mercoledì 4 maggio 2022

Dark - Stagione 2


Più volte in questo blog ho citato il principio di autoconsistenza di Novikov che non è altro che una delle possibili spiegazioni logiche dei viaggi nel tempo verso il passato. E prima o poi scriverò un post dedicato esclusivamente ai viaggi temporali. Dato che i viaggi nel tempo rischierebbero di creare dei paradossi insolubili, Novikov ha ipotizzato che, nel caso in cui i viaggi nel passato dovessero essere possibili, questi non lo potrebbero comunque cambiare, perché il passato è immutabile. Un viaggiatore nel tempo che va nel passato, quindi, compirà delle azioni che nel passato erano già state compiute dal lui stesso del futuro. Anzi, secondo il principio di autoconsistenza di Novikov, sono proprio i viaggi nel passato che lo hanno determinato così come lo conosciamo.

All'interno della serie Dark si fa un uso piuttosto ripetuto e articolato del principio di Novikov che, in pratica, diventa una legge che consente, almeno per quanto visto nella prima stagione, il complesso intreccio di viaggi nel tempo.

Nel corso della terza puntata della seconda stagione sentiamo citare direttamente da un personaggio anche il Paradosso di Bootstrap. Di cosa si tratta? Fondamentalmente è sempre legato al principio di autoconsistenza e pertanto non è altro che un paradosso derivato dal principio di Novikov che, a sua volta, era stato ideato per impedire che i viaggi nel passato generassero dei paradossi temporali. E quindi, se io acquisto un libro di un noto scrittore e lo porto nel passato consegnandolo a quello scrittore prima che lui l'abbia ideato, il contenuto del libro non lo penserà mai, ma lo prenderà dal libro che ha già scritto, ma nel suo futuro. In questo caso, tuttavia, vale il principio di autoconsistenza ossia che il libro è stato scritto proprio grazie al viaggio nel tempo, ma la domanda che genera il nuovo paradosso diventa: chi ha scritto realmente il libro? O quando è stato scritto? In realtà lo scrittore non l'ha mai scritto, dato che si è limitato a copiarlo dalla copia del futuro. Un esempio molto riuscito di Paradosso di Bootstrap (o della predestinazione) l'abbiamo visto in Time Lapse, quando uno dei tre protagonisti dipinge dei quadri che vede in una foto del futuro e che lui avrebbe dipinto. Ma in pratica, dato che è in crisi creativa, non si capisce alla fine chi abbia avuto l'idea che viene raffigurata! Altro esempio ancora più estremo viene messo in scena nella pellicola Predestination (e il titolo è tutto un programma) in cui il protagonista è padre e madre di sé stesso! Il Paradosso di Bootstrap portato al massimo livello.

La spiegazione sta diventando complicata?

Esatto. Perché è proprio la seconda stagione a essere ancora più complicata della prima! Quando s'inizia a giocare col tempo, le trame si fanno complesse. Ne abbiamo un esempio praticamente perfetto nello spagnolo Timecrimes. Lì un singolo personaggio fa appena 2 viaggi nel tempo andando a influenzare le sue azioni e quelle di chi gli sta attorno eppure questo va a generare degli intrecci di trama non da poco. E se 2 soli viaggi nel tempo di una sola persona generano una complessità notevole, ancora peggio ovviamente è quello che accade in Dark, dove le persone a viaggiare nel tempo sono parecchie e parecchi sono i viaggi. Se la prima stagione si svolgeva nel 2019, nel 1986 e nel 1953 a partire dalla settima puntata, più pochi minuti nel 2053 alla fine dell'ultima puntata, i nuovi 8 episodi della seconda stagione si svolgono nel 1921, nel 1954, nel 1987, nel 2020 e nel 2053, con più personaggi che vanno avanti e indietro nel tempo, senza mancare di interagire con le persone che incontrano.

In questa seconda stagione sono molte le risposte che arriveranno, ma spesso queste non faranno altro che lasciare nuovi enigmi, portando la trama a raggiungere un livello di complessità e di intreccio fra i vari personaggi, anche di epoche diverse, che raramente ha eguali in altre opere. Anzi, non voglio scrivere eresie, ma una simile complessità credo di non averla mai incontrata!

Nel contempo assistiamo a una trasformazione fra la prima stagione e la seconda. Se nella prima gli aspetti thiller erano abbondanti, legati soprattutto al non sapere cosa stesse accadendo, qui sembra che la strada intrapresa sia principalmente quella della fantascienza. Quelle misteriose e oscure grotte, dalle quali provengono inspiegabili rumori e dentro le quali le persone sembrano sparire, insieme a quelle musiche inquietanti, donavano alla prima stagione un persistente alone horror che tende a scomparire nella seconda stagione. Le musiche ci sono ancora, ma ormai sappiamo cosa sta succedendo. Ora, però, l'attenzione non è più catalizzata dalla scene, quanto dalle trame e dalla loro complessità. Spesso capita, dopo aver sentito un personaggio citato, di chiedersi chi sia, che volto abbia in quel periodo e quale funzione abbia.

Ormai i personaggi principali sono tutti o quasi delineati dal punto di vista della caratterizzazione, grazie alla prima stagione, che aveva impiegato due puntate in più sostanzialmente per presentarci il mondi di Winden. Quello del 2019, almeno. Eppure anche questa seconda stagione non manca di fare degli approfondimenti mica male, andando a caratterizzare ancora di più i personaggi che abbiamo imaparato a conoscere nella prima stagione.

Senza i viaggi nel tempo e senza i personaggi che influenzano i comportamenti degli altri in seguito ai loro spostamenti temporali, Dark avrebbe già di per sé una trama complessa, articolata e interessante. Certo, non sarebbe una serie di fantascienza, ma assisteremmo comunque alla messa in scena di un complesso sistema di eventi e di rapporti fra i vari personaggi. A questi il regista Baran bo Odar e gli sceneggiatori Jantje Friese, Martin Behnke, Ronnhy Schalk, Marc O. Seng e Daphne Ferraro aggiungono un cervellotico collegamento multiplo fra le varie epoche che si scopre puntata dopo puntata e che denota una lavoro di costruzione della trama di una meticolosità al limite dell'ossessione.

Peccato che in questo meccanismo perfetto io sia riuscito a rilevare un errore.

Nella seconda e nella quinta puntata viene citata la particella di Dio, trovata nella centrale nucleare di Winden in maniera casuale in seguito a un guasto avvenuto nel 1986. La particella di Dio altro non è che il Bosone di Higgs, una particella elementare teorizzata a partire dal 1964 e fondamentale nella teoria fisica definita Modello Standard che descrive le interazioni elettromagnetica, forte e debole fra le particelle. A lungo in ambito scientifico, dalla sua teorizzazione in poi, si è parlato del Bosone di Higgs, come di una particella indispensabile per sostenere la teoria stessa, ma purtroppo per anni mai rilevato realmente, malgrado i continui, complessi e costosi tentativi. Solo nel 2012, grazie ad alcuni esperimenti condotti al CERN di Ginevra, si è riusciti a confermare la sua esistenza. Il Bosone di Higgs divenne famoso fuori dall'ambiente scientifico solo a partire dal 1993 grazie a un libro di divulgazione scientifica sulla fisica delle particelle scritto dal ricercatore e Premio Nobel Leon Lederman (La particella di Dio: se l'universo è la domanda, qual è la risposta? Leggetelo. E' veramente valido anche se oggi inizia a essere un po' datato suprattutto per quanto riguarda le scoperte più recenti. Ma la chiarezza espositiva di Lederman, coadiuvato dallo scrittore Dick Teresi, utilizzata nella descrizione di teorie e fenomeni fisici estremamente complessi è cosa rara). Come dichiarato successivamente dallo stesso Lederman, egli avrebbe voluto soprannominare il Bosone di Higgs la "particella maledetta", date le difficoltà a rilevarlo, malgrado fossero trascorsi quasi 30 anni dalla sua teorizzazione. Il soprannome fu cambiato in "particella di Dio" su volontà dell'editore che probabilmente lo riteneva più evocativo. Quindi nell'ambiente scientifico il Bosone di Higgs è stato piuttosto noto anche antecedentemente al 1993, ma nel 1986, quando è stato rilevato a Winden nella finzione di Dark (o nel 1987 quando due personaggi ne parlano fra loro) il soprannome particella di Dio ancora non era stato inventato! E oltretutto il Bosone di Higgs ha una vita media di 1,56×10−2 secondi, mentre a un certo punto vediamo una fialetta contenente una sorta di liquido metallico che dovrebbe rappresentare questa misteriosa sostanza. La particella di Dio è stata rilevata strumentalmente, ma di certo non intrappolata in una fiala! Pare anche che il Bosone di Higgs sia parte della causa di quello che avviene alla fine dell'ultima puntata, altra cosa impossibile, data la vita estremamente breve della particella.

Ma queste sono inezie, che magari abbiamo colto in pochi appassionati. Anche perché si tratta di un errore scientifico (quello relativo alla presenza della particella) o di date del mondo reale (quello relativo al nome dato alla particella), non di un errore nel meccanismo della trama della serie. Quello che resta è che la seconda stagione di Dark non delude le aspettative e si mantiene sugli altissimi livelli della stagione precedente. Magari può aver aiutato il fatto che, a differenza di altre serie nelle quali sostanzialmente la conferma della produzione della stagione successiva deriva dal successo della stagione in corso, in questo caso stiamo parlando di una macrotrama fatta e finita, con un suo inizio e una sua conclusione, che è stata sviluppata su tre stagioni, ma che è stata probabilmente pensata nella sua interezza. Dato l'intreccio di viaggi nel tempo, non credo che la seconda stagione sia stata pensata dopo la prima! Al massiamo l'avranno sceneggiata, ma la trama di fondo doveva essere già scritta. O almeno dovevano esserlo già gli incastri.

E il finale contiene un'ulteriore novità che andrà a complicare ancora di più, se possibile, il complesso castello di relazioni fra i personaggi e e collegamento temporali temporali messo in piedi dagli sceneggiatori. Perché se alla fine della prima stagione avevamo il colpo di scensa di Jonas che finiva nel futuro, questa volta abbiamo un colpo di scena ancora più radicale, che forse farà rivedere e rivalutare certe scelte di un uno dei personaggi principali. Anzi, della sua versione a una certa età, facendo capire che nella testa di chi ha ideato tutto il meccanismo, probabilmente anche ciò che avverrà nella terza stagione era già stato ipotizzato.

Che dire quindi? Dark si conferma una serie appassionante, lenta, ma misteriosa, dettagliata e con una trama dagli incastri di una perfezione assoluta.

2 commenti:

  1. Ancora una volta noto che hai messo in evidenza ciò che davvero era importante far notare ai lettori.
    Aldilà dell'errore inerente il bosone, occorre dire che la seconda stagione (che però non ricordo vividamente perché sono già passati alcuni anni dalla visione) approfondisce ancor di più la ragione dell'esistenza umana e aggiunge una nuova domanda alle prime due fondamentali:
    - Chi siamo?
    - Dove andiamo?
    - Quando siamo???.

    Citare ottimi film come "Time Lapse" e "Timecrimes" può certamente far capire al lettore di cosa si stia parlando ma "Predestination" è un Capolavoro di livello talmente alto (come filosofia e struttura narrativa) che anche "Dark", benché esempio di serie di ottima fattura e realizzazione, non riesce ad avvicinarvisi.

    Nella terza e conclusiva stagione spero che, come me, riuscirai a provare una sensazione unica: rivedere, nella tua mente, l'intera serie come se fosse durata pochi secondi...

    Alla fine il Tempo è una invenzione umana, una illusione travestita di realtà.

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    1. Certamente non voglio paragonare Predestination a Dark, anche perché uno è un film e l'altra una serie tv. Comunque devo dire che raramente una serie mi ha affascinato come Dark. Mi aspetto molto dalla terza stagione

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