domenica 30 giugno 2019

Robopocalypse

C'è qualcuno che conosce questo romanzo di Daniel H. Wilson?
Immagino quasi nessuno, dato che ormai ciò che non arriva in TV o sul grande schermo rimane pressoché sconosciuto. Questa volta le cose, però, andranno diversamente, dato che è stata annunciata per il 2020 l'uscita di una pellicola tratta da questo romanzo, diretta da Michael Bay e prodotta da Steven Spielberg che, inizialmente, avrebbe dovuto essere il regista e quindi forse l'opera di Wilson avrà la sua gloria.

Ma cos'ha di tanto interessante questo romanzo da aver attirato l'attenzione, addirittura di Spielberg e Bay?
Il titolo già chiarisce di cosa parlerà la trama. Ci saranno dei robot e le cose non andranno tanto bene per gli esseri umani.
Ma scriviamo qualche riga proprio della trama.
Siamo in un non definito futuro, forse non troppo lontano rispetto a quanto si potrebbe immaginare, e a causa degli studi di un ricercatore viene creato il primo computer in grado di apprendere e, in sostanza, di avere una sorta di autocoscienza; una intelligenza artificiale. E cosa farà, indovinate un po', questa macchina appena creata? Ovviamente deciderà di sterminare la razza umana, facendo in modo che siano le macchine a prenderne il posto. Come può una sola macchina mettere in piedi un piano come questo? Può, eccome, se la vita di tutti gli esseri umani è ormai circondata da altre macchine, dalle automobili che si guidano da sole, ai tostapane automatici, dalle macchine belliche, ai robot che possono sostituire la compagna o il compagno di vita. E, soprattutto, se queste macchine sono connesse alla rete. Il supercomputer, infatti, impiega pochi secondi a prendere il controllo di tutte le macchine del pianeta terra e a scatenare quella che si rivelerà la più grande guerra della storia o, forse, il più grande sterminio di sempre, come sarebbe meglio chiamarlo. Ovviamente qualche essere umano tenterà di impedire la realizzazione di questo piano malefico e organizzerà un po' alla volta un'improbabile quanto disperata resistenza.
Sembra quasi che in questo breve estratto di trama ci siano degli spoiler, ma in realtà non è così, il solo primo capitolo fa di molto peggio. Vediamo perché.
Intanto possiamo dire che l'idea di Wilson non è che sia proprio originalissima. Non è la prima volta che qualcuno ipotizza che nel futuro dell'umanità ci sia una guerra fra robot e esseri umani e i predecessori, più o meno illustri, dello scrittore americano sono talmente tanti che sarebbe impossibile elencarli tutti. Però va detto che il buon Wilson riesce a rinnovare questo classico tema della fantascienza, ambientandolo in un futuro che, a pensarci bene, non sembra poi così lontano dal nostro presente e, per questo, sembra essere piuttosto credibile.
Ci sono poi lo stile e, soprattutto, l'espediente narrativo scelti da Wilson che risultano piuttosto insoliti.
Perché il romanzo parte dalla fine! Nel primo capitolo un gruppo di soldati trova il supercomputer e lo distrugge.
Fine del romanzo.
In realtà no, perché consultando una sorta di "scatola nera" contenuta in questo robot, il capo di questa squadra di soldati ci racconterà come sono andate le cose e come si è arrivati a quel punto. Ma sarà una stranissima narrazione, che seguirà alcuni personaggi essenziali per la resistenza e anche altri soggetti di cui non si sentirà più parlare e che viene fatta utilizzando tutti i tipi di registrazioni della macchina. Si va quindi dal diario scritto da qualcuno, a ciò che viene ripreso da delle telecamere di sorveglianza e che il nostro narratore ci descrive, a delle registrazioni fra dei controllori di volo e degli aerei, ecc. Uno stile che quindi cambia in continuazione da un capitolo all'altro, così come i protagonisti. Ogni capitolo, che spesso è quasi una storia a sé, viene preceduto da una descrizione di come è stata recuperata quella registrazione e seguito dai commenti su ciò che è accaduto.
Sicuramente un approccio originale, difficile da realizzare e anche difficile da leggere, ma con parecchi spunti interessanti. Peccato che nel proseguo del romanzo questa originalità vada un po' scemando, perché a un certo punto lo stile dei capitoli scritti da Wilson sembra essere sempre lo stesso. Quasi come se l'autore a un certo punto avesse mollato, perché diventava troppo difficile scrivere tutto il romanzo in quel modo oppure perché ormai poteva pensare che il lettore l'avesse capito e si poteva continuare con una narrazione più lineare.
Altro limite di questa decisione è che partendo dall'epilogo, il lettore sa già come andranno a finire le vicende, sa già che gli umani vinceranno e le macchine saranno sconfitte e questo indebolisce chiaramente quella giusta tensione che un romanzo di questo tipo avrebbe dovuto avere. Anche se, malgrado ciò, va detto che molti capitoli sono ugualmente ben scritti ed è inquietante leggere di cosa saranno capaci le macchine nella loro opera di sterminio degli esseri umani. E' anche interessande vedere come si trasformerà il nostro pianeta senza gli esseri umani, portando il lettore a fare delle considerazioni che Wilson, abilmente, si esime dal fare. Considerazioni che Wilson ci porge su un piatto d'argento, ma lascia che vengano da noi.
Forse mancano a questo romanzo le motivazioni dei soggetti protagonisti. Non sono sufficientemente approfondite le motivazioni delle macchine e viene dato un po' troppo per scontato che l'umanità, trovandosi al capolinea, inizi una strenua resistenza, nella quale la nostra specie riesce a generare il meglio possibile di quello che ritrova al suo interno.
A parte questo e la tendenza a essere costituito da capitoli che quasi sembrano racconti indipendenti, Robopocalisse si rivela un buon romanzo.
Speriamo ora che il grande schermo non rovini tutto

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