite nascite di un supercattivo. Perché in realtà non si tratta di un cattivo, ma sembra che il destino abbia voluto questo per lui. Questa è forse l'aspetto più interessante dell'intero film. A un certo punto ho empatizzato coi tre ragazzi e ho sofferto quando, in un crescendo, la situazione è degenerata e tutto è sembrato sempre più ineluttabile. Non manca inoltre un finale di film da epica battaglia fra supereroi e supervillain. Perché il finale, con tutti i suoi limiti, è una vera lotta all'ultimo sangue, con automobili lanciate in aria, palazzi sventrati e compagnia bella! E tutto questo viene realizzato con un budget tutto sommato risicato. Non dimentichiamo, infatti, che Chronicle costò ai tempi 12 milioni di dollari. Certo, non sono pochi, ma lo vogliamo paragonare a un qualsiasi altro film con supereroi? La cosa più incredibile è che gli effetti del gran finale sono anche più riusciti di quelli, spesso molto più semplici, che vediamo durante tutto il resto della pellicola. Non dimentichiamo che Salvatores, due anni dopo, con poco meno, 8 milioni di euro, realizzò Il ragazzo invisibile, pellicola che, se confrontata a questa, risulta distante anni luce.
Senza dubbio sono risultati molto bravi i tre protagonisti principali. Andrew è interpretato dal quel Dane DeHaan qui alle prime esperienze, anche se già piuttosto intenso, ma che rivedremo in parecchi altri film, fra cui anche La cura dal benessere e Valerian e la città dei mille pianeti, recensiti entambi su questo blog. Steve è, invece, Michael B. Jordan (Creed - Nato per combattere, Black Panther). Quello che forse ha raccolto meno (almeno per i film che ho visto io) è Alex Russel, che ha interpretato Matt.
Qualche parola anche su chi questo film l'ha scritto e diretto.
Chi è Josh Trank? Un tizio che prima di Chronicle aveva lavorato solo come regista e montatore di una serie TV e come montatore di un piccolo film indipendente. Chronicle è quindi stata la sua prima importante esperienza, decisamente riuscita e, oltretutto, con un incasso al cinema di quasi 130 milioni di dollari. E' quindi riuscito a decuplicare l'importo dei costi! Bravo anche a utilizzare il found footage senza appesantire troppo la pellicola, avendo trovato numerosi espedienti per farci vedere ciò che stava avvenendo (a un certo punto vediamo i protagonisti tramite delle videocamere fisse di impianti di videosorveglianza, tramite riprese di cellulari o della videocamera di Andrew che lo stesso ha imparato a controllare coi poteri telecinetici o tramite le riprese di Casey, interpretata da Ashley Hinshaw, un'altra ragazza che se ne va in giro con una videocamera, quasi come a voler creare una sorta di mockumentary). Tutto questo alleggerisce un po' l'impatto della tipologia di riprese. Cosa che non avviene, ad esempio, nel seppur discreto Project Almanac realizzato nel 2015.
Peccato che Trank pochi anni dopo si sia cimentato nella direzione di quel flop che è stato Fantastic 4 (tra l'altro sempre con Michael B. Jordan), film che non era nemmeno partito malissimo, ma che poi si è progressivamente perso per strada.
La sceneggiatura, invece, è stata scritta, oltre che dallo stesso Trank, anche Max Landis (figlio di John Landis, regista, attore e sceneggiatore che ha lavorato a innumerevoli pellicole, fra cui i Blues Brothers, Una poltrona per due, Un lupo mannaro americano a Londra, Il principe cerca moglie, Ai confini della realtà e tanti altri, nonché ad alcuni videoclip, fra cui Thriller di Michael Jackson), anch'egli alla prima esperienza come sceneggiatore per il grande schermo, ma con già un certo curriculum alle spalle. Sceneggiatura che, come già scritto, probabilmente contiene qualche punto debole, ma nel complesso risulta sufficientemente solida.
Probabilmente Chronicle contiene qualche errore o leggerezza di troppo che gli ha impedito di diventare quell'ottimo film che avrebbe potuto diventare, ma rimane comunque una buona pellicola che, pur non avendo introdotto nulla di poi così originale, si caratterizza per una sua identità.

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