domenica 29 gennaio 2017

In time

Quando ci sono film che parlano del tempo, io cerco sempre di non farmeli scappare ed è scontato che questa pellicola del 2011 di Andrew Niccol prima o poi l'avrei vista. Per la verità questa volta non si tratta di viaggi nel tempo e relativi paradossi, quelli che piacciono a me, anche quando non li capisco, ma è indubbio che il tempo sia a suo modo uno dei protagonisti principali del film.
Ci sono molti modi di dire che riguardano il tempo. Ad esempio "vivere alla giornata" e "il tempo è denaro" sono due modi di dire metaforici di uso comune. Nel film In time, invece, diventano assolutamente reali, perché i protagonisti vivono realmente come se non esistesse un giorno dopo e il tempo è veramente denaro!

giovedì 26 gennaio 2017

Se mi lasci ti cancello

Un giorno per caso, leggendo una recensione di un altro film, ho conosciuto questa pellicola del 2004 di Michel Gondry, regista francese per me sconosciuto. E dire che il cast è di tutto rispetto, ma evidentemente me lo devo essere perso.
Partiamo come sempre dalla trama.
Joel Barish (il sempre efficace Jim Carrey) è un uomo comune, introverso e con difficoltà relazionali. Un giorno conosce Clementine Kruczynski (la sempre efficace Kate Winslet), estroversa e un po' pazzoide. I due s'innamorano e per due anni vivono una bella ma difficile relazione. Poi, dopo l'ennesimo litigio, Clementine decide di rivolgersi alla clinica Lacuna Inc., specializzata nel cancellare i ricordi, per eliminare dalla sua mente Joel.

martedì 24 gennaio 2017

The mist

Frank Daraborn è un regista e sceneggiatore che deve amare molto Stephen King. Nella sua carriera ha diretto quattro film, un cortometraggio e un film per la TV. Tre dei suoi film sono tratti da romanzi di Stephen King. E che film! Prima di dirigere The mist è diventato infatti noto per aver diretto Le ali della libertà e Il miglio verde. Poi dopo aver diretto nel 2001 il suo primo film non tratto da opere di King, The Majestic, ha avuto un lungo periodo di pausa dalla regia, per poi tornare nel 2007 con The mist.
La trama, se vogliamo, è piuttosto semplice. Siamo negli Stati Uniti, in una piccola cittadina del Maine (come spesso succede con King). Dopo una notte di furiosa tempesta, gli abitanti si risvegliano dovendo fare i conti con i danni e con l'assenza di corrente elettrica e telecomunicazioni.

Captain Fantastic

Per la seconda volta da quando ho aperto il blog riesco a commentare un film che si trova ancora nelle sale, anche se, per la verità, Captain Fantastic di Matt Ross è uscito in Italia già in dicembre e io sono riuscito a vederlo solo perché ancora proiettato in un piccolo cinema di provincia.
Ma andiamo subito alla storia.
Protagonisti assoluti del film sono Ben Cash (Viggo Mortensen) e la sua strampalata e alternativa famiglia di 6 figli che Ben, insieme alla moglie, ha deciso di far crescere al di fuori della cività, guidati solo dall'ideologia e in contrasto col capitalismo sfrenato che devasta il mondo. La famiglia Cash vive, infatti, in un bosco del nord-ovest degli Stati Uniti, senza comodità e completamente a contatto con la natura, dove si mangia solo ciò che si coltiva o si riesce a cacciare. Ma l'estremismo di Ben non finisce qui.

venerdì 13 gennaio 2017

Monsters

Credo che questa pellicola del 2010 scritta e diretta dal regista inglese Gareth Edwards, che che si è occupato anche della scenografia, della fotografia e degli effetti visivi, sia il film di fantascienza più insolito che abbia mai visto.
Cos'è accaduto prima del film ed ha generato l'ambientazione che vediamo nella pellicola ci viene descritto da poche righe verdi su schermo nero iniziali. In pratica, senza tante spiegazioni, scopriamo che la NASA ha trovato le prove dell'esistenza della vita nella spazio ed ha inviato una sonda in esplorazione. Sei anni prima la sonda spaziale di ritorno sulla Terra si è schiantata in Messico, vicino al confine con gli Stati Uniti. Da allora hanno iniziato a verificarsi strani eventi, con la comparsa di nuove forme di vita sul nostro pianeta e gli eserciti americano e messicano che tentano di arginarle.
Dopo un prologo di cui dirò alla fine, il film inizia con Andrew Kaulder, un giovane fotoreporter americano che si trova in Messico nella zona a sud dell'area in cui si sono diffuse le forme di vita aliene. Andrew viene incaricato dal suo datore di lavoro di scortare la figlia, Samantha Wynden, che è appena stata vittima di un incidente, fino negli Stati Uniti.

mercoledì 11 gennaio 2017

Il Drago Rinato

Il Drago Rinato è il terzo romanzo della lunghissima saga "La Ruota del Tempo" di Robert Jordan. Dopo il primo romanzo introduttivo e il crescendo de La Grande Caccia, confesso che Jordan è riuscito veramente a spiazzarmi.
Abbiamo letto delle prime avventure dei ragazzi dei Fiumi Gemelli, dove fin da subito abbiamo capito chiaramente che Rand al'Thor sarebbe stato il personaggio principale, nonché, per quasi tutto il primo romanzo, il principale punto di vista di tutte le vicende. Così come abbiamo capito fin da subito che sarebbe stato lui il Drago Rinato.
Poi nel secondo romanzo, piano piano, anche gli altri personaggi iniziano ad acquisire importanza e anche la narrazione si sofferma un po' di più anche su di loro, col punto di vista che spessa cambia. Ma resta evidente che Rand al'Thor è il protagonista assoluto. Per di più alla fine si dichiara come Drago Rinato.

The box

The box è un film di Richard Kelly del “lontano” 2009 che mi sono sempre ripromesso di vedere, fin da quando uscì per la prima volta al cinema in Italia, nel 2010, ma, per un motivo o per l’altro, non ci sono mai riuscito. A scanso di equivoci, Richard Kelly è il regista dello stupefacente Donnie Darko, film d’esordio del cineasta statunitense che, seppur con grave ritardo divenne, meritatamente, un vero e proprio cult. Solo che dopo Donnie Darko, che è del 2001, Kelly ha diretto solamente, nel 2006, un certo Southland Tales, sconosciutissimo film di fantascienza che fu un vero e proprio fiasco. E poi questo The box, che è stato un po’ la prova del nove per capire se Donnie Darko sia stato un caso oppure no. Film che ha raccolto recensioni molto contrastanti fra loro, comunque dal 2009 non si registrano più pellicole dirette da Richard Kelly, regista che non è mai stato molto prolifico, ma che non era mai stato fermo per così tanti anni.
Ma andiamo al dunque e alla storia narrata in The box.

E venne il giorno

E venne il giorno è un film di fantascienza catastrofica del regista americano, di orgini indiane, M. Night Shyamalan. Dello stesso regista anche gli ottimi Il sesto senso e Unbreakable, entrambi con Bruce Willis e il favoloso The village, ma anche i più modesti, ma degni, Signs e After Earth (vabbè, questo l’ha fatto dopo). Tutti i film di cui ha curato anche la sceneggiatura.
E da uno bravo ci si aspetta sempre il massimo. Solo che non sempre il massimo arriva. In questo caso, per la verità, forse non arriva nemmeno il minimo sindacale. Peccato, perché l’idea di partenza non era affatto male.
Ma di cosa parla E venne il giorno? Tutto il film si basa su una trama molto semplice. All’improvviso, in alcune città del nord est degli Stati Unite le persone, dopo aver respirato una non ben identificata tossina, vanno in tilt e tendono a suicidarsi con quello che trovano.

La polvere dei sogni

Con il romanzo La polvere dei sogni inizia il ciclo conclusivo della lunghissima saga di Steven Erikson, Il Libro Malazan del caduti. Come annuncia lo stesso Erikson nell’introduzione, a differenza di tutti gli altri volumi della saga che potrebbero essere considerati autoconclusivi, in questo due caso gli ultimi due romanzi andrebbero intesi come un unico lunghissimo libro.
Ma se il lettore si aspetta di trovare le varie macrotrame che si vanno a fondere nel gran finale, ancora una volta Erikson riesce a stupirlo. Certo, le macrotrame ci sono e la superconvergenza inizia ad arrivare, ma Erikson si mantiene e inserisce nuove sottotrame, come quella del Serpente, una lunga carovana di bambini che fugge nel deserto delle terre dolate del continente di Lether, inseguiti da… non si sa cosa.

Time Lapse

Partiamo dal presupposto che le storie che giocano sui paradossi temporali già per questo mi piacciono. E quando la trama diventa abbastanza intricata da non capire cosa stia accadendo, è ancora meglio. Per Time Lapse le premesse sono tutte soddisfatte.
Credo che il primo film che ho visto nel quale sono stati trattati i viaggi nel tempo e i conseguenti paradossi temporali sia stato l’ormai mitico Ritorno al futuro. Ai tempi ero un bambino, ma capii subito che ne volevo ancora!
In realtà il gioco relativo al paradosso temporale messo in piedi da Bradley Dean King nel suo Time Lapse è un po’ anomalo rispetto al solito, ma in questo caso l’espediente del viaggio nel tempo (o di qualcosa che riesce a viaggiare nel tempo) è talmente centrale nella trama da essere quasi come un protagonista e la pellicola si pone come un piccolo cult dell’argomento.
Ma veniamo alla trama, senza spoiler.

Mr. Nobody

Non è semplice commentare il film Mr. Nobody di Jaco Van Dormael. Il regista e sceneggiatore belga iniziò a dirigere cortometraggi dal 1980, ma alla data di uscita di Mr. Nobody, 2009, aveva diretto solamente due lungometraggi, uno nel 1991 e uno nel 1996. Van Dormael è uno che quando deve realizzare un film, ci vuole pensare bene e si prende tutto il tempo necessario. Questa pellicola narra le vicende della vita di Nemo Nobody, omen nomen, in un ordine temporale sparso e descrivendo non una sola vita, ma innumerevoli vite che avrebbe potuto vivere cambiando alcune piccole/grandi scelte, partendo da ciò che è avvenuto prima della nascita e fino alla sua morte, a 117 anni, nel 2092.
Il film è molto lungo, circa 2 ore e 20 minuti, più di 2 ore e mezza nella versione estesa, e montato in un modo volutamente talmente caotico da creare confusione nello spettatore, ma durante la visione è fondamentale ricordasi ciò che Nemo narra, all’inizio, di quello che avviene prima della nascita. Tutti i bambini, prima di nascere, conoscono ciò che accadrà nella loro vita, ma al momento della nascita un angelo cancella tutte le loro conoscenze. Con Nemo le cose non sono andate così e l’angelo si è dimenticato di cancellare la sua conoscenza del futuro.

La quinta onda

E’ quasi per caso che ho incontrato questo film: un poster tutto sommato accattivante e un trailer con buoni spunti e subito ho deciso di procurarmelo. Anche perché, diciamocelo, il fantasy mi piace leggerlo, ma la fantascienza ce l’ho nel sangue. Poi, a volte, bisognerebbe documentarsi un po’, ma l’ho fatto solo dopo. Ma di cosa parla questo film?
E’ il trailer a introdurre bene tutto: una razza aliena si presenta con delle gigantesche astronavi sui cieli del nostro pianeta e, senza chiedere permesso, decide di fare la nostra conoscenza con cinque simpatiche “onde”. Con la prima s’interrompono tutti i dispositivi elettrici del pianeta, con la seconda la Terra viene devastata da terribili terremoti e conseguenti tsunami, con la terza una piaga, tipo influenza aviaria, ma più incazzata, va a decimare l’umanità superstite e con la quarta si risvegliano alcuni alieni che già erano nel nostro pianeta, impiantati all’interno di comuni e insospettabili esseri umani, che iniziano a uccidere a destra e a manca un po’ a caso, tanto per seminar terrore. Il tutto in preparazione della quinta e ultima onda, l’invasione vera e propria, ma già al termine della terza l’umanità è stata decimata.

I Segugi dell’Ombra

I Segugi dell’Ombra, ottavo libro della saga Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson è un romanzo che riprende la prima linea narrativa, conosciuta nel primo romanzo e letta, per l’ultima volta, nel terzo. Finalmente, con questo romanzo, ritornano personaggi del calibro di Anomander Rake, gli Arsori di Ponti superstiti, Caladan Brood e tanti altri. I Segugi dell’Ombra è anche un libro che, se vogliamo, va a chiudere alcune delle trame della prima linea narrativa e fa partire definitivamente quella che sarà la chiusura della saga.
Parlare della trama non è semplice, senza incorrere, in questo caso, in spoiler clamorosi. Siamo tornati nel continente di Genabackis, nel quale vediamo come tutto si sta evolvendo dalla caduta del Dominio di Pannion. Leggiamo di Anomander Rake, il sovrano dei Tiste Andii, dall’animo irrequieto e come in attesa di qualcosa di tragico che deve avvenire.

Mad Max: Fury Road

E’ strana e lunga la storia di Mad Max: Fury Road. Tutto parte nel lontano 1979 col film australiano Mad Max (in alcuni stati inizialmente uscito col nome di Interceptor, che è l’auto utilizzata dal protagonista), diretto dal regista allora esordiente George Miller e con protagonista un giovanissimo Mel Gibson, ingaggiato quasi per caso. Australiani erano anche il regista e la maggior parte degli attori. Si trattava di un film a basso costo che si svolgeva in un futuro distopico con violenza gratuita e folli inseguimenti in auto.
Fu un successo e due anni dopo George Miller girò, sempre con Mel Gibson, Mad Max 2 (in alcuni stati Interceptor – Il guerriero della strada). In film faceva un salto avanti nel tempo rispetto al precedente, descrivendo un futuro postapocalittico, dominato da folli bande in cerca di recuperare le ultime risorse rimaste. Ancora una volta dominano la violenza e gli assurdi inseguimenti in strada. Ma nasce un mito. George Miller inventa in pratica un genere da cui molti poi trarranno spunto. Fra cui anche il famosissimo manga e anime giapponese Ken il guerriero.

Venti di morte

Eccoci arrivati a Venti di Morte, settimo libro della lunga e innovativa saga fantasy dello scrittore canadese Steven Erikson Il Libro Malazan dei Caduti, il mio preferito (ma al momento sto terminando il nono e devo ancora leggere il decimo).
Con questo romanzo, che unisce la seconda linea narrativa (La Dimora Fantasma, La Casa delle Catene, I Cacciatori di Ossa) con la terza (Maree di Mezzanotte) inizia definitivamente la convergenza finale. Venti di Morte è un romanzo sostanzialmente diviso in due parti. Nella prima parte vediamo cos’è diventato l’Impero Letherii dopo la conquista dei Tiste Edur e nella seconda parte… arrivano i Cacciatori di Ossa Malazan…
La conquista dell’Impero da parte degli Edur non ha prodotto i risultati voluti, perché se la guerra è stata militarmente vinta dai Tiste seguaci di Padre Ombra, in realtà l’Impero Letherii è rimasto quello di sempre. Sono solo cambiati i vertici. Ora sul trono siede un Edur, l’ormai pazzo Rhulad Sengar, l’Imperatore dalle Mille Morti, colui che impugna la spada del Dio Storpio e grazie al Dio Storpio è ritornato dalla morte.

Il caso Spotlight

Che ci fa la recensione del film Il caso Spotlight di Tom McCarthy in questo blog di recensioni cazzute? Io non sono un vero esperto, non so fare recensioni, per cui mi limito a scrivere le mie opinioni personali su… ciò che leggo, sento, vedo. Però non è che leggo, sento e vedo sono fantasy e fantascienza. Ecco allora un film serio. L’anomalia è data dal fatto che non so nemmeno in che categoria metterlo. Ho messo storico, anche se di storia recente si tratta.
Ma di cosa parla Spotlight (titolo originale)? Siamo nel 2001 e i protagonisti sono i giornalisti che fanno parte della squadra Spotlight del quotidiano Boston Globe. La squadra, coordinata da Walter Robinson è specializzata in inchieste ad ampio respiro. Con l’arrivo del nuovo direttore della testata, Marty Baron, un glaciale Liev Schreiber, la squadra viene incaricata di investigare sugli abusi sessuali su minori perpetrati da un prete della cattolicissima Boston.

I Cacciatori di Ossa

Con I Cacciatori di Ossa inizia a volgere al termine la lunga saga di Steven Erikson, il Libro Malazan dei Caduti. Con il precedente Maree di Mezzanotte ormai le tre macrolinee narrative sono tutte aperte e il terreno è quindi stato magistralmente preparato per quella che sarà la convergenza finale. Ma non è tutto qui. I Cacciatori di Ossa e il successivo Venti di Morte sono due romanzi assolutamente epici e avvincenti che ci faranno conosce e amare uno degli eserciti più tosti che siano mai stati descritti in una saga fantasy.
Chi sono i Cacciatori di Ossa? Sono un esercito dell’Impero Malazan. E già questo sarebbe abbastanza per renderli, all’interno di questa saga, temibili. “Cosa rende tanto pericoloso un soldato Malazan? Il fatto che gli sia concesso di pensare”. Così ci spiegava Duiker nella Dimora Fantasma. I Cacciatori di Ossa sono quell’esercito formato per lo più da reclute, ma anche da qualche veterano che, al comando dell’Aggiunto Tavore Paran, l’Impero Malazan invia sul Continente di Sette Città in risposta alla ribellione letta nel secondo romanzo della saga.

Lo chiamavano Jeeg Robot

Come non scrivere qualcosa in questo blog sul meraviglioso Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Ilenia Pastorelli e Luca Marinelli? Attenzione, stiamo parlando di un film italiano con personaggi con superpoteri. In Italia escono anche buoni film, non voglio fare il catastrofista, anzi, ma questo è proprio fuori dai canoni italiani. Il regista, il poliedrico Gabriele Mainetti è in pratica un esordiente. Prima di questo lungometraggio aveva realizzato numerosi cortometraggi (di cui uno ispirato a Lupin e uno all’Uomo Tigre…), aveva composto le musiche dei suoi cortometraggi e di opere non sue e aveva recitato in vari film, in serie TV e a teatro. Finalmente ha avuto l’occasione per dirigere un lungometraggio, di cui è anche il produttore, e non l’ha gettata via.
Veniamo alla trama. Siamo a Roma, nella frazione degradata di Tor Bella Monaca e vediamo fin da subito le vicende di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), un disadattato, con difficoltà a comunicare col prossimo, che trascorre le giornate a compiere piccoli furti e a guardare film porno nel sudicio appartamento in cui vive da solo. Proprio all’inizio del film, partendo da un’inquadratura dall’alto di Roma, arrivamo a Enzo che dopo aver rubato un orologio sta scappando.

The Shannara Chronicles

Dopo aver scritto qualcosa (recensito è forse un po’ troppo) su tutti i libri della saga letteraria (i 22 che ho letto io, qui, qui e qui), non si poteva non scrivere qualche commento anche per la serie TV The Shannara Chronicles, tratta dal romanzo Le Pietre Magiche di Shannara di Terry Brooks. Lo scrittore statunitense, per la verità, era da anni che proponeva i suoi libri come soggetto per un’opera del grande schermo. Finalmente la proposta è stata accettata, anche se per un’opera destinata al piccolo schermo (e, aggiungo io, Brooks avrebbe fatto meglio ad attendere ancora…).
La trasposizione su pellicola della saga di Brooks è partita stranamente dal secondo libro e non dal primo. Ciò è stato spiegato dallo stesso Brooks ed è legato al fatto che nel primo romanzo i protagonisti sono solo uomini. Io aggiungerei che il primo romanzo assomiglia troppo al Signore degli Anelli, ma sono illazioni… Comunque Le Pietre Magiche di Shannara è forse il migliore romanzo dell’intera saga e può essere letto anche a prescindere dal primo, quindi va bene così.
Io generalmente odio le serie TV, ma questa è tratta da un romanzo che mi è piaciuto molto, facente parte di una saga che ho amato (poi ho finito per odiarla, ma questo è un altro discorso, i primi romanzi restano validi) e in più è fantasy, come potevo non vederla?

Moon

Dopo aver recensito nel mio blog praticamente tutti i film recenti di Duncan “Zowie Bowie” Jones (che poi sono solo 2, Source Code e Warcraft l’inizio), non posso esimermi dallo scrivere qualcosa anche del primo lungometraggio, il piccolo capolavoro Moon. In realtà Jones, prima di Moon, aveva già armeggiato dietro la macchina da presa, realizzando il cortometraggio Whistle, ma Moon è stato il primo vero film. E fa un certo effetto vedere come il primo film del figlio del compianto uomo delle stelle David Bowie si svolga proprio nello spazio, sulla luna.
Andiamo alla storia.
Si parte con l’astronauta Sam Bell che è l’unico occupante della base mineraria Sarang, di proprietà della Lunar Industries. Sulla Luna viene estratto elio-3, tramite macchine automatiche, elio-3 che poi viene spedito sulla Terra. Il compito dell’astronauta di turno è quello di supervisionare per tre anni il funzionamento della base e, al termine del contratto, tornare sulla Terra. La ripetitiva vita quotidiana di Sam è supportata dall’intelligenza artificiale Gerty, che gestisce, di fatto, la base stessa. Sam può comunicare con la Terra, ma, a causa di un guasto che si è verificato praticamente al suo arrivo sulla Luna, le comunicazioni non possono avvenire in diretta, ma è possibile solamente uno scambio di messaggi registrati.

Maree di mezzanotte

Eccoci finalmente al romanzo che ci conduce alla “metà” della lunga saga del Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson, Maree di Mezzanotte. Romanzo che, come sempre quando si ha a che fare con Erikson, ci stupisce. Dopo 4 romanzi pubblicati abbiamo due macrolinee narrative che si svolgono su due continenti diversi e se dopo la Casa delle Catene ci aspettiamo di tornare su Genabackis per riprendere le vicende di Anomander Rake, Paran e i restanti Arsori di Ponti sopravvissuti, Kruppe, Gruntle, ecc., lo scrittore canadese ci spiazza con un nuovo continente, una nuova macrolinea narrativa e decine e decine di nuovi personaggi. Per di più Maree di Mezzanotte si svolge prima dei romanzi letti fino ad ora.
Ma andiamo a un breve riassunto della trama. Il continente è quello di Lether che si trova sostanzialente dalla parte opporta del pianeta in cui si svolgono le vicende della saga lette fino ad ora. La maggior parte degli eventi di questo romanzo riguardano l’Impero, umano, di Lether e le tribù dei Tiste Edur, razza molto simile a quella dei Tiste Andii conosciuta nei romanzi precedenti, ma, a differenza di questa, legata all’ombra anziché all’oscurità. L’unico personaggio noto che troviamo in questo romanzo è il Tiste Edur Trull Sengar, che avevamo conosciuto nella Casa delle Catene. In effetti la Casa delle Catene termina con Trull che inizia a raccontare la sua storia al T’lan Imass Onrack e quindi Maree di Mezzanotte potrebbe essere visto come il racconto di Trull, anche se solo una piccola parte del romanzo è dal suo punto di vista.

L’ultimo cacciatore di streghe

Pur essendo, come sempre, una recensione scritta in ritardo rispetto all’uscita al cinema, questa volta ho ridotto i tempi, dato che L’ultimo cacciatore di streghe è un film del 2015. La pellicola è il quarto lungometraggio diretto dal regista Breck Eisner del quale conoscevo solamente l’horror fantascientifico La città verrà distrutta all’alba, remake del 2010 dell’omonimo film del 1973 di George A. Romero. L’ultimo cacciatore di streghe si qualifica come un film fantastico o, addirittura, fantasy urbano e quindi rientra fra i generi che più apprezzo, con un piccolo rischio di fondo: se il fantasy rende bene (a seconda degli autori) nei romanzi, non sempre l’esito è altrettanto positivo al cinema.
Ma veniamo alla storia.
Si parte da un episodio che si svolge in un periodo imprecisato del Medioevo. Un gruppo di cacciatori di streghe di cui fa parte Kaulder (un Vin Diesel con un’insolita lunga barba), dopo aver attraversato a piedi degli impervi picchi innevati, giunge a un gigantesco albero che ospita al suo interno la Regina delle Streghe e i suoi accoliti. L’obiettivo del gruppo è uccidere la Regina che, con le sue arti magiche sta diffondendo la peste fra la popolazione. Le motivazioni della malvagia regina non sono del tutto chiare, comunque, dopo uno scontro in cui molti cacciatori ci lasciano le penne, Kaulder, che impugna una fiammeggiante spada infuocata, riesce a uccidere la Regina, la quale, però lo maledice strappandogli il cuore e condannandolo alla vita eterna.

La Casa delle Catene

Con questo quarto romanzo della saga, la Casa delle Catene, Steven Erikson ci riporta nel continente di Sette Città, riprendendo in mano la macrotrama iniziata nel secondo romanzo. Il lettore che si accinge a leggere questo romanzo conosce ormai molto bene Erikson e sa molto bene che lo scrittore canadese non è facile da affrontare, con il suo insolito stile di scrittura, i tanti, tantissimi personaggi, la trama complessa all’ennesima potenza. Eppure, ancora una volta, Erikson riesce a stupire. Ci aspettiamo che dopo la rivolta di sfondo religioso scoppiata nel continente di Sette Città, con i cittadini Malazan perseguitati e in fuga, la narrazione ci descriva la risposta dell’Impero Malazan. In effetti il romanzo contiene tutto questo, ma l’inizio è tutt’altra cosa.

La Grande Caccia

E così eccoci alla Grande Caccia, secondo volume della lunghissima saga della Ruota del Tempo.
Dopo un inquietante prologo in cui numerosi Amici delle Tenebre, fra cui anche alcune Aes Sedai, incontrano Ba’alzamon che, evidentemente, non è morto nel finale del precedente romanzo, la narrazione riprende esattamente da dove si era fermata con l’Occhio del Mondo. La fortezza di Fal Dara ove sono riuniti praticamente tutti i personaggi principali viene attaccata da un gruppo di Trolloc e Myrddraal e Padan Fain in un bagno di sangue riesce a evadere, rubando nel contempo il pugnale di Shadar Logoth cui è legata a doppio filo la vita di Mat e il baule contenente il Corno di Valere. Seguitrà a questo evento un incontro fra l’Amyrlin Seat, la sovrana delle Aes Sedai e Rand, appositamente istruito da Lan, durante il quale Siuan Sanche, in compagnia di Moraine, rivela al ragazzo dei fiumi gemelli la sua natura di Drago Rinato.

Source Code

Se il post precedente era di un film del 2010, ora siamo al 2011, con questo Source Code, secondo film di Duncan Jones, se si esclude il cortometraggio Whistle (il primo film fu Moon). Sorce Code è un film di fantascienza che tratta l’argomento dei viaggi nel tempo o, per meglio dire, la continua ripetizione di un dato evento, con la creazione di realtà alternative. Perlomeno, questo è quello che potrebbe sembrare a prima vista.
Il film si basa sulla recitazione del poliedrico Jake Gyllenhaal, protagonista assoluto dell’intera pellicola. Parliamo di un attore che ha recitato nel ruolo di protagonista in pellicole anche molto diverse fra loro quali il cult Donnie Darko, il catastrofico The Day After Tomorrow, il provocatorio I segreti di Brokeback Mountain o il fracassone Prince of Persia. Gyllenhaal è affiancato da una Michelle Monaghan in questa pellicola decisamente sopra le righe e una Vera Farmiga un po’ sprecata.
Di cosa parla Source Code?

Black Death – Un viaggio all’inferno

Quello di vedere in ritardo delle pellicole che sono già da tempo uscite al cinema è ormail il mio destino, ma in questo caso credo di aver superato diversi record, dato che Black Death, film famoso per la partecipazione dell’attivissimo Sean Bean (Boromir del Signore degli Anelli ed Eddard Stark del Trono di Spade) è del 2010.
Black Death è un film inglese, girato da Christopher Smith, un regista che prima di questo titolo si è occupato, più che altro, di film d’orrore, anche se molto probabilmente border line. Black Death è un film ambientato nell’Europa medievale, ai tempi di un’epidemia di peste bubbonica (da cui il titolo), probabilmente in Inghileterra, data la produzione, ma potrebbe svolgersi benissimo in Francia o in Germania. Il protagonista, al contrario di quello che potrebbe sembrare, non è Ulric, il personaggio interpretato da Sean Bean, ma Osmund, un novizio frate già pieno di dubbi, la cui avventura vissuta all’interno del film lo trasformerà completamente.
Andiamo alla trama.

lunedì 9 gennaio 2017

Shannara terza parte

Come promesso, ecco la terza parte della mia personale recensione dei romanzi di Shannara. In questo gruppo inserisco idealmente tutti i romanzi che vengono prima del Primo re di Shannara, quindi la trilogia del Demone (Il Demone, Il Cavaliere del Verbo e Il Fuoco degli Angeli), scritta fra il 1997 e il 1999, la trologia La Genesi di Shannara (I figli di Armageddon, Gli Elfi di Cintra e L’esercito dei Demoni), scritta fra il 2006 e il 2009 e Le Leggende di Shannara (L’ultimo cavaliere e Il potere della magia), scritti nel 2010 e nel 2011.
La trilogia del Demone si discosta dai restanti libri di questa terza parte e, a dir la verità, si discosta da tutta la restante produzione di Shannara. Si tratta di 3 romanzi urban fantasy che si svolgono ai giorni nostri e che, apparentemente, non hanno alcun legame con la saga principale. In effetti è anche possibile che Brooks li abbia scritti inizialmente non necessariamente con l’obiettivo di ricollegarli alla saga. I 3 romanzi rientrano sicuramente tra la migliore produzione di Brooks in assoluto. La scrittura è diversa, più adulta e brutale e il nuovo genere urban fantasy riesce molto bene allo scrittore di Sterling.

Falling skies. Arrivati in fondo s’inizia a scavare…

Da amante della fantascienza, mi sono trovato a guardare la serie TV americana, prodotta da Steven Spielberg, Falling skies. Generalmente non amo le serie TV, le trovo opere fatte unicamente per incassare denari, ma, dai, questa è fantascienza, magari è buona.
L’antefatto che ha dato origine alla prima stagione (ne verranno prodotte 5 in tutto, da 10 episodi l’una, 12 la quarta) non è originalissimo, ma comunque valido: degli alieni tecnologicamente avanzatissimi hanno attaccato il pianeta terra e sterminato il 90% della popolazione umana, tentando di schiavizzare il resto. La serie si occupa degli umani sopravvissuti, che devono riorganizzare la propria vita braccati dagli alieni, in un mondo distrutto, senza le comodità nelle quali erano sempre vissuti e continuamente in guerra. Ogni personaggio ha perso qualcuno, la moglie, il marito, i figli, i genitori, ma ugualmente la vita va avanti e la serie ha fin da subito cercato di approfondire i personaggi calati in questo drammatico contesto, totalmente impreparati per affrontarlo e i rapporti che nascono fra di loro.
Detta così, sembra che non sia male. Ecco, anch’io c’ero cascato.

La Signora del Lago

Finalmente il tanto atteso romanzo conclusivo della saga dello strigo Geralt di Rivia, insolita saga composta da 2 raccolte di racconti e 5 romanzi veri e propri.
Cosa dire di questo ultimo romanzo? Se il precedente, La Torre della Rondine, si era rivelato il migliore fra quelli pubblicati, sicuramente questo riesce a superarlo. Ancora una volta Sapkowski gioca con la narrazione, utilizzando e intrecciando continui flashback e inserendo molti punti di vista diversi.
Le tre linee narrative ormai assestate nel romanzo precedente, quella di Ciri, quella della compagnia di Geralt e quella Yennefer convergono finalmente e drammaticamente in quest’ultimo romanzo. Se da un lato continuano le peregrinazioni di Ciri, ora addirittura fra mondi diversi, dall’altro Geralt sembra trovare finalmente la pista giusta e si incammina definitivamente alla ricerca della sua protetta. Resta più debole la linea narrativa di Yennefer, anche perché la maga è bloccata, in quanto prigioniera di Vilgefortz.

Memorie di ghiaccio

Eccoci al terzo capitolo della corposa saga di Stephen Erikson, “Il Libro Malazan dei Caduti”, Memorie di ghiaccio.
Dopo esserci spostati nel nuovo continente di Sette Città, la narrazione abbandona tutti i nuovi personaggi e ritorna a seguire le vicende della prima macrolinea narrativa che si stava svolgendo sul continente di Genabackis. E così rivediamo personaggi del calibro di Anomander Rake, Wiskeyjack e ciò che resta degli Arsori di Ponti, Ganoes Paran, Kruppe e tanti altri. Erikson, però, come suo stile, non perde tempo in cose inutili. Ci aveva lasciato col pirotecnico, ma anche un po’ confuso, finale del primo romanzo, con quello che doveva l’assedio di Darujhistan che sostanzialmente fallisce, il Tiranno Jaghut Raest che ritorna, la nascita di un Azath (qualsiasi cosa sia…), demoni che scorrazzano per la città e scontri finali.
Memorie di Ghiaccio non riparte dalla fine dei Giardini della Luna, ma fa un salto avanti. I soldati Malazan (traditi o no dall’imperatrice? Traditi o no dal potente mago Tayschrenn?) hanno messo in piedi una fragile alleanza con la resistenza di Genabackis, resistenza che già conteneva al suo interno fazioni non proprio in pace fra loro, per affrontare un nemico comune e misterioso, proveniente dai poco conosciuti territori del sud, l’abominevole Dominio di Pannion. Un regno folle, al seguito di una oscura figura, che si espande divorando (letteralmente…) tutto ciò che incontra.

L’Occhio del Mondo

La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito; ma anche il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l’Epoca che lo vide nascere. In un’Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, ‘un’Epoca ancora a venire, un’Epoca da gran tempo trascorsa’, il vento si alzò nelle Montagne di Nebbia. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.”
Mi piace sempre rileggere queste poche righe che racchiudono l’epicità dell’immensa opera di Robert Jordan. Opera immensa e sfortunata. Il primo storico libro, appunto “L’Occhio del Mondo”, fu pubblicato nel 1990. Nel marzo 2006, quando era stato pubblicato da poco l’undicesimo romanzo, “La lama dei sogni”, l’autore si ammalò gravemente, amiloidosi cardiaca fu la diagnosi, una malattia che gli avrebbe lasciato appena quattro anni di vita. Jordan, che voleva vincere la sfida con la malattia e terminare anche la sua più grande opera letteraria, dato che gli mancava un solo libro, non si fece abbattere.

The road

The road è un film di fantascienza (e a tratti horror) con Viggo “Aragorn” Mortensen, prodotto nel 2008 e distribuito al cinema a fine 2009 (in Italia solo nel 2010), tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy (lo stesso autore di “Non è un paese per vecchi”). Mai letti romanzi di McCarthy, ma questi due film li ho visti.
A parte un trailer assurdo (va bene voler vendere, ma qui si rasenta la truffa), che fa pensare a un film d’azione, quando l’azione si riduce alle sole scene inserite nel trailer stesso, si tratta di un film retto per il 90% dalla sola recitazione di due attori, di cui uno è un bambino!

La Dimora Fantasma

Chi legge Erikson deve essere pronto a tutto, perché ha scelto di leggere un autore che sempre e comunque e stupirà. Se terminare i Giardini della Luna (660 pagine nella nuova edizione) può essere sembrata un’impresa, soprattutto per l’insolito stile dell’autore, La Dimora Fantasma (860 pagine nella nuova edizione) non è da meno.
Con il primo romanzo abbiamo iniziato a conoscere una serie piuttosto ampia di personaggi e ci siamo addentrati in una storia complessa, con un assedio a due città del continente di Genabackis. Ma ora Erikson ci mette subito in difficoltà. La Dimora Fantasma si svolge cronologicamente subito dopo al romanzo precedente, ma qui siamo in un altro continente, con una linea narrativa completamente diversa e tantissimi personaggi nuovi. Dei personaggi conosciuti nei Giardini della Luna, solo Kalam, Crokus, Apsalar e il Violinista (Fiddler nella vecchia edizione) ci accompagnano in questa nuova avventura.

Warcraft – L’inizio

Dopo due recensioni negative, ne serve anche una positiva, altrimenti sembra che sia cattivo! E allora andiamo con questo film, che ha raccolto, fra l’altro, anche vere e proprie stroncature.
La trama del film, tratto dal celebre videogioco della Blizzard Entertainment del 1993 è ormai nota. Gli orchi, provenienti dal mondo di Draenor, sono costretti a fuggire in cerca di un altro mondo, a causa della distruzione del proprio. Distruzione causata dalla magia Vil, utilizzata dall’orco stregone Gul’dan che ha riunito tutti gli orchi e creato l’Orda. Il Vil richiede sacrifici e corrompe gli individui e anche gli ambienti. L’orda tenta quindi di conquistare un altro mondo, Azeroth, attraverso un portale magico. Su Azeroth vivono umani, nani ed elfi, ma solo i primi sono protagonisti del film, mentre le altre razze compaiono solo per brevi istanti. Dopo le prime devastazioni compiute dall’Orda, gli umani si organizzano e iniziano a opporre resistenza.

Shannara seconda parte

A parte il mezzo passo falso del prequel (“Il primo re di Shannara”), che comunque a molti è piaciuto, i primi romanzi della saga hanno avuto successo (e, aggiungo io, sono anche più che discreti), quindi si continua. E così Brooks inizia a scrivere ciò che è accaduto dopo al Ciclo degli eredi di Shannara.
In realtà dal 1997 al 1999 ha scritto anche una trilogia di genere fantasy urbano che si svolge ai giorni nostri e che solo più avanti collegherà a Shannara, ma ne parleremo nella terza parte, ossia in quei romanzi dedicati ciò che è avvenuto prima.
Brooks, per scrivere il suo primo romanzo si è, diciamo così, “ispirato” al Signore degli Anelli di Tolkien, trilogia che ha un finale che più finale non si può. Il male viene definitivamente sconfitto e buonanotte a tutti. Nella saga di Shannara non c’è la personificazione del male, l’antagonista supremo, per cui in teoria si può proseguire in eterno (e Brooks si sta già fragando le mani…).

Prometheus. Ovvero cose che succedono a caso

Ridely Scott che torna a dirigire un film di fantascienza? Ottimo! Per di più si tratta di un prequel (più meno) della saga di Alien? Fantastico! Pieno di alieni gigeriani? Stupendo! La sceneggiatura è stata affidata a Damon Lindelof? Ecco come demolire gli entusiasmi.
Ma chi è Damon Lindelof? Uno che riesce a trasformare qualche ottima idea iniziale in una gigantesca voragine logica, inserendo misteri su misteri che alla fine non riesce più a gestire. Si veda la serie TV Lost. Così viene pensato anche Prometheus.
Occhio che da qui in poi è pieno di spoiler. Anche questa volta le premesse sono buone. Si vuole indagare sui grandi misteri dell’universo. Siamo soli? Come è nata la vita sulla Terra? Si parte da un alieno molto simile agli umani (ma pallido e palestrato) che, lasciato su un pianeta Terra vergine, beve un liquido scuro e in pochi secondi si disgrega a livello molecolare, rilasciando il suo DNA.

La Torre della Rondine

Sì, lo so, questo è il quarto libro della pentalogia di Geralt di Rivia e prima ancora ci sono due raccolte di racconti. Però il blog l’ho creato di recente, per cui parto da questo, che ho appena letto. Facciamo così, dirò qualcosa anche sull’intera saga.
Si tratta di un buon romanzo, scritto con l’insolito e brutale stile di Sapkowski. Perché brutale? Perché molti personaggi parlano proprio come parlerebbero se fossero reali e così non mancano parolacce e frasi non proprio eleganti. L’autore si è voluto distinguere anche per questo e ci è riuscito.

Shannara prima parte

Come fare una recensione di questa lunga saga di 27 romanzi che ho amato e odiato allo stesso tempo? E come affrontarne la lettura?
Il mio consiglio è di seguire non l’ordine cronologico degli eventi, ma l’ordine di scrittura dell’autore, Terry Brooks, in modo da coglierne, in positivo (e in negativo) le evoluzioni.
Mi piace poi suddividere la saga in 3 momenti. Il primo, che vado ora a descrivere, è quello che chiamerei il cuore, l’idea principale e fondante. Cosa inserire nel cuore della saga? Sicuramente la prima trilogia, il ciclo di “Shannara”, che comprende “La Spada di Shannara”, “Le Pietre Magiche di Shannara” e “La canzone di Shannara”. Sicuramente anche il ciclo de “Gli eredi di Shannara” che comprende “Gli eredi di Shannara”, “Il druido di Shannara”, “La regina degli elfi di Shannara” e “I talismani di Shannara”. Per concludere inserirei anche il prequel, scritto dopo il ciclo degli eredi, “Il primo re di Shannara”, che è strettamente legato agli avvenimenti del primo libro.

I Giardini della Luna

Da storico lettore di saghe fantasy, finalmente con “Il libro Malazan dei caduti” ho trovato pane per i miei denti. Dopo anni di letture fantasy, molti autori iniziano a sembrare ripetitivi e spesso certi romanzi non riescono a lasciare il segno. Ma non è il caso de “I Giardini della Luna”.
Erikson, con questo primo di dieci volumi della saga inizia a delineare un’ambientazione molto complessa, vasta e curata. S’intravvedono continenti, stati, razze originali (niente elfi, nani e orchi) popoli, usi e costumi.
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