Attenzione, perché questa volta scrivo di un film che è tutt'ora nelle sale, il ché è un evento abbastanza raro per questo blog, per cui assolutamente niente spoiler. E anche la trama sarà estermamente sintetica. Che poi anche io l'ho visto al cinema senza sapere praticamente nulla oltre a quello che c'è nel trailer e, non è la prima volta che accade, la scelta è stata azzeccata.
Ma patiamo proprio dalla trama.
I protagonisti della vicenda sono quattro personaggi più uno di cui dirò fra poco: un bambino, Daniele (Gabriele Cristini, che malgrado la giovane età, è tutt'altro che un esordiente), una ragazza su una sedia a rotelle, Emilia (Sara Serraiocco, noi l'abbiamo vista qui), e due adulti, Napoleone e Arianna (rispettivamente Valerio Mastandrea e Margherita Buy, attori che non hanno bisogno di presentazioni). I quattro protagonisti non si conoscono e non hanno nulla in comune fra di loro, se non una sola drammatica decisione: una sera piovosa tutti e quattro decidono di suicidarsi.
Questo è l'inizio del film e per la verità la narrazione inizia solamente con uno di questi personaggi, Arianna, mentre gli altri vengono inseriti in maniera più brutale. Ma non dilunghiamoci, se volete sapere cosa intendo, guardatevi il film.
C'è anche un quinto personaggio. Un misterioso uomo anziano, un monumentale Toni Servillo, che si reca dai quattro suicidi e li carica sulla propria automobile. Una specie di becchino? Non proprio, perché i cadaveri dei suicidi restano sul posto, ma l'anziano stringe una sorta di patto con loro. Dopo il suicidio otterranno un'ulteriore settimana di vita effimera, durante la quale potranno interagire fra loro, ma non col mondo circostante e potranno osservare come evolve il mondo dopo la loro morte. Terminata la settimana torneranno indietro nel tempo e potranno rivedere, se lo vogliono, la loro drammatica scelta. Come se fossero degli insoliti morti viventi o dei fantasmi. L'uomo misterioso che li accompagna in questi sette giorni resterà tale fino alla fine, quando finalmente scopriremo qualcosa di più anche su di lui.
Direi che non ho fatto spoiler di alcun tipo. Anzi, forse il trailer, comunque molto accorto, ha fatto di peggio. La trama, bizzarra e interessante, nonché ricca di spunti di riflessione, il regista Paolo Genovese, autore anche dell'omonimo romanzo dal quale è tratta la pellicola, riesce a raccontarcela basandosi sui misteri. Il film, infatti, inizia praticamente in medias res e noi non sappiamo nulla della storia dei quattro suicidi. Anzi, a essere sinceri quando inizia la pellicola sappiamo solo che uno di questi, Arianna appunto, si suicida, ma ben presto lo scopriamo anche degli altri. Quello che non sappiamo subito, che i personaggi riveleranno parlando fra di loro, è il perché hanno fatto ciò che hanno fatto. Perché, è ovvio, ciascuno di questi nasconde dentro di sé un dramma più o meno complesso e l'incapacità di riuscirlo ad affrontare. Anzi, due di questi, soprattutto uno, sembrano avere anche una vita di successo, ma anche nelle ombre del successo si possono nascondere i drammi personali più profondi.
E così un po' alla volta iniziamo a conoscere Daniele, Emilia, Napoleone e Arianna, riusciamo a capire il loro dramma e le ragioni che li hanno spinti alla scelta estrema, ma nello stesso tempo tifiamo per loro e vogliamo che questa strana settimana aggiuntiva della loro vita serva a far cambiare le loro scelte, anche se non sappiamo se l'anziano misterioso riuscirà nel suo compito e lo scopriremo solamente alla fine della pellicola, quando finalmente vedremo per la prima volta gli episodi dei suicidi e, con ansia, attenderemo di vedere quale scelta faranno i quattro protagonisti.
Nel film c'è anche Vittoria Puccini, che interpreta una donna misteriosa, che non è altro che una "collega" dell'anziano interpretato da Servillo. Non uso i nomi, perché in tutto il film i loro nomi non vengono mai svelati, ma, proprio alla fine, scopriremo qualcosa anche su di loro. Soprattutto l'anziano, dato che la donna è solo un personaggio di contorno.
Come scrivevo poche righe fa, sono tanti gli spunti di riflessione. Magistrale quando l'anziano misterioso spiega in cosa consista la felicità nel mondo e cosa significhi essere felici in una scena memorabile che andrebbe vista e rivista.
Non scrivo altro, perché temo che qualsiasi altra cosa possa rivelare la trama del film e questo è proprio uno di quei casi in cui meno si sa e meglio è.
Un plauso anche agli attori. Toni Servillo, grazie anche a un personaggio eccelso, giganteggia, ma l'attore ci ha messo molto anche del suo. Lavorano bene anche i quattro suicidi. A partire dal piccolo Gabriele Cristini, che dona il volto e le parole e le espressioni a un personaggio che non si può non amare. Ma anche gli altri fanno la loro figura, sia Sara Serraiocco, che non avevo più visto dai tempi di La ragazza del mondo e che questa volta ha fatto un ottimo lavoro, sia Valerio Mastandrea, sia Margherita Buy. Se devo essere un po' crudele, non me ne voglia Mastandrea, non sempre in passato l'ho apprezzato, ma forse è più una questione di gusti personali. Questa volta, però, devo dire che il suo personaggio, anche per merito suo, risulta perfetto.
Fidatevi di me e guardatelo.
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