Dopo la lettura dei dieci tomi del Libro Malazan dei Caduti (e nel mio caso, come per molti altri lettori, dopo la rilettura), molti si sono chiesti cos'avrebbero letto. Anche perché non sono tantissime le saghe fantasy veramente valide e, per lo più, chi ha amato questa saga, le altre in genere le aveva già lette tutte.
Ecco che i fan di Erikson sono stati accontetati con questo primo volume della trilogia del Testimone. Per la verità tutti avremmo voluto leggere la Trilogia di Kharkanas, che racconta le vicende dei Tiste nel passato, trilogia già scritta dall'autore (l'ultimo volume è in via di ultimazione) oppure la saga di Ian C. Esslemont, le Storie dell'Impero Malazan, più o meno parallele e concatenate con quelle di Erikson, ma l'Armenia ha pensato di proseguire diversamente con le traduzioni. Per fortuna per la saga di Esslemont ci ha pensato la Fanucci e la farà uscire in Italia a breve, mentre per Kharkanas chissà...
Steven Erikson ci aveva abitutato con il ciclo dei dieci romanzi della saga di Malazan a un'infinità di personaggi e delle trame intricatissime, raccontate volutamente in maniera estremamente complessa e articolata, tanto di far cadere nello sconforto i lettori meno volenterosi. Non sono pochi quelli che hanno rinunciato già leggendo il primo romanzo, I Giardini della Luna, senza sapere che, dopo quel romanzo, la complessità sarebbe almeno triplicata, dato che col secondo romanzo, La Dimora Fantasma, sarebbe partita una seconda macrotrama e una terza macrotrama sarebbe partita col quinto romanzo, Maree di Mezzanotte.
Questa volta, invece, sembra che Erikson abbia voluto un po' semplificare le cose, forse perché anche lui ha capito che non sempre si può scrivere dei prodotti letterari così complessi. Infatti, Il dio indifferente, primo volume della Trilogia del Testimone, che si svolge alcuni anni dopo la conclusione della saga del Libro Malazan dei Caduti, fondamentalmente procede con due sole linee narrative principali e, direi, nessuna trama secondaria, cosa che, invece, era preponderante nella saga principale.
Da una parte abbiamo Rant, uno dei figli che Karsa Orlong ha lasciato in giro per il mondo, il mezzo Teblor che intraprende un lungo percorso alla ricerca della razza di suo padre e per strada incontra altri personaggi destinati a legarsi profondamente a lui, così come avvenne nel lungo viaggio del padre in giro per il mondo. Rant dovrà avere a che fare con l'eredità che il padre ha lasciato nel mondo e fra i Teblor e quella di Karsa, come abbiamo avuto modo di scoprire nella saga principale, è una strada di guerra e di morte.
L'altra macrotrama vede invece protagonista l'esercito Malazan. Viste le voci relative alle agitazioni che attraversano l'estermo nord del continente di Genabackis correlate alla prima macrotrama, i resti di una legione di fanti di marina dell'impero derivanti da una guerra appena conclusa vengono spediti verso Lago d'Argento. Il mondo è cambiato e anche l'esercito Malazan è cambiato, ma una cosa è rimasta costante: i fanti di marina Malazan, per quanto scalcagnati, sono forse una delle strutture più letali esistenti in tutto il mondo.
Forse sapendo che Il dio indifferente è un sequel del Libro Malazan dei Caduti ci si poteva aspettare il ritorno di molti dei personaggi iconici conosciuti nella saga principale. Quelli ancora vivi, almeno. E invece non è proprio così. Karsa Orlong non è realmente protagonista, ma viene solo citato. Fra i Malazan l'unica vecchia conoscenza è solamente Spindle, un personaggio presente anche negli altri romanzi, ma in secondo piano rispetto ad altri (lo vediamo in Memorie di Ghiaccio, I Cacciatori di Ossa, I Segugi dell'Ombra, e Il Dio Storpio, nonché in uno dei romanzi di Esslemont non ancora tradotti, Orb, Sceptre, Throne, oltre a Monkrat, un personaggio secondario della vecchia saga che fa una breve apparizione anche qui. Vengono citati anche Mallick Rel, il nuovo imperatore Malazan e Iskar Jarak, il nuovo Dio della Morte. Ma comunque non abbiamo occasione di leggere nuove avventure dei personaggi sopravvissuti della mastodontica saga in dieci volumi che, probabilmente, avevano concluso il loro arco narrativo.
Se vogliamo la Triologia del Testimone va effettivamente a cercare di concludere una delle tante trame lasciate aperte da Erikson, quella di Karsa Orlong, per quanto si tratti, alla fine, più che altro di una nuova storia legata più al lascito di Karsa, piuttosto che una sia nuova avventura.
Lo stile di Erikson è sempre lo stesso, così come l'abilità di riuscire a inventare così tanti personaggi sfacceccati e un ricorso all'epica con pochi pari nella letteratura fantasy. Però va detto che rispetto all'evoluzione che Erikson ha avuto nel Libro Malazan dei Caduti, qui pare aver fatto un passo indietro. Non è più il prolisso e lentissimo Erikson degli ultimi romanzi e nemmeno il criptico dei primi. Abbiamo una versione intermedia, forse quella letterariamente più scorrevole, alle prese con un romanzo di alcune centinaia di pagine più corto rispetto ai suoi standard. Anche per i personaggi inventati, siamo ad altissimi livelli, per quanto c'è da dire che alcuni di questi tendono a riprendere alcuni cliché che già avevamo letto nelle 10 mila pagine precedenti, ma forse è inevitabile. Per ultimo, anche l'epica è sempre la stessa, ma, purtroppo, piuttosto ridotta a solo una parte del romanzo. Ma quando arriva è sempre lei.
Il dio indifferente sembra quindi un romanzo nel quale Erikson pare intenzionato non tanto a diventare più commerciale, questo autore commerciale non lo sarà mai, ma a smussare certi suoi aspetti che l'avevano reso troppo ostico per molti lettori che non sono mai riusciti a terminare la lettura del Libro Malazan dei Caduti.
Un romanzo sicuramente da leggere da parte di chi ha amato la saga di Malazan. Ma un romanzo che può essere letto anche da parte di chi è completamente a digiuno del mondo inventato da Erikson ed Esslemont, anche se magari avrà qualche difficoltà a orientarsi fra i molti continenti e popoli citati, le divinità, i canali e quant'altro.
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