08 settembre 2025

Il rituale



Siamo in Inghilterra e cinque amici diversamente giovani devono decidere dove andare per una breve vacanza, rito che pare unirli da sempre. Solo che la sera stessa, causa una rapina degenerata in un supermercato (di quelli che sono aperti la sera) uno dei cinque, Robert, viene ucciso. Dato che proprio Robert aveva proposto alcuni giorni di trekking selvaggio fra la Svezia e la Norvegia, sei mesi dopo i quattro amici rimasti portano a compimento l'ultimo desiderio della vittima.

L'esperienza è faticosa, ma i paesaggi nordici sono mozzafiato. Solo che succede quello che sapevamo tutti dall'inizio che sarebbe successo. Uno dei quattro, Dom, cade e s'infortuna a un ginocchio. Per arrivare al rifugio dove terminerà il percorso la strada da fare è ancora tanta, per cui Hutch, quello che sembra più esperto, cartina alla mano propone di tagliare per la foresta. E noi che siamo cresciuti a pane film horror gli chiediamo in coro: "Hutch, sei sicuro? Guarda che questa è una cazzata". Ma ovviamente non ci sente e convince i tre amici.

Oltretutto uno che è anche minimamente abituato a fare escursionismo sottoporrebbe ad Hutch un'altra questione: nella foresta non c'è alcun sentiero! Non siamo parlando della Val di Fassa in luglio e agosto dove incontri ovunque centinaia di persone. Stiamo parlando di una zona disabitata e sperduta della Svezia in cui si trova una foresta praticamente inesplorata. Hutch, per la miseria! Ma ovviamente questo è un film horror e quindi la scelta dei quattro è inevitabile. 

Per la prima metà della pellicola la foresta è qualcosa di veramente spaventoso. Gli alberi sono fitti e praticamente tutti uguali e dopo un chilometro in cui ci si è addentrati è praticamente impossibile dire dove ci si trova. Da appassionato di escursionismo ho empatizzato con la loro situazione e mi sono sentito in angoscia per loro. Perdersi in una zona selvaggia è qualcosa che, per quel che mi riguarda, è molto più spaventoso di molte altre cose tradizionalmente orrorifiche.

Mentre i quattro stanno camminando s'imbattono in un animale eviscerato appeso a un albero e, come se non bastasse sulle piante sono incise delle rune. E qui iniziano a realizzare di aver fatto una cazzata a tagliare per la foresta.

Scusate, mi sembra di aver sentito qualcuno fire The Blair Witch Project. L'avete sentito anche voi, vero? Le atmosfere sono praticamente le stesse. E anche qui sembra di trovarsi in uno di quei film che sono costati pochi euro (a conti fatti basta un ettaro di foresta per fare l'ambientazione di una pellicola intera!), ma che colgono nel segno.

Ecco, peccato che da qui in poi... insomma...

Se fin qui il regista David Bruckner mi aveva dato del filo da torcere, è proprio sul più bello che degenera. 

Racconto ancora un poco, anche perché poi nel trailer si vede parecchio e a un certo punto diventa pure fuorviante. Inizia a farsi buio e i quattro sfigati devono accamparsi. Sono attrezzati per farlo, il trekking doveva durare più giorni. Eppure continuano a camminare anche se è buio e per di più sta diluviando. Finché arrivano a una casa di legno abbandonata. E anche qui da esperto di film horror potrei dare tanti consigli, ma tanto non mi ascoltano. Solo che da qui in poi iniziano i sogni e lo sbrocco.

Tutta la prima parte del film è la migliore. Perdersi in un bosco selvaggio è veramente qualcosa di orrorifico, che risveglia in noi delle paure ancestrali. La natura selvaggia in sé nasconde sempre qualcosa di spaventoso. Noi esseri umani siamo in grado di fare qualsiasi cosa, perché viviamo nel nostro mondo, che di naturale non ha più nulla. Ma in un ambiente totalmente naturale cosa facciamo? Quali risorse abbiamo? Che speranze abbiamo di sopravvivere più di qualche giorno? Ecco perché la natura incontaminata può avere anche la capacità di spaventarci ed ecco perché si tratta di paure ancestrali. Quelle che avevano i nostri antenati primitivi, che vivevano in un mondo in cui tutto ciò che avevano attorno li poteva uccidere. Noi siamo talmente abituati ad avere le nostre case, resistenti e riscaldate e con l'acqua corrente, l'automobile, la corrente elettrica, lo smartphone, internet, che ci sembra quasi impossibile sopravvivere in un ambiente selvaggio. Sembra quasi impossibile, se ci pensiamo, che 30/40 fossimo in grado di raggiungere qualsiasi località o luogo utilizzando delle cartine geografiche, dei cartelli, delle eventuali indicazioni chieste alla prima persona incontrata o, semplicemente, il nostro senso di orientamento. Oggi abbiamo Google Maps.

Ecco, la prima parte di film descrive questa angoscia. E quella foresta, fatta di alberi enormi, tutti uguali, che non permettono di vedere oltre poche decine di metri è veramente inquietante. E anche i primi misteri non sono male. 

Poi ci sono i sogni, la creatura, il villaggio e una trama con qualche buco logico e lì il film perde tutto il suo fascino.

È da consigliare?

Dipende da quanto siete di bocca buona. La prima parte merita certamente.

Comunque sia, ricordatevi che deviare da una strada conosciuta, per attraversare una foresta senza sentieri è, sempre e comunque, una colossale cazzata.

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