Tutti siamo stati bambini e tutti siamo passati dalla "fase dei perché", una fase della vita affascinante, dove ciascuno di noi ha iniziato a scoprire il mondo e, con la curiosità di chi vede ogni cosa come nuova, siamo stati spinti a indagare, coi nostri mezzi anche se primitivi, sul perché le cose siano proprio così. Poi molti di noi sono stati anche genitori e hanno successivamente scoperto che la "fase dei perché" è tanto affascinante quando siamo bambini, quanto stressante quando siamo adulti, quando anziché chiedere dobbiamo rispondere. Anche perché spesso ogni risposta, più che chiarire un dubbio, finisce per crearne molti altri che poi si eplicitano con il classico "perché...".
Ma non è di questo che voglio parlare in questo post.
Nella "fase dei perché" ci siamo passati tutti quando avevamo pochi anni, ma il bello è che, se siamo fatti in un certo modo, la "fase dei perché" continua anche dopo. Proprio ieri mio figlio, mentre stava studiando chimica organica in seconda superiore mi ha fatto alcune domande sulla configurazione di Bohr, i soliti "perché" e alla fine siamo arrivati al fatto che non solo Bohr aveva corretto il precedente modello di Rutherford, che a sua volta aveva corretto Thomson, che aveva corretto Dalton, ma che poi è arrivato Schrödinger e anche Bohr è stato superato.
Ma non è di Schrödinger che volevo parlare, anche se di Schrödinger ne parlerei sempre, come ho fatto in altri post.
E quindi c'è il fatto che se anche cresciamo, ma in noi non si spegne la fiamma della conoscenza e se quindi, in un certo modo, continuiamo a essere bambini, la "fase dei perché" continuerà per sempre, dato che ogni volta che scopriamo qualcosa, le nuove scoperte non faranno altro che spingerci verso nuove domande. Che poi è così che funziona la scienza.
Che non è nemmeno questo l'argomento di cui volevo parlare.
E quindi?
Dai, parliamo un po' del libro di Colombo e Miluzio.
Scommetto che se prendiamo a caso alcune persone per strada e chiediamo loro perché il mare è blu, queste ci risponderanno "perché l'acqua è trasparente, ma riflette i colori del cielo". Qualcuno, addirittura, dirà che è il cielo a essere blu (o per meglio dire azzurro) perché riflette i colori del mare. Ecco, entrambe le cose sono semplicemente false. Se il cielo è azzurro e il mare è blu la riflessione reciproca non c'entra nulla, sono piuttosto dei fenomeni fisici che hanno a che fare con la lunghezza d'onda della luce a fornire la vera spiegazione. A volte domande anche banali hanno risposte piuttosto complesse.
Dato che Colombo e Miluzio sono due persone di scienza, che fra l'altro fanno parte del progetto di comunicazione scientifica "Chi ha paura del buio" (cercatelo sui social) e che hanno già scritto degli altri libri simili (ad esempio L'universo su misura), hanno voluto raccogliere un po' di tipici "perché", alcuni famosi, altri meno e fornire una dettagliata spiegazione scientifica. Questa volta senza senza Filippo Bonaventura, che si è limitato a scrivere la prefazione.
Ma quindi di cosa parla questo libro?
Baste leggere il sommario che non è altro che una serie di domande suddivise per argomenti: i perché della Terra (Perché il cielo è blu? Perché l'arcobaleno è colorato? Perché la temperatura diminuisce con l'altitudine? Perché i mari sono salati? Perché il clima sta cambiando?); i perché dei pianeti (Perché la Terra gira? Perché aggiungiamo il giorno bisestile? Perché Marte è rosso? Perché spediamo soldi per esplorare lo spazio? Perché non siamo più tornati sulla Luna?) i perché dello Spazio (Perché non buttiamo la spazzatura nei vulcani o non la lanciamo nello spazio? Perché siamo soli nell'universo? Perché il Sole è giallo? Perché il cielo notturno è buio?).
Di perché a cui rispondere ce ne sarebbero migliaia e servirebbe un'enciclopedia per rispondere a tutti. E non basterebbe! Come ho detto, infatti, se siamo rimasti un po' bambini (e un po' bambini lo siamo ancora tutti vero?) sappiamo già che la risposta a ogni "perché" ci porterà a farci altre domande.
In un momento storico come questo, in cui sembra che la scienza abbia perso un po' di credibilità presso la popolazione generale, non tanto per colpa della scienza stessa, quanto piuttosto dell'uso che se ne é fatto e, soprattutto, dell'uso che si è fatto della "non-scienza", anche rispondere con piglio prettamente scientifico a dei "comuni" e tipici "perché" è di fondamentale importanza. C'è un motivo ben preciso se oggi guardo fuori dalla finestra e vedo il cielo azzurro. E se ci guardo nuovamente questa sera lo vedo nero. E questo motivo (anzi, questi motivi, dato che le spiegazioni sono due diverse) ce lo più descrivere solo la scienza.
E quale sarebbe la "non-scienza"? Di "non-scienza" Colombo e Miluzio non parlano, è una cosa mia, ma il capitolo "Perché il clima sta cambiando?", che tratta un argomento sul quale qualche conoscenza ce l'ho anche io, di "non-scienza" si sarebbe potuto parlare parecchio. Mi è capitato spesso, ultimamente, di discutere con vari "negazionisti climatici", come vengono chiamati. Persone che, nello stesso tempo e contemporaneamente, sostengono che: il clima non cambia; il clima è sempre cambiato, ma non per colpa dell'uomo e questo attuale aumento di temperatura fa parte dei naturali cambiamenti; il clima sta cambiando, ma in realtà la temperatura non si sta alzando, si sta abbassando; il clima sta cambiando e la temperatura si sta alzando, ma è colpa dell'attività solare; il clima sta cambiando e la temperatura si sta alzando, ma è colpa della Luna; a prescindere dal fatto che il clima stia cambiando, gli eventi atmosferici estremi recenti sono causati dalle scie chimiche (o, in alternativa, dall'inseminazione delle nuvole o, nel caso dei più tecnologici, dal programma HAARP). E di tutte queste cose Internet è piena di testi simil scientifici che non sono altro che "non-scienza" che in un certo qual modo cercano di spiegarci in un modo alternativo (e molto comodo) un fenomeno reale che abbiamo causato noi e al quale dobbiamo rimediare (se non vogliamo subire delle conseguenze la cui gravità non l'abbiamo ancora capita. E lo dice uno che abita in Romagna, dove queste conseguenze le stiamo iniziando a vedere, con tre alluvioni in un anno e mezzo e in alcuni comuni sono state anche di più!).
Ecco, in un mondo in cui la percezione scientifica media è diventata questo (ricordo di aver visto, tempo fa, una trasmissione televisiva in cui si cercava di spiegare scientificamente il Mistero del Triangolo delle Bermuda che in realtà è una nota bufala, inventata per vendere un libro!), fare divulgazione scientifica è quanto mai importante.
Nessun commento:
Posta un commento