venerdì 2 febbraio 2024

La Leggenda dei Drenai


Già con Dune avevo dovuto ammettere una mia grave carenza e ora ne vado a sanare un'altra. Pur essendo un appassionato di fantasy, soprattutto romanzi, fino ad ora non avevo mai letto nulla di quanto scritto da David Gemmell, malgrado lo scrittore britannico ricada fra i maggiori autori del genere, soprattuto grazie al Ciclo dei Drenai di cui questo primo romanzo è il capostipite. Anche se, va precisato, si considera La leggenda dei Drenai come capostipite della serie in quanto è stato scritto prima degli altri. In realtà i vari romanzi, 11 in tutto, si svolgono nell'arco narrativo di 14 secoli e sono stati scritti dall'autore in ordine sparso e non cronologico. Ad esempio, prima de La leggenda dei Drenai ci sono altri 6 romanzi, ovviamente tutti scritti successivamente.

I Drenai, da cui il titolo del romanzo e della saga, sono un popolo che ha sottomesso altri popoli e il cui impero si estende su innumerevoli terre. Oggi l'impero è minacciato dai Nadir, i popoli nomadi del nord, guidati da Ulric, un signore della guerra che è riuscito a unificare tutte le tribù del suo popolo e che, alla guida dei suoi sterminati eserciti, intende invadere l'impero di Drenai.

Per anni l'impero ha mantenuto buoni rapporti con le varie tribù dei Nadir, ma Ulric sembra non essere interessato a firmare dei trattati commerciali. Il signore della guerra, alla guida di un esercito sterminato, vuole prendersi l'intero impero Drenai e l'impresa dei difensori sembra ardua se non impossibile data la disparità delle forze in campo.

Fra i difensori spiccano alcuni personaggi. Regnak, soprannominato Rek, un ex soldato ancora giovane, in fuga da ogni conflitto, che tornerà a combattere per amore. Druss, La Leggenda, il più grande guerriero Drenai della sua epoca e forse di tutte le epoche, ma ormai attempato e segnato da mille battaglie. I Trenta, un gruppo di monaci-guerrieri o qualcosa del genere, che esiste per immolarsi in battaglie disperate. Virae, la giovanissima figlia del Conte Delnar che amministra i territori di Dros Delnoch, la fortezza che verrà attaccata dai Nadir. Orrin, il comandate (gan) della guarnigione che presidia Dros Delnoch, un incapace o ritenuto tale che occupa il suo posto solo perché è il nipote dell'imperatore Abalayn e tanti altri, più o meno presenti nel romanzo, che non sto qui a descrivere.

Il continente in cui sorge l'impero Drenai

Esistono molte tipologie di scrittori fantasy, così come esistono molti modi di scrivere fantasy. Il modo di scrivere di Gemmell non è quello di Tolkien, autore che in un modo o nell'altro è diventato l'inevitabile termine di paragone un po' per tutti gli scrittori fantasy, come la saga cinematografica diretta da Peter Jackson è un po' il termine di paragone per tutte le pellicole del genere. Nell'opera di Gemmell non abbiamo le descrizioni di Tolkien, non abbiamo lo stesso stile e anche la tipologia di mondo inventato per il Ciclo dei Drenai è molto lontano dal mondo inventato dal linguista autore del Signore degli Anelli. Ma Gemmell si discosta anche da altri autori fantasy, caratterizzandosi per uno stile suo personale.

Druss La Leggenda

Abituato ad altre tipologie di opere, devo dire che i primi capitoli della Leggenda dei Drenai mi erano sembrati capitoli scritti un po' in maniera brutale e semplicistica, con personaggi tagliati con l'accetta e poca profondità. Poi mi sono reso conto che si trattava solo di un'impressione, dovuta più che altro a uno stile fondamentalmente diverso da quello di altri autori forse più prolissi.

Lo stile di Gemmell, infatti, è molto più sintetico e diretto, totalmente privo di fronzoli. Non ci sono pagine e pagine di descrizione degli ambienti o degli abiti dei protagonisti, come ci ha abituato Robert Jordan con La Ruota del Tempo, né pagine e pagine con i pensieri più disparati dei personaggi, come è solito fare Steven Erikson con Il Libro Malazan dei Caduti. Gemmell sembra voler andare subito al dunque, senza girarci attorno e senz'avere la necessità di voler per forza produrre un tomo da mille pagine. La narrazione è quindi piuttosto semplice e diretta e anche la trama non risulta particolarmente complessa. C'è un popolo, riunito da un re che con le sue legittime motivazioni ne vuole invadere un altro. E poi ci sono i difensori di un impero che sta decadendo, che in un qualche modo, seppur chiamati a compiere un'impresa disperata, vogliono sopravvivere. Nulla di più. I personaggi, almeno i pochi che vengono descritti, sono sì apparentemente tagliati con l'accetta, ma alla fine risultano anche abbasta caratterizzati, anche se non aspettatevi chissà quale approfondimento. Diciamo che in alcuni casi, vedi ad esempio Rek e Virae, il comportamento che tengono, soprattutto il primo, risulta un po' troppo stereotipato. A volte sembra quasi che Gemmell ci dica nell'orecchio: "l'aprofondimento fattelo tu!". Sembra infatti scrivere volutamente la trama in maniera semplificata, lasciando per scontato tutto quello che altri autori fantasy avrebbero utilizzato per riempire centinaia e centinaia di pagine. E alla lunga penso che questa non sia una debolezza dell'autore, ma sia uno stile di scrittura voluto. Uno stile tutto sommato debole, lo ammetto, ma che nel complesso non solo raggiunge la sufficienza, ma anche qualcosa di più.

Un esempio?

Ulric, il capo dei Nadir. Di Ulric ci viene detto veramente poco, così come dei Nadir, in realtà, ci viene raccontato pochissimo. Eppure arrivati alla fine del romanzo è come se di Ulric noi sapessimo molto di più di quello che è stato scritto. E quindi è evidente che Gemmell, seppur utilizzando strade insolite, riesce ugualmente a raggiungere i suoi obiettivi.

Un'immagine abbastanza credibile di Dros Delnoch

Attenzione, perché anche le battaglie sono piuttosto affrettate e pure queste brutali nello stile narrativo, perché per dirci che un personaggio che seguiamo dall'inizio del romanzo muore, Gemmell non ci gira attorno, ce lo spiattella lì così, all'improvviso.

Un'abilità di Gemmell sta nel riuscire a cambiare spesso e molto rapisamente i punti di vista. Mi è capitato di recente di leggere delle pagine in cui all'inizio il punti di vista è quello di un personaggio e strada facendo, solo poche righe dopo, diventa di un altro. Perché ci sta l'ambizione di Ulric di creare l'impero che più grande di sempre e la preoccupazione dei Drenai di non farsi invadere e sterminare, ma c'è anche il punto di vista del semplice contadino che è stato arruolato in fretta e furia per difendere Dros Delnoch e che ha lasciato la sua famiglia senza sapere se la rivedrà più, così come c'è il semplice guerriero Nadir che non invade i Drenai perché è cattivo, ma semplicemente perché fa parte di un esercito al quale viene chiesto di fare quello e si aspetta, in caso di vittoria, di ottenere la giusta ricompensa.

Altra anomalia, almeno rispetto al fantasy classico, è la totale assenza degli schieramenti ascrivibili al bene e al male. Certo, ci sono i difensori, protagonisti, e gli attaccanti, antagonisti, ma non ci sono i "buoni" e "cattivi". Così come è quasi assente la magia, elemento normalmente imprescindibile del fantasy.

Occhio al finale, che non è privo di colpi di scena. Peccato che l'espediente con cui l'autore ha deciso di risolvere il tutto (per carità, non faccio spoiler!) sia piuttosto forzato e alla fine anche abbastanza discutibile. Peccato, perché l'ineluttabilità della sconfitta e della morte aleggia per tutto il romanzo in maniera impietosa. Non a caso La Leggenda dei Drenai è stato scritto da Gemmell in un periodo della vita dell'autore in cui stava lottando contro un tumore e pensava di non poter sopravvivere. Cosa che poi non è accaduta, dato che Gemmell ha poi scritto altri dieci romanzi della Saga dei Drenai e molti altri di altre saghe, pur essendo comunque morto relativamente giovane.

Vedremo come se l'è cavata col secondo libro della Saga.

2 commenti:

  1. Volli recuperare anch'io questa saga poco prima del lockdown (che abbia portato sfiga...?) e mi lasciò parecchio perplesso.
    Più che affrettato, lo trovai veramente invecchiato male.

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    1. No, basta lockdown!
      Di sicuro anch'io, rispetto a quanto se ne parlava bene, mi aspettavo altro e l'ho trovato inferiore a molti altri autori, proprio come qualità della scrittura. Però arrivato alla fine di questo primo volume sono riuscito anche ad apprezzarlo, ma non sono sicuro che l'apprezzamento derivi dal fatto che sono un inguaribile amante del genere fantasy o che questo modo grezzo di Gemmell di scrivere abbia un suo perché

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