Da bravo amante delle storie horror, ho sempre apprezzato H.P. Lovecraft e la sua inquietante produzione e, non avendo mai letto completamente tutto ciò che ha scritto, ho rimediato, cimentandomi nella lettura di questo tomo di quasi duemila pagine fitte e piene, per colmare la mia lacuna.
Ora, se un qualche fan di Lovecraft dovesse capitare casualmente in questa pagina, lo invito a non proseguire la lettura, dato che non farò commenti da fan.
I racconti di Lovecraft sono suddivisi, in questo tomo edito dalla Mondadori, in 3 gruppi distinti. Il primo e più corposo gruppo è costituito dalla produzione "normale", con i racconti presentati in ordine di produzione. Il secondo gruppo è costituito dai racconti scritti o revisionati per altri e il terzo gruppo dai racconti giovanili (almeno quelli che lo stesso Lovcraft non ha distrutto e sono stati recuperati).
Il tutto arricchito da una serie di commenti sugli stessi racconti presentati, nei quali è possibile venire a conoscenza anche della genesi dei singoli racconti o dello loro storia editoriale.
Il Solitario di Providence, così veniva chiamato Lovecraft, ha avuto una storia personale non certo invidiabile, con una serie di vicende che l'hanno portato a essere lo scrittore che conosciamo e a trovare rifugio nei suoi mondi immaginari. Il padre fu ricoverato in ospedale per le sue malattie mentali quando Lovecraft aveva appena tre anni e lì rimase per cinque anni, fino alla morte per sifilide. Il piccolo Howard Phillips fu quindi cresciuto dalla madre, da due zie e dal nonno, figura quest'ultima che lo appassionò alla letteratura. Il nonno fu sicuramente la figura più influente in positivo nella crescita di Lovecraft, ma purtroppo morì quando lo scrittore aveva appena 14 anni, facendo cadere la famiglia in difficoltà economica.
Lovecraft manifestò già da giovanissimo le prime crisi nervose e crebbe con una madre che gli impediva persino di uscire di casa, convincendolo di essere troppo brutto.
Lovecraft iniziò il liceo, ma non riuscì mai a terminarlo, a causa di numerosi problemi di salute, compresi i postumi di una caduta da un'impalcatura dai quali non riuscì mai a recuperare completamente.
In questo contesto di malattia e disagio lo scrittore è cresciuto. Mentre la famiglia si trovava in una situazione economica sempre peggiore, Lovecraft riusciva a far pubblicare su qualche rivista i primi racconti e iniziare il lavoro di revisore di racconti altrui, lavoro che ha continuato per tutta la vita e che, anzi, lo ha distolto dalla scrittura, anche a causa della sua insicurezza come scrittore. A 34 anni si sposò, ma dopo soli due anni le precarie condizioni economiche costrinsero la coppia a separarsi e a divorziare dopo altri due anni.
Lovecraft, che ormai si trovava in una situazione di ristrettezza economica praticamente insanabile, morì a soli 47 anni a causa di un tumore all'intestino.
Leggendone brevemente la vita, è abbastanza normale capire cosa lo spinse a scrivere ciò che poi ha scritto e lo ha reso celebre!
Il volume della Mondadori presenta in maniera scientifica la produzione di Lovecraft e leggendo i racconti dello scrittore di Providence si percepisce chiaramente la sua crescita ed evoluzione letteraria. Si parte, infatti, dai primi racconti scritti da adulto, per lo più piuttosto brevi e con tematiche miste, ma generalmente horror. Inizia poi la fase onirica, profondamente ispirata dalle opere di Lord Dunsany per arrivare a quei racconti e romanzi brevi che hanno reso celebre in tutto il mondo Lovecraft.
Lovecraft s'inventa un mondo immaginario che esiste solo nella sua fantasia, ma che si colloca nell'America del suo tempo, nella Contea di Essex. Le città inventate sono Arkham (con la sua Miskatonic University, spesso citata nelle sue opere), Dunwich, Innsmouth, Kingsport. Ma, soprattutto, Lovecraft inventa una sua mitologia fatta di esseri venuti da altri mondi e altre dimensioni che hanno abitato la Terra prima dell'uomo e che sono pronti per tornare, mettendo a rischio la razza umana. Fra questi ci sono i Grandi Antichi come Chtulhu o Tsathoggua e gli Dei Esterni come Nyarlathotep o Yog Sothoth. Lovecraft inventa anche alcuni pseudobiblia ossia libri fittizi e mai scritti, ma che nei racconti e nei romanzi di Lovecraft vengono citati come se fossero veri. Fra questi il più famoso è sicuramente il Necronomicon, scritto dall'arabo pazzo Abdul Alhazred (nome dalla sonorità araba, ma che in realtà è totalmente inventato), ma ci sono anche i Manoscritti Pnakotici, il Libro di Eibon e altri. La mitologia e i testi immaginari inventati da Lovecraft hanno avuto un successo postumo talmente grande da essere utilizzati anche da molti altri autori e da essere approdati anche al cinema e in altre opere.
Ma alla fine come commentare questa opera omnia di Lovecraft?
Intanto c'è da dire che i racconti onirici, se a tratti sono veramente affascinanti e dimostrano l'incredibile fantasia di Lovecraft, portando in lettore in una dimensione fantastica, diventano a volte veramente improponibili e illeggibili (ne è un esempio il lunghissimo Alla ricerca del misterioso Kadath in cui il protagonista, Randolph Carter, protagonista anche di altri racconti, compie un viaggio nel mondo dei sogni alla ricerca di misteriose divinità. Racconto lungo o romanzo breve definibile quasi fantasy e ritenuto dallo stesso Lovecraft non pubblicabile). Fra i racconti lunghi (o romanzi brevi) meglio riusciti, invece, figurano tutti quelli che poi sono finiti nel cosiddetto Ciclo di Chtulhu, come Il caso di Charles Dexter Ward, Il colore venuto dallo spazio, La maschera di Innsmouth, Colui che sussurrava nelle tenebre, Le montagne della follia, L'ombra calata dal tempo, L'orrore di Dunwich. Si tratta di racconti al limite fra l'horror, la letteratura fantastica e la fantascienza.
C'è, però, un problema.
Leggere 2000 pagine scritte da Lovecraft porta a mettere in evidenza una certa ripetitività della sua produzione. E così abbiamo spesso qualche soggetto che in un modo o nell'altro entra in contatto con Grandi Antichi oppure ha letto il Necronomicon o altri libri proibiti e cerca di far tornare i Grandi Antichi nel nostro mondo o comunque quelle creature per lo più malvagie (ma perché poi?) che hanno abitato il nostro pianeta prima degli esseri umani. Oppure ci sono delle varianti del tema, ma alla fine si va a parare sempre lì. Molti racconti sono sicuramente ottimi e giustamente celebrati per le atmosfere che Lovecraft è riuscito a creare e per le bizzare idee che contengono, ma letti consecutivamente forse perdono una parte del loro fascino.
C'è poi una prosa che alle volte diventa pesante e di non facile lettura, nonché una tendenza, nei racconti più lunghi, a perdersi in parti della narrazione che a volte sono marginali, così come un meccanismo un po' troppo abusato col quale Lovecraft inserisce un racconto nel racconto.
Altro elemento che alla lunga mi ha fatto perdere qualche punto al comunque ottimo Lovecraft (sia chiaro, non sto stroncando lo scrittore di Providence) è l'anticipare il finale dei propri racconti nelle prime righe. Se mi dici subito come sarà l'epilogo, dove va a finire la suspance, spesso indispensabile nella produzione horror? Ad esempio nel bellissimo La cosa sulla soglia, racconto che rientra a pieno titolo nel Ciclo di Chtulhu, ma che limita la comparsa delle solite creature primeve, per rivelarsi un vero e proprio racconto horror sul tema della stregoneria, l'io narrante annuncia già nelle prime righe il finale, in cui ucciderà quello che, più o meno, è il protagonista (vabbè, non scrivo di più) della vicenda. Peccato, perché per il resto le idee sono veramente buone, ma in questo modo si compromette una delle pietre fondanti della produzione orrorifica, ossia il non sapere cosa accadrà.
Infine Lovecraft abusa di termini come terribile, indescrivibile, orribile, indicibile. Forse uno scrittore d'orrore dovrebbe descrivere situazioni o creature che fanno paura, non specificare che le creature sono orribili! Ma questa è più una mania mia.
Terminata la lunga lettura dei racconti di Lovecraft, infatti, ho trovato quasi sollievo nella lettura delle revisioni di racconti scritti da altri. Malgrado anche qui Lovecraft ci metta molto del suo (e spesso ricorra alla sua solita mitologia) stravolgendo i racconti di partenza, le idee sono alle volte un po' più insolite rispetto alle ripetizioni cui Lovcraft ha abituato. Tutti i racconti contenuti in questa sezione, a parte uno (Sotto le piramidi scritto interamente da Lovecraft per conto di Harry Houdini, il quale doveva risultarne il vero scrittore e il racconto doveva sembrare una storia realmente vissuta dal "mago"), rientrano nelle cosiddette revisioni, ma in realtà sono per lo più produzioni di Lovecraft. Molto spesso si è trattato di bozze di racconti o anche solo idee messe su carta da altri scrittori o aspiranti tali che Lovecraft a richiesta ha in pratica riscritto.
Lovecraft resta uno scrittore che è riuscito ad andare oltre l'orrore, creando un genere forse più vicino al fantastico. Ma anche uno scrittore in grado di inventare un suo mondo parallelo al nostro e credibile, ma senza commettere l'errore di volerlo decrivere in maniera organica e compiuta. Non esiste una completa descrizione del mondo di Lovecraft creata dallo stesso scrittore di Providence, ma esistono decine di racconti che in quel mondo si svolgono o a quel mondo sono legati, proprio come se quell'universo fosse per Howard Phillips reale. Lovecraft si spinge all'estrema fantascienza, in realtà in cui le stesse geometrie non sono umane, gli angoli non sono angoli, i colori sono indefinibili, perché diversi da tutti quelli che conosciamo e così pure gli odori. Una realtà in cui la conoscenza dell'ignoto cui l'uomo aspira è sempre foriera del male portato da entità cosmiche e malvagie.
"Non è morto ciò che in eterno può giacere e in strani eoni anche la morte può morire"
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