I Segugi dell’Ombra, ottavo libro della saga Il Libro Malazan dei
Caduti di Steven Erikson è un romanzo che riprende la prima linea
narrativa, conosciuta nel primo romanzo e letta, per l’ultima volta, nel terzo.
Finalmente, con questo romanzo, ritornano personaggi del calibro di
Anomander Rake, gli Arsori di Ponti superstiti, Caladan Brood e tanti
altri. I Segugi dell’Ombra è anche un libro che, se vogliamo, va a
chiudere alcune delle trame della prima linea narrativa e fa partire
definitivamente quella che sarà la chiusura della saga.
Parlare della trama non è semplice, senza incorrere, in questo caso,
in spoiler clamorosi. Siamo tornati nel continente di Genabackis, nel
quale vediamo come tutto si sta evolvendo dalla caduta del Dominio di
Pannion. Leggiamo di Anomander Rake, il sovrano dei Tiste Andii,
dall’animo irrequieto e come in attesa di qualcosa di tragico che deve
avvenire.
Assistiamo anche al ritorno di Cutter e all’arrivo di personaggi del
calibro di Clip e del suo gruppo di Tiste Andii, Karsa Orlong e il
Viaggiatore. Veniamo anche a conoscenza della nascita di due culti
relativi a due nuove divinità, il Redentore e il Dio Morente, che poi
non sono altro che personaggi che già abbiamo conosciuto.
Tutto il romanzo è una lentissima convergenza dei vari personaggi in
gioco verso la città di Darujhistan e la lentezza è data dal fatto che,
effettivamente, nelle centinaia e centinaia di pagine (sono oltre 1200
in tutto) non accade praticamente nulla, oltre al profondo meditare dei
personaggi. Però s’intuisce che qualcosa avverrà e, data la lunghissima
premessa, sarà qualcosa di grosso. Il tutto fino all’incredibile epilogo
delle ultime 100-200 pagine che, con morti eccellenti, avvenimenti
inaspettati e veri e propri colpi di scena, ci porta a uno stupefance
finale che, da solo, vale tutto il libro.
E’ un buon romanzo? Sicuramente, come tutti i romanzi di Erikson, ma,
se non fosse per quel fantastico finale, questa volta la lentezza
rischierebbe di sopraffare il lettore. Eppure, malgrado la lunghezza, ci
sono alcune parti che forse avrebbero meritato un maggiore
approfondimento. Sicuramente quelle che riguardano le due nuove
divinità, ma anche la sottotrama di Kallor, che abbiamo visto ancora in
questa linea narrativa, ma che alla fine non porta a nulla di
particolare, anche se questo, a conti fatti, corrisponde un po’ alla
maledizione del personaggio.
Comunque, al netto delle critiche, è un romanzo che si legge bene,
all’interno del quale, ancora una volta, Erikson riesce a tenerci
incollati alle sue pagine e, malgrado siamo arrivati ormai all’ottavo
romanzo, i misteri si evolvono e non accennano a diminuire. E poi da qui
inizia il gran finale della saga!
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